Horner e Wolff hanno chiamato Todt: il motivo è stato davvero incredibile

L’ex presidente della FIA Todt rivela di aver ricevuto due telefonate dai boss di Red Bull e Mercedes. Ecco la loro richiesta.

Sono trascorsi ormai oltre due anni da quella data e quel gran premio, eppure Abu Dhabi 2021 continua ad essere vivo nella mente dei protagonisti. Da allora Red Bull e Mercedes sono ai ferri corti e i rispettivi team principal Horner e Wolff non perdono occasione per punzecchiarsi a vicenda, e cercare la polemica o lo scontro, magari sobbillando pure i piloti. Di recente, ad esempio, il portacolori della Stella George Russell ha accusato gli energetici di “sandbagging”, ovvero di nascondersi e di occultare il loro vero potenziale per evitare possibili provvedimenti da parte della FIA.

L'ex presidente della FIA Jean Todt (ANSA)
L’ex presidente della FIA Jean Todt (ANSA)

D’altronde la Federazione, almeno nelle ultime due annate, con l’obettivo di appianare le forze in campo, livellare le prestazioni ed evitare il ripetersi di una supremazia shiacciante come era successo dal 2014 al 2020 con le Frecce d’Argento, ha corretto man mano le regole, creando difficoltà all’uono o all’altro.

Le accuse di correre con il freno tirato sono state rispedite al mittente da parte dello stesso campione del mondo in carica Max Verstappen il quale, al rivale, ha replicato che non sempre è necessario correre full gas. Considerato che siamo solo in avvio di stagione e che sono stati completati appena tre eventi, c’è da attendersi che da qui a Yas Marina, a fine novembre, si verificheranno altri episodi e motivi di scontro.

Abu Dhabi 2021 non ha mai smesso di far discutere

Ma torniamo al casus belli. Ossia a come si è arrivati ad un simile strappo tra le due scuderie. Tutto ci porta al primo anno post pandemia. La Mercedes dopo aver dominato dall’ingresso in F1 delle power unit ibride si trovò per la prima volta incalzata da un’altra squadra. Il progettista Adrian Newey aveva trovato il modo di insidiare le monoposto svilppate tra Brackley e Brixworth. E i tedeschi di contro, non lo hanno accettato.

In particolare il loro responsabile del muretto. Accuse e dichiarazioni al vetriolo verso l’omologo della compagine austriaca sono state all’ordine del giorno. E non si sono mai sopite. I due hanno affermato platealmente di non sopportarsi e lo hanno mai nascosto. Questa insofferenza reciproca si è fatta sentire più che mai in occasione del round finale del 2021. A quella corsa Hamilton e Verstappen ci arrivarono a pari punti. Il migliore si sarebbe laureato iridato. 

Peccato che la Federazione Internazionale ci mise lo zampino non permettendo alla pista di decretare il più meritevole, ma al contrario mettendoci mano lei stessa. Tutto partì dall’incidente occorso alla Williams di Nicholas Latifi il quale, finito contro le barriere a cinque tornate dalla conclusione, innescò un effetto domino.

L’allora direttore di gara Michael Masi tentennò inviando in ritardo la Safety Car. Poi convinto di non poter far terminare la corsa in versione trenino, a un solo giri dalla bandiera a scacchi ridiede il via non seguendo la procedura che avrebbe dovuto. Max, armato di gomme soft fresche, al restart riuscì a sopravanzare Lewis che venne così beffato. L’epoca della Stella era finita e per molti fu uno scandalo.

Tutt’ora c’è chi non se ne fa una ragione. Alcuni sono convinti che quel giorno Ham sia stato truffato. Privato di un titolo che lo avrebbe fatto diventare il più grande di sempre. Basti pensare che di recente il driver McLaren Lando Norris mostrando un casco del connazionale, si è lasciato scappare un “quando ha vinto il suo ottavo campionato”.

La versione dell’ex presidente FIA Todt

Insomma, in tanti reputano ancora l’esito di quel round come discutibile. Non a caso il successore di Jean Todt ai vertici del collegio federale Mohammed Ben Sulayem dapprima ha rimosso dalla funzione l’australiano e poi lo ha licenziato, facendo infuriare i colleghi che non capivano il motivo di un simile trattamento.

Di certo c’è che a caldo, il manager di Dubai fece subito scattare un’indagine interna per capire come si fosse arrivati ad una gestione del genere di una finale di Mondiale. Per quanto concerne il francese, ancora in carica al momento dei fatti, ha rivelato di essere stato contattato dei dirigenti di etrambe le squadre interessate proprio mentre si stavano svolgendo i fatti. La richiesta era di un’intercessione.

Ma io non potevo fare nulla, perché non era ne mio ruolo. E’ come se il capo della FIFA Infantino intervenisse sulle decisioni aribitrali“, ha affermato all’emittente francese Canal + all’interno del documentario “The Method”.

Tornando con la mente a quella serata piuttosto movimenta e densa di tensione, il 77enne ricorda di essere stato davanti alla tv nelle sua casa di campagna, assieme ad alcuni suoi collaboratori. “Mi telefonarono sia Horner, sia Wolff, ma io replicai che non potevo interferire. Il compito e la responsabilità spettavano ai commissari e al race director“, avrebbe dunque ricevuto delle pressioni ad agire da parte di entrambi i team principal, rifiutando.

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