F1, gerarchie indiscutibili in Red Bull: Marko spegne i sogni di Perez

Il consigliere della Red Bull Racing, Helmut Marko, si è sbilanciato sui compagni di squadra di Verstappen. Le sue parole faranno discutere.

Il Motorsport può essere, a volte, crudele. Helmut Marko ha iniziato a impersonificare l’immagine del consigliere spietato che avrebbe distrutto i sogni e le carriere di tanti piloti. In Red Bull Racing c’è una politica chiara che, negli anni, ha portato sul tetto del mondo solo due piloti. Dopo i fasti griffati Sebastian Vettel, l’era moderna della F1 è dominata da Max Verstappen.

Helmut Marko F1 (Ansa Foto)
Helmut Marko F1 (Ansa Foto)

L’Academy della Red Bull Racing è considerata tra le più toste di tutto il panorama del Motorsport. In un’intervista a Road and Track, Helmut Marko ha confessato di non sentirsi affatto un cattivo. Se il Dottore è diventato un fenomeno nella selezione di giovani piloti qualche motivo ci sarà. Nel corso della sua vita ha celebrato tantissimi trionfi e conosce bene l’ambiente. “Nel motorsport c’è sempre una scusa per non vincere: il motore, le gomme, il telaio e così via. Sfortunatamente, molti piloti sono supportati da genitori che spendono molti soldi, a volte più soldi di quanti ne hanno – ha spiegato Marko – questi genitori sognano che un giorno il loro figlio diventi ‘un famoso pilota da corsa’, È mio dovere dire loro quando dovrebbero andare in una direzione diversa e smetterla di sprecare denaro. Se non riesci a sopportare la pressione, allora correre è l’attività sbagliata per te”.

Red Bull, che bordata di Helmut Marko

Max Verstappen è il punto di riferimento in F1. Marko, come riportato anche da Motorsport-Total.com, ha ricordato: “È stato addestrato da suo padre in un modo molto duro ma di grande successo. Quando aveva meno di dieci anni, per esempio, sono stati in Italia una volta. Quando pioveva, tutti gli altri autisti andavano a prendere un caffè o torta la mensa. Max è rimasto fuori (in kart, ndr), a volte con le dita ghiacciate. Ecco perché è così bravo sotto la pioggia. Può adattarsi immediatamente”.

Il giovane olandese è stato messo sotto torchio, come si suole dire, ma i risultati del duro lavoro sono sotto gli occhi di tutti. Max non è stato il primo e nemmeno l’ultimo sportivo ad aver avuto un padre con le idee molto chiare. L’eduzione è stata rigida, a volte anche oltre i limiti, tuttavia la mentalità del figlio d’arte di Jos è straordinaria. E’ un guerriero e, nel mondo odierno, rappresenta anche una eccezione. Anche per questo motivo la Red Bull Racing ha scommesso sul suo talento molto presto, promuovendolo dalla Toro Rosso.

Al debutto ha subito ripagato la fiducia dei tecnici di Milton Keynes, vincendo il suo primo Gran Premio in F1. Negli anni ha saputo scalzare piloti e compagni di assoluto valore. Anche per questo “non è una bella parte della tua carriera avere Max come compagno di squadra. Max è così speciale”, ha confessato Helmut Marko. Quest’ultimo, nella sua lunga carriera manageriale, ha avuto modo ci conoscere tantissimi giovani piloti. Max è stato affiancato anche da Pierre Gasly e Alexander Albon, nelle scorse stagioni, ma non hanno retto il confronto.

Oltre al manico, il nativo di Hasselt ha una personalità spiccata, anche grazie a suo padre. Appare molto più maturo della sua età anagrafica e potrebbe battere tutti i record della categoria regina del Motorsport. Sergio Perez, nonostante la lunga militanza nel circus, ha fatto fatica a tenere il passo del bicampione del mondo. Nel 2022 ha alzato l’asticella delle sue performance, ma ha racimolato sole due vittorie contro le 15 di Verstappen. Nessuno era mai riuscito nella storia della F1 a raggiungere un simile traguardo, nemmeno Michael Schumacher e Sebastian Vettel. I due tedeschi si fermarono a 13 in una singola stagione. Max lascerà le briciole ai suoi teammate anche negli anni avvenire.

Persino un talento navigato come Daniel Ricciardo preferì lasciare la Red Bull Racing per accasarsi alla Renault. Marko ha rivelato che i compagni di squadra di Verstappen spesso mettono in dubbio il materiale tecnico. A parità di condizioni non riescono a batterlo. A quel punto in molti hanno provato a cambiare approccio, sperimentando altri assetti. Pur sforzandosi di adattare il loro stile di guida alle vetture austriache, il risultato finale è sempre lo stesso. Le seconde guide dovrebbero accettare di avere un fenomeno in squadra, senza fiatare. Ad un certo punto, secondo il consigliere della Red Bull Racing, bisognerebbe rendersi conto che “semplicemente non è possibile” battere Verstappen.

Per un pilota è qualcosa di molto difficile da accettare. Lo abbiamo visto anche negli anni d’oro della Mercedes, nell’era ibrida della F1, tra Bottas e Hamilton e, in Ferrari, tra Barrichello e Schumacher. L’indole del driver, su un’auto competitiva, è sempre provare a vincere. I risultati, però, sul lungo periodo mettono in risalto le differenze. Helmut Marko ha ammesso che, in modo onesto, ha sempre cercato di far comprendere la dinamica ai teammate dell’olandese. “È mio compito che tu lo capisca. È crudele? Non credo”, ha annunciato l’austriaco, ripensando ai dialoghi avuti con i compagni di Verstappen.

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