F1, Andretti fa a pezzi la Ferrari: è lui il vero colpevole a Maranello?

Il campione del mondo 1978, Mario Andretti, ha marcato con ostinazione l’esigenza di una svolta in casa Ferrari. Troppe bischerate ed errori ridicoli hanno condizionato il cammino.

La Ferrari ha deciso di voltare pagina, chiudendo le porte a Mattia Binotto. Quest’ultimo è stato messo nelle condizioni migliori per poter dimostrare il suo valore anche nel ruolo di team principal, ma le ha sprecate tutte. Nonostante una dirigenza assente, l’ingegnere di Losanna ha voluto fortemente il ruolo che era stato di Arrivabene per riportare la Rossa sul tetto del mondo.

Andretti e logo Ferrari (ANSA)
Andretti e logo Ferrari (ANSA)

Il tecnico svizzero ha ereditato una squadra collaudata che, nel 2017 e nel 2018, aveva conteso alla Mercedes la leadership nel campionato. Sebastian Vettel non è riuscito a seguire le orme di Schumacher, ma ci è andato molto più vicino di quanto hanno fatto gli attuali driver della Ferrari. Binotto ha spinto per la sostituzione del quattro volte iridato tedesco, preferendogli un pilota inesperto ai massimi livello come Sainz. Nel 2019, al primo anno di Binotto TP, i rapporti si erano già fatti tesi, anche a causa di una gestione fallimentare. Vettel e Leclerc arrivarono allo scontro che costò la terza piazza al giovane monegasco.

I ferraristi sono stati lasciati liberi di lottare anche nel 2022 con risultati al di sotto delle aspettative. Sarebbe dovuto risultare scontato, dopo il +46 di Leclerc su Verstappen, un appoggio totale al #16. Charles aveva dimostrato di avere un grande feeling al volante della F1-75, al contrario di Sainz. Quest’ultimo, dopo una prima annata convincente a Maranello, non ha conservato la medesima costanza nell’anno che sarebbe dovuto essere della sterzata decisiva. Due anni e mezzo di mancate vittorie avevano pesato in modo impressionante sulle spalle del team con il miglior palmares della storia della F1. Un digiuno nato, principalmente, da una presunta illeceità motoristica che aveva condotto la Ferrari in un baratro che prese il nome di “accordo segreto della FIA”.

L’immagine della Scuderia fu sporcata e le conseguenze furono devastanti. La SF1000, nel 2020, fu una delle peggiori monoposto della storia del Cavallino. Il team arrivò alle spalle di Mercedes, Red Bull Racing, McLaren, Racing Point e Renault. Dopo il sesto posto nei costruttori si separarono le strade tra Vettel e la Rossa, ma nemmeno nell’anno successivo la Scuderia risalì la china. In Bahrain, nel 2022, la Ferrari è tornata a fare doppietta e vincere un GP, ma le aspettative erano di lottare per la conquista del titolo. La Ferrari ha messo in pista una wing car di alto livello, in grado di vincere le gare, ma gli errori strategici, le avarie tecniche e qualche sbavatura dei piloti è risultata decisiva.

Ferrari, la bordata di Andretti

La Scuderia è stata annichilita dalla Red Bull Racing. Dopo aver risolto i problemi tecnici iniziali Verstappen ha preso il largo e ha conquistato il titolo già a Suzuka. L’olandese ha vinto 15 gare su 22, oltre a 2 Sprint Race. Leclerc, invece, dopo i trionfi in Bahrain e Australia, si è dovuto accontentare di un solo altro acuto in Austria. Sainz, invece, ha celebrato la sua prima P1 in carriera in Inghilterra.

La Ferrari dispone di due piloti che sono entrambi in grado di vincere, e questo è qualcosa di stupendo – ha annunciato Andretti, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, parlando di Leclerc e Sainz – e fino a un certo punto della stagione è giusto che li lasci entrambi liberi di correre. Quando diventasse chiaro chi è in lizza per il titolo, allora l’altro può correre al suo servizio. Ma all’inizio devono essere assolutamente liberi“.

E’ risultato palese, ad un certo punto, che Sainz si sarebbe dovuto mettere a servizio di Leclerc, ma le cose sono andate diversamente. Mattia Binotto ha ammesso che il monegasco avrebbe potuto vincere molte più gare. La confusione gerarchica è solo uno dei motivi che hanno spinto i vertici a far fuori l’ingegnere. I problemi di comunicazione erano spesso accompagnati da concetti incoerenti e i continui passi indietro sono stati fatali. Chi conserva il suo ruolo a Maranello, per ora, è il capo delle strategie Inaki Rueda.

Qualcosa sulle strategie va cambiato, e questo è certo. Perché se la tua macchina è competitiva, prendere decisioni diverse dagli altri non ti serve. Quest’anno è capitato che si montassero le medie quando tutti gli altri avevano le soft. Penso a quanto accaduto a Interlagos con Leclerc. Non so chi abbia preso quella decisione, ma bisogna cambiare il sistema. E ascoltare di più i piloti, che devono partecipare a decisioni di questo tipo“, ha ricordato il campione del mondo italo-americano.

Ferrari, nessuno vuole farle da team principal? Retroscena preoccupante. Date una occhiata anche ad un altro problema della Scuderia. Per ora i vertici della Rossa si sono presi del tempo per trovare un sostituto di Binotto, ma circa il tecnico spagnolo tutto tace. Dall’esterno appare veramente un controsenso. Gli errori strategici non possono essere più giustificati e se la Rossa vorrà lottare per il Mondiale qualcosa dovrà essere cambiato.

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