Ferrari, nessuno vuole farle da team principal? Retroscena preoccupante

La Ferrari sta disperatamente cercando un sostituto di Mattia Binotto, ed al mondiale mancano solo tre mesi. La situazione è tesa.

In passato, lavorare per la Ferrari rappresentava il sogno di tutti, anche per chi era già immerso nel mondo della F1. Ad oggi, tutto ciò sembra essere cambiato, dal momento che per fare da team principal non c’è affatto la fila fuori dalla Gestione Sportiva di Maranello. La cacciata di Mattia Binotto sarebbe dovuta avvenire soltanto in presenza di un sostituto già sicuro ed affidabile nel proprio ruolo, invece ora si brancola nel buio.

Ferrari F1-75 (LaPresse)
Ferrari F1-75 con Charles Leclerc al volante durante il GP del Brasile (LaPresse)

Nel momento della fuoriuscita delle prime indiscrezioni, successive al Gran Premio del Brasile, sembrava sicuro che al posto dell’ingegnere di Losanna sarebbe arrivato Frederic Vasseur, il quale avrebbe dovuto prendere il ruolo del team principal a partire dal prossimo primo gennaio 2023.

Nei giorni seguenti, le quotazioni del francese hanno iniziato a calare, con Binotto che è tornato al muretto in quel di Abu Dhabi continuando ad affermare che le voci emerse sul suo conto erano solo speculazioni, e che tutto il lavoro era concentrato sulla monoposto e sull’organizzazione per il prossimo anno.

Considerando che l’annuncio è arrivato soltanto otto giorni dopo, era logico che ormai tutto era già stato deciso, e proprio per questo motivo non si riesce a capire l’atteggiamento avuto dalla Ferrari. Per quale motivo sono state fatte tutte queste smentite ufficiali per poi dover ammettere che il rapporto con Binotto era giunto al capolinea?

Dal punto di vista comunicativo, ancora una volta, la Scuderia modenese e tutta l’azienda hanno gestito malissimo una situazione delicata, facendosi sfuggire tutto con la stampa con largo anticipo rispetto ai tempi prefissati per l’annuncio. Dopo l’addio di Binotto, sorge il grande problema legato al suo sostituto, ed a tre mesi dall’inizio del prossimo mondiali non vi è alcuna certezza a riguardo.

Come detto, Vasseur non sembra essere più il favorito, ma al momento pare comunque il nome più credibile considerando le alternative. Tra di loro, infatti, ci sono nomi come quelli di Monisha Kaltenborn e Jonathan Giacobazzi, che hanno fatto drizzare subito i capelli ai tifosi.

Non piace neanche la pista di Paul Hembery, ex gran capo di Pirelli Motorsport prima dell’arrivo di Mario Isola. Antonello Coletta potrebbe essere un gran colpo, ma preferisce restare a capo del progetto Le Mans Hypercar, con la 499P che è stata presentata da poco e che promette di regalare grandi gioie ai tifosi. In tutto ciò, ci sono stati anche pesanti rifiuti come quelli di Christian Horner ed Andreas Seidl, i quali hanno fatto sorgere un dubbio: Maranello è ancora il sogno di tutti? Nelle prossime righe, cercheremo di rispondere a questa difficile domanda.

Ferrari, tutti ne parlano e nessuno se la prende

La Ferrari di una volta rappresentava un sogno, un’opportunità di un prestigio irrinunciabile in caso di chiamata per motivi lavorativi, ma oggi le cose sono cambiate. Il motivo principale è legato al discorso economico. Personaggi di spicco come Toto Wolff e Christian Horner sono pagati con cifre altissime, mentre si stima che Mattia Binotto, per svolgere la funzione di team principal, guadagnasse circa un milione di euro l’anno.

Stiamo parlando di uno stipendio comunque elevato, ma che non è paragonabile a quello dei top manager di Red Bull e Mercedes. Anche sul fronte degli ingegneri, a Maranello ci sono sempre meno stranieri, che preferiscono lavorare in Inghilterra e guadagnare di più, potendo restare accanto alle loro famiglie.

Lo stesso discorso può essere fatto con i piloti, che ormai vengono sottoposti a contratti non troppo lunghi (tranne che nel caso di Charles Leclerc, ma su di lui il Cavallino ha investito sin da quando era un bambino). Anche il fatto di aver puntato su due piloti che, seppur velocissimi, non hanno mai lottato per un titolo mondiale la dice lunga su questo aspetto.

In passato, Sebastian Vettel e Fernando Alonso prendevano oltre 40 milioni di euro l’anno essendo campioni già affermati, mentre con Leclerc e Carlos Sainz si è attuato un notevole risparmio, almeno finché non riusciranno a mettere le mani su un titolo. La Ferrari, tanto per fare una sintesi, non è più un qualcosa di sacro come era in passato, ed il solo prestigio del marchio e tutto ciò che comporta lavorare a Maranello non basta più.

Un ulteriore fattore in grado di fare la differenza è la grande pressione a cui si è sottoposti. Facendo l’esempio di Horner, parliamo di una persona che è sempre stato l’unico team principal della Red Bull, sin dal lontano 2005. Dopo il ciclo vincente di Sebastian Vettel, il team di Milton Keynes ha vissuto un periodo di ben otto lunghi anni prima di tornare a vincere, ma il suo nome non è mai stato in discussione.

A Maranello, invece, non si hanno più di 3-4 anni per lavorare, e se non arrivano risultati si passa al licenziamento. Così era stato per Maurizio Arrivabene alla fine del 2018, ed ora è toccato anche a Binotto. Un discorso analogo è valido per gli ingegneri, ed in questo caso, la lista dei nobili licenziati è stata lunghissima negli ultimi 15 anni.

Partendo da Aldo Costa e Chris Dyer, si è poi arrivati all’addio a James Allison nel 2016 ed a quello di Simone Resta nel 2018, pare anche per divergenze con Binotto, all’epoca ancora direttore tecnico. In sostanza, la situazione è molto delicata, ed ormai è palese che nel ruolo di team principal arriverà soltanto un nome di secondo piano, scordandoci l’arrivo del grande manager che possa ribaltare il tutto in poco tempo.

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