Allarme per i top brand europei: otto fabbriche scompariranno

La crisi della filiera elettrica porterà alla chiusura di otto fabbriche europee. L’automotive non è mai stato così in crisi nel Vecchio Continente.

La crisi dell’automotive in Europa continua e sembra non raggiungere mai la conclusione. Il problema principale è legato al fatto che mancano proprio i requisiti base per invertire la rotta. Gli adulti che hanno acquistato le auto termiche pochi anni fa non sono disposti a cambiare le proprie abitudini per una nuova tecnologia elettrica cara e che complica la vita. I giovani non hanno proprio le possibilità economiche per concepire l’acquisto di un’auto moderna, senza indebitarsi.

Chiusura fabbriche Europa
Prevista una crisi enorme in Europa – Tuttomotoriweb.it

In questo scenario gli storici costruttori non sanno cosa fare. La Commissione non ha ancora preso una decisione sul ban dei motori termici nel 2035 e chi ha investito nel settore delle EV ha avuto seri problemi nei numeri di vendita. I fatturati sono diventati rossi in un baleno con una produzione che non pare interessare a nessuno, se non a una nicchia di facoltosi progressisti green.

Volkswagen e Stellantis, proprio per inseguire questo ideale green, si sono trovate in difficoltà estreme, non riuscendo a gestire al meglio la transizione. Solo i colossi cinesi e Tesla sembrano aver trovare vantaggio da questa rivoluzione. L’Italia è rimasta molto indietro senza una infrastruttura di colonnine di ricarica di alto profilo.

Prevista una crisi enorme in Europa

Diversi brand hanno posticipato l’idea di listini full electric. AlixPartners nel Global Automotive Outlook 2025 ha stimato che per il 2030 chiuderanno otto fabbriche auto nel Vecchio Continente. Ci sarà un livello di disoccupazione nel settore dell’automotive mai toccato prima con gravissime complicazioni sociali.

L’ascesa di BYD non si arresta
Nuova strategia per BYD (Ansa) Tuttomotoriweb.it

I colossi cinesi BYD, Geely e MG (SAIC) allargheranno la loro fetta di mercato, insieme a NIO, Li Auto, Xpeng, Great Wall, Changan, Dongfeng. In Europa gli stabilimenti degli storici costruttori lavorano al 55% della loro capacità media. Non essendo profittevoli nel mercato 2.0, con le multe di 16 miliardi UE per chi inquina troppo, la soluzione arriverà dai tagli. I problemi non complicheranno i piani solo di marchi del Gruppo Stellantis e di quelli dell’universo Volkswagen, ma anche BMW, Mercedes, Ford, Renault e General Motors andranno incontro a serissimi problemi. I brand cinesi guadagneranno tra uno e due milioni di veicoli di quota ai danni dei costruttori europei.

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