Chi fa le gomme Pirelli? Le mescole italiane dominano anche in F1

Le gomme Pirelli sono diventate, nell’era ibrida della F1, fornitore unico, scatenando alcune polemiche ma garantendo anche un prodotto determinante per le nuove wing car.

Il produttore di gomme meneghino ha acquisito lo scettro nella categoria regina del Motorsport e lo deterrà sino al 2027. L’accordo è stato confermato, dopo un braccio di ferro con Bridgestone. Quest’ultima aveva tutta l’intenzione di tornare a far parlare di sé in F1 come in passato. Un tempo Michelin e Bridgestone di davano battaglia, mentre ora c’è il monomarca italiano.

Chi fa le gomme Pirelli?
Mescole Pirelli F1 (Adobe) tuttomotoriweb.it

Una posizione di forza che la Pirelli si è meritata con uno sviluppo costante dei nuovi pneumatici. Nel 2022 con il lancio delle auto ad affetto suolo si è passati alle gomme da 18 pollici. L’ultimo contratto siglato dalla Pirelli copre anche la fornitura di F2 e F3, sostanziando una importante opzione da parte della FIA e della F1 per una quarta stagione nel 2028.

Nel 2026 la categoria regina del Motorsport cambierà ancora con il lancio di nuove vetture, leggermente più piccole, ma sempre improntate sull’effetto suolo. Le Power Unit, invece, avranno una maggiore parte elettrica, andando a bilanciare quella termica. Le gomme, come sempre, saranno importantissime per migliorare le performance. In molti contestano che siano diventate troppo determinanti nel bilancio di una corsa, ma almeno corrono tutti a parità di mescole.

Quando c’erano due marchi in competizione in F1, c’erano tantissime polemiche. Bridgestone ha fatto un’offerta finanziaria importante per tornare protagonista, ma alla fine il CEO della F1 Stefano Domenicali e Liberty Media hanno scelto di continuare con Pirelli. C’è una chiara soddisfazione nel prodotto che propone la casa milanese. E’ arrivata anche l’approvazione del World Motor Sports Council.

La produzione della Pirelli

Gli obiettivi che si è posta l’azienda italiana sono legati anche alla sostenibilità. Ridurre l’impatto ambientale sarà fondamentale anche in F1. Il target Net Zero 2030 non è più così lontano. Occorre fare dei passi da giganti per continuare a rendere il circus un ambiente più green possibile. Dalla prossima stagione tutti gli pneumatici Pirelli F1 saranno certificati dal Forest Stewardship Council.

La produzione della Pirelli
Sainz e Norris, gommino Pirelli (Ansa) tuttomotoriweb.it

Circa il prodotto stradale la concorrenza per la Pirelli è spietata. Bridgestone, Michelin, Hankook sono dei temibilissimi competitor. La Pirelli è tra i produttori più affidabili sul panorama mondiale. A livello pubblicitario il ritorno d’immagine avuto dalla fornitura della F1 ha fatto la differenza. La percezione dell’azienda è cambiata, rendendo bene l’immagine di forza di una delle migliori realtà industriali italiane.

Pirelli può fare affidamento anche sulla CEAT: azienda fondata a Torino nel 1924, in seguita trasferita in India e poi è acquisita dal brand meneghino nel 1970. Il fondatore della società è stato Virginio Bruni Tedeschi, nonno della celebre Carla Bruni, ex lady Nicolas Sarkozy. Tra sottoproduzioni e produzione principale la Pirelli è tra i gommisti con i fatturati più elevati.

Pirelli ha concluso un 2022 da record: i ricavi sono cresciuti del 24,1% a 6.615,7 milioni, superiori all’obiettivo di 6,5 miliardi di euro e l’utile netto è in crescita del 35,5% a 435,9 milioni di euro (321,6 milioni di euro nel 2021). Numeri che sono continuati a crescere nel 2023.

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