Esplosione di un prototipo in tangenziale: cosa è successo davvero all’auto

Fulvio Filace è, tristemente, scomparso all’età di 25 anni. Era rimasto in fin di vita dopo l’esplosione di una particolare vettura sperimentale.

Fulvio Filace non ce l’ha fatta. Lo studente universitario era alla guida di una prototipo diesel-elettrico, quando all’improvviso la vettura è esplosa in tangenziale. L’auto in questione è una Volkswagen Polo, modificata appositamente per una ricerca finita nel peggiore dei modi. Il giovane era al volante dell’auto tedesca modificata quando è esplosa, lo scorso 23 giugno, sulla tangenziale di Napoli.

Esplosione in tangenziale Volkswagen Polo
Volkswagen Polo (Ansa) tuttomotoriweb.it

A bordo della vettura c’era anche la ricercatrice del Cnr, Maria Vittoria Prati, rimasta ustionata come il ragazzo e deceduta tre giorni dopo all’ospedale Cardarelli di Napoli. Quando è arrivata sotto i ferri le sue condizioni erano già disperate. Dopo due interventi chirurgici sembrava essersi stabilizzata ma sono subentrate delle complicazioni respiratorie che sono risultate fatali.

Il progetto sperimentale, secondo quanto riportato da Il Mattino, era stato elaborato nell’ambito di un progetto chiamato Life-Save (Solar aided vehicle electrification) finanziato dall’Unione Europea. Piuttosto beffardo il nome, dato il risultato finale della sperimentazione. Dopo la morte di entrambi i passeggeri a bordo della Volkswagen Polo sono iniziate le indagini degli inquirenti. Vediamoci chiaro perché sul piano tecnico la vettura con motore diesel, in combinazione con delle batterie, si è trasformata in una bomba.

I motivi dell’esplosione della Polo

Il progetto doveva rappresentare una svolta nella sperimentazione di un kit di conversione per l’ibridizzazione di auto vecchie. La Polo guidata dallo studente campano disponeva di un’elettrificazione retrofit con batterie alimentate da pannelli solari. Nel progetto partecipavano diverse aziende, tra cui Mecaprom, Solbian, Landi Renzo ed eProInn Srl. Quest’ultima è una società che ha preso forma nel 2014 a Salerno.

I motivi dell’esplosione della Polo
Volkswagen Polo (Ansa) tuttomotoriweb.it

La vettura doveva funzionare con il sistema ibrido sopracitato, per mezzo dell’energia solare. La Polo era stata equipaggiata di un pannello solare. Non erano ancora stati indicati i meccanismi di funzionamento del sistema, ma il kit combinato consisteva in due motori elettrici posti sui mozzi delle ruote posteriori. A scatenare l’esplosione improvvisa, quasi certamente, sarà stato un problema avvenuto con alcune bombole presenti nell’abitacolo.

Gli inquirenti hanno trovato delle bombole che, scartata l’ipotesi dell’ossigeno, avranno avuto un contenuto infiammabile. Non a caso è stato riportato che il ragazzo alla guida, poco prima dello scoppio, aveva registrato un “forte odore alcolico” all’interno dell’abitacolo della Polo. Il contenuto delle bombole dovrà essere accertato con esattezza, ma a causare la deflagrazione fatale sarà stata una scintilla, mentre è stata accantonata la teoria di una collisione. La vettura non ha sbattuto contro altre vetture o contro i guardrail della tangenziale.

Il ragazzo, di San Giorgio a Cremano (Napoli), dopo gli interventi chirurgici per rimuovere i tessuti danneggiati, a cui avrebbero dovuto seguire delle operazioni di trapianto cutaneo, ha avuto una seria compromissione delle vie respiratorie. La Procura di Napoli aveva aperto un’inchiesta per omicidio, lesioni e incendio colposo. Lo studente ora è deceduto e le cause del progetto, svolto presso il tirocinio curriculare per i crediti della laurea magistrale presso il Cnr, dovranno essere chiariti definitivamente dagli inquirenti.

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