F1, Il GP di Monza di nuovo a rischio: cosa manca all’autodromo

Il presidente ACI Sticchi Damiani lancia l’ennesimo allarme sul futuro del circuito di Monza. Dal 2025 potrebbe saltare la gara più attesa.

Non c’è pace per il tracciato di Monza. Ogni volta che viene fatto un passo avanti, ne seguono due indietro. E adesso il 2025 potrebbe rappresentare il canto del cigno per la struttura intrinsecamente legata alla F1. A paventare il drammatico scenario è stato il presidente dell’Automobile Club Italia Angelo Sticchi Damiani nel contesto della presentazione dei programmi 2023 dell’autodromo.

Se non verranno effettuati i numerosi lavori di ristrutturazione richiesti entro il 2024, come la riasfaltatura, il rifacimento delle tribune e dei sottopassi, piuttosto che la copertura del paddock club, l’iconico circuito brianzolo dovrà dire addio alla massima serie automobilistica.

La Ferrari di Leclerc in azione alla curva Parabolica di Monza
La Ferrari di Leclerc in azione alla curva Parabolica di Monza (La Presse Foto)

Vivere di ricordi e gloria non basta. E sopravvivere in un ambiente sovraccarico di offerte, e in cui brulicano Paesi pronti a sborsare cifre folli pure di far parte del calendario, è diventato decisamente complicato, oltre che non scontato. Lo ha ribadito in diverse occasioni, quasi fosse un monito a coloro che sentono di avere le spalle coperte, il CEO del Circus Stefano Domenicali.

Con queste premesse si può solo immaginare, quanto teso sarà il tavolo di confronto con Liberty Media per restare oltre il 2025. D’altronde sarebbe disonesto non ammettere che l’evento italiano si sia spesso coperto di ridicolo. Basti solo tornare alla passata edizione, quando parte dell’area interessata venne posta sotto sequestro perché non erano stati chiesti i dovuti permessi per allestire la Fan Zone. Una figuraccia planetaria, che certo non ha fatto bene ad una reputazione già compromessa.

Monza fuori dalla F1, il rischio adesso è concreto

Il messaggio lanciato dal numero uno dell’ACI è dunque stato chiaro. Chi gestisce la pista dovrà rimboccarsi le maniche per mettere tutti i pezzi del puzzle al loro posto. Ma dovrà intervenire anche la politica, in quanto finora sarebbero stati investiti 44 milioni di euro e le casse sarebbero già in crisi. Per quanto concerne gli interventi, siamo ancora in fase di approvazione.

Contiamo che avvenga rapidamente, così da procedere subito con la gara d’appalto“, ha affermato con tono per nulla tranquillo. “I tempi definitivi saranno certi quando ci sarà la consegna alle imprese. A quel punto capiremo se sarà possibile terminarli prima del gran premio o subito dopo. Per noi è comunque importante confermare ai vertici della top class che stiamo procedendo con serietà”.

In soldoni si sta tentando un’opera di convincimento sul fatto che non ci si troverà di fronte ad un nuovo progetto campato in aria. I problemi da affrontare però sono molti. Ad esempio per quanto concerne gli spalti, ognuno di essi dovrebbe essere reso indipendente, con una sua serie di servizi, da quelli igienici, alla ristorazione, per placare il malcontento emerso nel 2022. Ovviamente un programma del genere allunga i tempi e complica le procedure. Quindi non è detto che possa andare in porto.

Cosa continua a non funzionare

Per evitare di spendere soldi senza senso, reclamando interventi statali, ingiusti in questo momento storico, di debolezza, dello Stivale, sarebbe forse opportuno cominciare ad agire con spirito sinergico e unitario, adottando un approccio volto alla semplicità. Chi conosce bene l’autodromo, sa quante problematiche nasconda. Ma soprattutto sa che ogni settembre è sempre un po’ peggio di quello precedente.

Le falle sono molteplici. Ad esempio, nel periodo pandemico, quando erano sconsigliati raduni e raggruppamenti di persone, durante il weekend della F1, il circuito ha pensato bene di introdurre il sistema dei “token”. Soldi in cambio di gettoni per fare “rifornimento”. Il risultato è stato che chi non se l’è sentita di fare ore di coda a destra e sinistra (cibo e bevande erano separate) è rimasto a secco. Questo per dire che al di là dell’aspetto strutturale dell’impianto, tutta la gestione necessita di una revisione.

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