Wolff, il suo racconto è drammatico: la tragedia dietro i suoi successi

Al vertice della Mercedes, Wolff ha vinto come nessun altro. Ma cosa lo ha portato ad assumere un ruolo di comando e gestionale?

Tutti abbiamo bisogno di un input nella vita. Una molla in grado di metterci in moto. Di farci trovare la nostra strada. C’è chi la trova in un a persona. Chi un evento positivo. Chi in uno shock. Abituati a considerare i personaggi che popolano la F1, star fortunate stracolme di denaro, utile per comprare qualunque voglia o accontentare ogni capriccio, ci dimentichiamo che dietro ci sono delle persone. Uguali a noi.

Considerato uno dei dirigenti di più grande successo del Circus, Toto Wolff, per la prima volta ha voluto aprirsi e raccontare cosa lo ha spinto fino al muretto della Mercedes.

 Toto Wolff (Ansa Foto)
Il responsabile del muretto Mercedes Toto Wolff (Ansa Foto)

Nato pilota, comincia a muovere i primi passi nel motorsport nel 1992 in Formula Ford. Vincitore di categoria della 24 Ore del Nurburgring nel 1994 e sesto classificato nel FIA NGT nel 2002, dove riuscì anche a portarsi a casa una gara, ben presto sentirà il richiamo del ruolo di timoniere.

Dopo aver fondato le società di investimento Marchfifteen e  Marchsixteen, perlopiù focalizzate su tecnologia e informatica. Dal 2003 si sposterà sulle grandi aziende. Si unirà alla HWA acquisendone il 49% e portandola nel 2007 a quotarsi in borsa. Un passo importante, quello, verso la sua professione finale, dato che la società si occupava di gestire il programma DTM per la Stella e forniva i motori per la Formula 3.

Le sue incursioni nelle quattro ruote toccheranno pure i rally nel Campionato Produzione che ora non esiste più, così come in quello dedicato alle S2000.

In partnership con Mika Hakkinen approderà nella top class. Nel 2010 di assicurerà un pezzetto della Williams, per poi lasciare nel 2013 e trasferirsi al box di Stoccarda. Tutto il resto è storia, gloriosa, dei giorni nostri. Con otto titoli mondiali costruttori conquistati dal 2014, e sette tra i corridori, con due driver differenti.

Come è “nato” Wolff il manager

Tornando indietro nel tempo, il viennese, che ha anche una sorella, è vissuto con la sola madre, dottoressa, a seguito di una tragedia. La morte del padre a causa di un tumore al cervello.

Avevo 15 anni e quello fu un momento chiave. E’ stato malato terminale per un decennio. Quindi praticamente per l’intera mia infanzia. Le difficoltà economiche successive hanno avuto un grande impatto su di me“, la confessione a Speedweek.

Gli studi in una scuola privata francese nella capitale austriaca, compiuto grazie all’intervento finanziario del nonno, si riveleranno preziosi. “In quel frangente ebbi l’opportunità di apprendere la lingua e questo mi ha aiutato nella carriera. Il guaio era che lì erano tutti ricchi, mentre io no“, ha aggiunto nel suo bel racconto. “Alla fine mia mamma doveva lavorare sodo solo per riuscire a pagare la retta. Non posso definirla un ottimo genitore. Ma ha comunque fatto funzionare le cose“.

Un giorno, il piccolo Toto fu pure cacciato dalla classe perché non aveva pagato le tasse scolastiche. “Come potevo tornare a casa e spiegare che mi avevano mandato via dopo pranzo? Fu un’esperienza umiliante“, le sue parole.

Ecco perché per il suo futuro l’ora 51enne ha voluto alzare l’asticella. “Volevo costruirmi un’esistenza migliore. E ho fatto tutto il necessario per avere successo“, ha chiosato spiegando i motivi personali che lo hanno trasformato in quello che è oggi.

Impostazioni privacy