La squadra campione al mondo in F1 potrebbe ricevere una doccia fredda in futuro. La posizione di forza della Red Bull Racing potrebbe essere destinata a durare meno del previsto.
Sembrava che tutto andasse nella giusta direzione per la Red Bull Racing. Il 2022 è stato un anno record per la casa austriaca, dopo la gioia del titolo di Max Verstappen nel 2021. L’olandese, a bordo di una wing car dei sogni, ha collezionato ben 15 vittorie, asfaltando i principali competitor. Solo nelle primissime fasi del campionato la RB18 ha sofferto di problemi tecnici che sono stati, prontamente, risolti. Max, da Imola in avanti, ha messo in mostra un ritmo insostenibile per Ferrari e Mercedes.
La Rossa è passata dall’ambizione di contendere la corona al team con sede a Milton Keynes a doversi difendere dagli attacchi della Mercedes. La Red Bull Racing ha chiuso i giochi con netto anticipo, vincendo il titolo costruttori ad Austin ed omaggiando anche il fondatore della bibita energetica. La scomparsa di Dietrich Mateschitz è stata una pagina triste di una annata vissuta, quasi sempre, al top. La società austriaca è in buone mani. Sul piano finanziario il gruppo è solido e l’imprenditore, scomparso lo scorso 22 ottobre 2022, aveva programmato, nei minimi dettagli, il passaggio di consegne a uomini fidati e di alto spessore.
Il Budget cap gate non ha aiutato l’immagine, sempre trasparente, del team ma gli effetti delle sanzioni della FIA saranno misurabili solo nella prossima stagione. Da quel punto di vista Max Verstappen ha predicato calma, anche se non sarà un vantaggio avere un handicap in galleria del vento. Il rapporto tra i piloti della Red Bull Racing, al di là delle ultime scaramucce, è solido e costruttivo. La squadra è costruita intorno alla figura del figlio d’arte di Jos e Perez si è dimostrato un ottimo secondo pilota, vincendo a Monaco e Singapore nel 2022. Horner è l’immagine di sapienza e stabilità della RB che ha sempre creduto nelle capacità del suo manager. Adrian Newey non ha bisogno di presentazioni, essendo il progettista con il maggior numero di titoli nella storia della F1.
Il gruppo di meccanici e di strateghi, fieramente rappresentati dalla Principal Strategy Engineer Hannah Schmitz, non sbagliano un colpo. Tattiche perfette e pit stop fulminei hanno garantito a Max e Sergio una posizione di forza evidente. In Ferrari si sono commessi, nel 2022, i soliti cronici errori delle precedenti annate, seppur la F1-75 si era dimostrata all’altezza del cambio regolamentare. La svolta, in negativo, è avvenuta in casa Mercedes. La W13 è stata un totale fallimento, almeno per due terzi della stagione. Solo nel finale Hamilton e Russell sono tornati a lottare per posizioni nobili, conquistando la prima vittoria al penultima round del campionato.
F1, l’incubo della Red Bull Racing
In casa Red Bull Racing vi sono tutti gli elementi per aprire un ciclo di vittorie, pari almeno a quello di Sebastian Vettel. Max Verstappen ha raggiunto un livello di maturazione totale, riuscendo ad amministrare al meglio anche i rari momenti di difficoltà. L’esperienza del Checo rappresenta un valore aggiunto, dopo i tentativi con i prodotti acerbi dell’Academy, Gasly e Albon. Vi potrebbe essere solo un problema enorme in futuro ed è legato ai motori. In passato, nell’era ibrida della Formula 1 dominata da Mercedes, la Red Bull Racing si è ritrovata in difficoltà a causa della Power Unit francesi. I piloti erano stati, spesso, lasciati a piedi. Tra Renault e RB volarono gli stracci, finché il team austriaco non decise di legarsi alla Honda.
L’azienda con sede a Tokyo aveva fatto una enorme fatica in collaborazione con la McLaren, ma grazie al lavoro congiunto con i tecnici di Milton Keynes hanno raggiunto dei risultati top. Dopo i primi successi, Verstappen ha avuto in dote un’auto strepitosa con la quale si è laureato, per la prima volta, campione del mondo. Dopo essere tornati ai vertici ed aver ottenuto il congelamento delle Power Unit, la RB ha iniziato ad organizzare a Milton Keynes una divisione interna dedicata alla realizzazione di motori. L’apporto dei tecnici giapponesi, a seguito della fittizia uscita di scena per scopi ecologici, non è mai mancato. Max ha celebrato il suo secondo titolo a Suzuka al volante di una RB18 con lo stemma della Honda, rendendo ancora più forte e significativo il legame.
La casa giapponese si è riscritta come motorista in vista del 2026, ma a quanto pare l’incubo della RB potrebbe materializzarsi. Secondo quanto riportato da AMuS il matrimonio con Honda non è detto che possa essere portato avanti, perché la casa nipponica sarebbe alla ricerca di un altro team in F1. La Honda sarebbe responsabile solo della parte elettrica della PU e le opzioni sul tavolo sarebbero legate a Williams, McLaren o Aston Martin. La Red Bull, in futuro, potrebbe provare una partnership con la Ford, ma sarebbe una mera questione di sponsor perché la squadra potrebbe autoprodursi, interamente, le Power Unit a Milton Keynes con tutti i rischi del caso, dopo aver rifiutato anche la proposta della Porsche.