Nessuno vuole Ricciardo? Perché il ritiro è sempre più vicino

Da talento indiscusso a peso da smaltire. La triste parabola di Ricciardo che si appresta ad avere un finale ancora più amaro.

Approdato in F1 nel 2011 con la fallimentare HRT, Daniel Ricciardo era ugualmente riuscito a farsi notare, tanto da guadagnarsi l’ingaggio in Toro Rosso per il 2012. Entrato nel gruppo Red Bull, aveva posto le basi per un futuro brillante, da vincente, ma purtroppo per lui le cose sono andate diversamente.

Daniel Ricciardo (Ansa Foto)
Daniel Ricciardo (Ansa Foto)

Promosso nel 2014 nel main team al fianco del quattro volte iridato Vettel, seppe mettere in crisi Seb come nessun altro prima. Una dimostrazione che aveva fatto ipotizzare la sua esplosione nell’anno successivo. Ma siccome la storia non si dipana sempre come si vorrebbe, ecco arrivare bello fresco e scattante Verstappen.

Il resto lo conosciamo. Per l’australiano le chance sono state via via più scarne, e il passaggio nel 2019 in Renault, anziché rappresentare l’avvio di una nuova fase positiva, sancirà l’inizio della sua fine.

Mai davvero competitivo ad Enstone e peggio ancora in McLaren nel 2021, alla vigilia del GP del Belgio della scorsa settimana ha ricevuto il benservito pure da Woking. Per scarso rendimento e incapacità di progredire. Una mazzata pazzesca, all’orgoglio e alla psiche, che lo stanno portando sempre di più verso la direzione del ritiro.

Tutti contro Ricciardo: perché non ha speranza

La cosa incredibile, se si pensa alle sue doti e al suo talento, ben visibile in un modo di superare gli avversari fuori dal comune, è che nessuno nel paddock si è mostrato solidale nei suoi confronti. Come lo stesso vicino di box Norris ha detto a notizia calda, quando non si rende come si dovrebbe per tanto tempo, il licenziamento è normale.

Parlando della situazione che sta vivendo il driver di Perth, il campione di F1 2016 Rosberg ha dichiarato: “Mi dispiace per lui. Immagino cosa possa significare essere pagato per cedere il posto ad uno più giovane“, ha infilato il dito nella piaga. “Considerato che un tempo lottava con Max e Sebastian, non si comprende come mai sia costantemente fuori passo“.

Commentando invece le voci che vorrebbero l’aussie di ritorno a quella che oggi si chiama Alpine, Paul di Resta, ha espresso perplissità. Per l’ex Force India è più ragionevole chiamare un Pierre Gasly in una fase di solidità, piuttosto che qualcuno al tramonto.

Mettere sotto contratto Daniel è un pericolo“, ha affermato pungente lo scozzese. “Il suo errore è stato lasciare Milton Keynes a fine 2018. Da allora non è stato più lo stesso, nemmeno come persona. Lo si vede dagli occhi. Certo è un peccato dovesse essere costretto ad abbandonare il Circus. Tuttavia se le cose non stanno funzionando ora, non ho idea di come si possa riprendere in futuro”.

L’ultima voce sull’argomento è quella di Kevin Magnussen. Questo perché il 33enne è stato avvicinato alla Haas in sostituzione di Mick Schumacher. 

Non è bello dire che non sono interessato, ma il mio ruolo non è quello di determinare la line-up“, ha replicato secco. “Spero soltanto che arrivi qualcuno di valido dato che il nostro target è raggiungere la zona punti il più frequente possibile.  E non so se lui è la persona giusta. Non ho idea quanto in passato nelle sue buone performance avesse influito la monoposto“, l’ennesimo colpo al cuore di Honey Badger.

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