La Ferrari l’ha spiegato: ecco perché Sainz si è fermato 2 volte

Fa ancora discutere la mossa del muretto Ferrari in Francia.  Lo stratega del team svela la ragione per cui Sainz è stato richiamato al box.

Al Paul Ricard stava per artigliare un podio salvifico per la Ferrari considerata l’uscita-beffa di Leclerc ed invece Sainz se l’è visto scivolare dalle mani a causa di un cambio gomme che non ha convinto molti, sollevando discussioni e perplessità. Lo spagnolo avrebbe potuto benissimo tagliare il traguardo e poi vedersi sommare i 5″ di penalità per l’unsafe release del primo pit stop, ma, al contrario, le teste pensanti del garage rosso hanno ritenuto opportuno farlo rientrare per montare pneumatici freschi, in modo da arrivare agile alla bandiera a scacchi.

Carlos Sainz (Ansa Foto)
Carlos Sainz (Ansa Foto)

Una decisione rivelatasi fallimentare dato che il vincitore del GP di Silverstone ha dovuto dare vita ad una mini rimonta dopo quella lunghissima effettuata in partenza dal fondo griglia per la sostituzione del motore. Una fatica ulteriore che non l’ha portato oltre la quinta piazza. Il che significa aver regalato punti preziosi alla Red Bull.

 La Ferrari spiega il perché della seconda sosta di Sainz

Una scelta kamikaze, almeno in apparenza, che però la scuderia difende, convinta della sua bontà. A questo proposito, analizzando il weekend svoltosi in Costa Azzurra, il responsabile della strategia dell’equipe modenese Inaki Rueda ha ammesso la delusione. Rispetto alle premesse addirittura di doppietta, uno zero e undici lunghezze non sono certo il massimo.

Dopo la Safety Car per l’incidente di Charles eravamo gli unici su mescola media, mentre tutti i nostri rivali avevano le hard. Avevamo quindi un vantaggio sugli altri e l’avremmo avuto per i primi 20 giri, nei quali il compound di mezzo sarebbe stato più performante, ma avremmo faticato per arrivare alla fine. Inoltre i piloti su mescola dura sarebbero stati più veloci di noi nelle fasi finali“, ha illustrato facendo notare come lasciandolo libero in correre, nelle ultime dieci tornate le “scarpe” non sarebbero state sufficientemente efficaci per consentire al madrileno di tenersi stretto il piazzamento in top 3.

Quando un corridore supera le previsioni di durata della gomma, deve cominciare ad amministrare e guidare molto lentamente. In caso contrario c’è il rischio di subire un cedimento“, si è ulteriormente soffermato sul secondo episodio clou del fine settimana di Maranello.

Per il tecnico tutta la colpa del mancato terzo posto starebbe nella sanzione data dai commissari. “Ha evidentemente  cambiato il nostro approccio per quanto concerne l’ultimo stint. Anche se Carlos fosse riuscito a superare Russell e Perez, non ce l’avrebbe mai fatta ad aprire il margine necessario per conservare la posizione non potendo più forzare“, ha aggiunto rivelando come sia stata esattamente questa presa di coscienza ad incentivare la chiamata al #55, unita al desiderio di portarsi a casa almeno il giro veloce.

Premiato come driver del giorno e appunto per il “fastest lap”, il 27enne ha potuto godere di una magra consolazione.

Facendo invece chiarezza sul team radio silenziato dal figlio d’arte in quanto impegnato in una manovra di sorpasso ai danni di Perez, il tecnico della Rossa ha fornito questa spiegazione: “I messaggi vengono sempre mandati in onda in ritardo. Abbiamo visto che non riusciva a superare Checo nel rettilineo opposto, dunque in approccio alla curva 10 abbiamo deciso di chiamarlo. Ovviamente lui si trovava in lotta e pensava di dover rientrare al giro successivo. E’ per questo che ha risposto in quella maniera. In tv il nostro richiamo è passato quando era in prossimità di curva 15, proprio dopo l’ingresso della pit lane, quando non avrebbe avuto senso essendo tardivo“.

Cosa avrebbe potuto fare il “Predestinato”

Spostando infine il radar sul monegasco, protagonista fino al botto contro le barriere di un gran premio gagliardo trascorso al vertice, lo spagnolo ha esposto le ragioni per cui in Ferrari abbiano preferito non copiare l’approccio di Milton Keynes anticipando lo stop.

Il nostro pilota ha fatto un lavoro eccezionale tenendo dietro l’olandese. Questi ha tentato l’undercut, ma a quel punto abbiamo ritenuto più opportuno lasciare che Leclerc proseguisse del proprio passo“, ha completato il ragionamento dispiaciuto per il crash successivo. “Se fosse andata diversamente avrebbe potuto ritardare il cambio di 5 o 6 tornate, riprendere pian piano il ritmo e magari superare il campione del mondo e trionfare“, la chiusura tra il sogno e il senno di poi.

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