Il 2025 della Ferrari è stato uno dei peggiori anni di sempre per la Scuderia modenese, ridotta al ruolo di semplice comparsa. Dietro al disastro targato SF-25 c’è una squadra, o meglio un reparto corse, allo sbando.
Il clima è dei peggiori in casa Ferrari, e la sensazione che si sia definitivamente rotto qualcosa è ormai palese. Tra Charles Leclerc e la Rossa la tensione è palpabile, ed il “Corriere dello Sport“, dopo il disastro di Singapore, ha parlato di una squadra che non avrebbe gradito le critiche rivolte dal monegasco alla SF-25. Dopo aver incassato 45 secondi dal vincitore, dunque, non è lecito lamentarsi per l’ennesima prestazione imbarazzante, ed a Maranello tendono nuovamente a far ricadere la colpa sul proprio pilota. 
Il manager di Leclerc, Nicolas Todt, in quel di Singapore ha messo grande pressione alla Ferrari, affermando che per il 2026 occorre finalmente un’auto vincente. Viceversa, un addio del monegasco è più che probabile. Dietro al tracollo della Ferrari e della SF-25 ci sono tante motivazioni, che partono dalla fase di progettazione, sino a raggiungere l’organigramma impegnato in pista. Spesso si sente parlare di questo famigerato potenziale della monoposto che non viene sfruttato a dovere, ma di chi è la colpa di tutto ciò? Proviamo ad analizzare una situazione che da troppo tempo si ripete.
Ferrari, spaventa l’incapacità di tirare fuori il potenziale dell’auto
Mentre gli altri fanno passi in avanti, riportando in alto progetti che apparivano fallimentari (vedasi Red Bull e Mercedes), in Ferrari c’è sempre una scusa. Non se ne può più di sentire Frederic Vasseur parlare di un’auto che ha del potenziale ma che non si riesce a tirare fuori. La colpa non è di certo dei piloti, ma si inizia a riflettere anche su coloro che curano le attività in pista, che non riescono mai e poi mai a tirare fuori qualcosa di buono dalla vettura.

Spesso abbiamo visto la Red Bull e Max Verstappen in difficoltà al venerdì, e non solo per le mappature di motore meno spinte. Tuttavia, lavorando con serietà ed incrociando i dati della pista con quelli della simulazione, il team di Milton Keynes riesce a ribaltare la situazione, presentandosi in pista con una monoposto competitiva ed in grado di lottare per pole position e vittorie. Questo con la Ferrari non accade mai, e la macchina, tra venerdì e sabato, quasi peggiora, migliorando di pochi decimi tra le prime libere e le qualifiche.
A Maranello, ormai da troppi anni, regna una confusione sovrana, che impedisce di lavorare con sicurezza e con costanza, ed emerge sembra qualche tipologia di problema. La fase di progettazione ha varie lacune, ma anche chi si occupa di attività operative in pista deve farsi qualche domanda. Il 2026 è dietro l’angolo, e con una squadra in queste condizioni, si rischia di non andare da nessuna parte.





