Ferrari “in panne”: Vasseur ha capito cosa non funziona?

Il boss Ferrari Vasseur sa di essere seduto su una bomba ad orologeria, ma a dispetto del predecessore sembra aver individuato le falle.

Non sappiamo quali siano stati gli accordi presi con il Presidente Stellantis e dunque della Ferrari John Elkann e con il suo amministratore delegato Benedetto Vigna. Non sappiamo quindi, se la permanenza di Frederic Vasseur sul muretto della Scuderia sarà storia breve o un progetto a lungo termine. Certo è che, se il francese si poteva prefigurare un cambio vita rispetto alla tranquillità avuta in Alfa Romeo, mai probabilmente si sarebbe immaginato di essere catapultato in un ambiente tanto complesso, intriso di politica e sicuramente poco unitario come di costume italiano.

Il team principal Ferrari Frederic Vasseur (Ansa Foto)
Il team principal Ferrari Frederic Vasseur (Ansa Foto)

Noi non parliamo per conoscenza diretta, ma per sensazioni. Il clima di tensione che si deve respirare a Maranello, deve essere tale da far andare in tilt anche il sistema più oliato e funzionante. Il manager transalpino ha sicuramente ereditato un ruolo scomodo da Mattia Binotto e in questi primi mesi di lavoro ha potuto rendersene conto. L’avvio del campionato di F1 della Rossa è stato deludente. Un ritiro e una quarta posizione in Bahrain. Una sesta e una settima in Arabia Saudita.

Decisamente non quello che si sarebbe attesi, specialmente alla luce del fatto che lo scorso anno il progetto F1-75 venne abbandonato anzitempo per indirizzare le risorse e le energie sull’attuale SF23.

Un’ennesima debacle tecnica? Questo è assodato. Così come lo è la consapevolezza che per correggere il tiro ci vorrà pazienza. Il team principal ha parlato di grande pressione esterna che non sta facendo bene al morale della squadra, ma ugualmente dato una speranza. Quella di essere finalmente riuscito ad individuare il centro dei problemi.

Vasseur ha capito il male Ferrari, ma lo non vuole svelare

Stando a quanto dichiarato ad AS, sarebbe in particolare un reparto ad avere delle pecche. Ma da buon dirigente, tra l’altro nuovo per quanto concerne il Cavallino, ha preferito non sbottonarsi in pubblico.

Molte persone mi hanno detto che l’equipe sarebbe stata difficile da gestire internamente. Però non è del tutto vero“, ha cercato di silenziare le constanti voci di tossicità dell’azienda. “L’atmosfera e la collaborazione sono buone. I commenti che arrivano da fuori, al contrario, possono influenzare negativamente il morale del collettivo anche se non corrispondono alla realtà“.

Colpa della stampa e del paddock che mormora? Può darsi. E che dire dei possibili strappi in senso alla line-up. Leclerc e Sainz si sono di sovente mostrati in sintonia alla vigilia della loro convivenza, ma poi in pista l’armonia è passata. Charles vorrebbe essere il numero uno. Carlos non ci sta e questo innegabilmente disturba il cosiddetto Predestinato.

Ho lavorato per trent’anni con i giovani nelle categorie junior. Non c’è mai un primo e un secondo pilota. Tutti hanno lo stesso materiale”, ha affermato il boss di Draveil annacquando le chiacchiere su possibili favoritismi verso il monegasco. “Se funziona così nelle formule minori, non vedo perché in Ferrari debba essere diverso“.

Forse, soltanto quando la classifica generale darà un riscontro ben definito, si potrà lasciare spazio agli ordini. “Ad un certo punto della stagione potrebbe presentarsi la necessità di prendere un decisione. Tuttavia oggi abbiamo entrambi i piloti in grado di vincere dei gran premi, fare podi e conquistare punti. Dunque dobbiamo spingere con tutti e due“, ha rivelato la strategia.

In tema di sinergia, Fred ha concluso il suo discorso sollecitando il gruppo a non demordere e a sentirsi parte di qualcosa di grande. “Chiunque può portare benefici. Pure la logistica, poiché quello che si risparmia può essere utilizzato per sviluppare la monoposto. E non mi riferisco solamente al motore all’aerodinamica. La nostra mentalità deve essere questa“.

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