Patente, novità clamorosa per i giovani: ecco come stanno le cose

Che rapporto hanno gli under 20 con il mondo delle auto? Possedere la patente è importante come lo era fino a pochi anni fa?

Chi non è più di primo pelo ricorderà come un tempo avere la licenza di guida era una sorta di status symbol. Chiunque interpellavi ti diceva che non appena compiuti i 18 anni aveva preso la patente “per essere indipendente”. Addirittura qualcuno si iscriveva in autoscuola ancora minorenne, così da fare gli esami non appena scattata la maggiore età. Il documento era una sorta di vanto. Un modo per comunicare al mondo che si esisteva.

Patente (AdobeStock)
Patente (AdobeStock)

Al di là dell’interessate e in parte incomprensibile equivalenza relativa al poter guidare ed essere indipendenti, sorge un quesito. Ma i ragazzi del giorno d’oggi la pensano ancora così? La macchina è effettivamente rimasto bene a cui non si può rinunciare?

Senza affidarsi a statistiche o indagini, basta guardarsi in giro per afferrare che la risposta è negativa. Da un certo periodo in avanti, il desiderio di possedere un mezzo proprio per spostarsi, è passato in secondo piano.

Auto e giovani, cosa è cambiato negli ultimi anni

A sostenerlo è uno studio effettuato negli Stati Uniti. Primi ad avvertire di meno il richiamo delle quattro ruote sono stati i millennial, ovvero i nati tra il 1981 e il 1995. Ne consegue che nel 1997 erano il 62% i 18enni dotati di patente. Mentre nel 2020 erano addirittura solo il 47%.

Salendo d’età, dunque tra i 20 e i 25 anni, se nel ’70 i patentati erano il 90%, nel ’20 erano l’80%. Un netto decremento forse dovuto anche alla maggior presenza di mezzi pubblici, treni e alternative per muoversi nei centri urbani. Basti pensare al boom avuto dalla bicicletta.

Sebbene i più grandicelli spesso siano obbligati a passare del tempo al volante tra lavoro e vita quotidiana, il numero di chilometri percorsi è sceso del 24% rispetto alle generazioni precedenti.

 Anche in Italia la patente è passata di moda?

Il nostro Paese è notoriamente molto attaccato alle tradizioni e decisamente poco incline al cambiamento, motivo per cui seppure si sia verificato un decremento del numero delle licenze, le cifre non sono così nette. I ragazzi di inizio 2000 abilitati a salire in abitacolo nel loro ultimo anno di scuola superiore erano oltre un milione. Nel 2012, invece, sono scesi a 723.000.

La situazione ha però visto un’inversione di tendenza nel 2019 con 820.000 patentati. E nel 2021, ovvero l’immediato post pandemia si è avuto un ulteriore miglioramento fino a toccare le 975.000 licenze.

Tornando alle ragioni che hanno portato questo disinnamoramento, certamente non si possono ignorare i recenti fenomeni relativi alla mobilità green, come le e-bike o i monopattini elettrici, prediletti proprio dai giovanissimi, o ancora il car e bike sharing.

La questione ambientale pare avere la priorità, ma vi sono altri due aspetti da non trascurare. Ad esempio le statistiche sugli incidenti, che evidentemente mettono ansia. E successivamente i costi di gestione. Tra carburante, bollo, assicurazione e manutenzione c’è poco da scherzare. Tutte queste spese sono una bella mazza, non compensata da stipendi adeguati. In ultimo pure l’iscrizione in autoscuola è diventato un lusso a causa dell’impennata dei prezzi.

Insomma, anche volendo, per alcuni acquisire l’agognata patente è diventata un’impresa pure dal punto di vista economico e ciò porta ad uno scoraggiamento.

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