F1, arriva la durissima critica dell’ex pilota alla Ferrari: parole forti

La Ferrari è un mito assoluto, ma un ex F1 ha pesantemente criticato i tanti errori visti in questi anni. Le sue parole non mentono.

In casa Ferrari c’è la consapevolezza che il 2023 sarà un anno fondamentale, quello in cui sarà vietato sbagliare. La stagione di F1 sta per cominciare, considerando che al Gran Premio del Bahrain manca ormai meno di un mese, e sarà vietato ripetere la serie di errori grossolani che sono stati commessi in questi ultimi anni.

F1 Ferrari (ANSA)
F1 Ferrari con Leclerc in Australia (ANSA)

Il 2022 è stata una stagione in cui, finalmente, Charles Leclerc e Carlos Sainz hanno avuto a disposizione una monoposto competitiva, almeno per buona parte del campionato, ma tutto è stato rovinato da problemi tecnici ed errori strategici degni dei principianti, non certo di un team come quello italiano.

Appena si è avuta un’auto in grado di vincere le gare, preparata egregiamente dal comparto tecnico, sono venuti fuori i limiti del resto della Scuderia modenese, primo fra tutti Inaki Rueda, il grande capo delle strategie. Da parte sua, si è vista totale incompetenza, e nonostante l’addio di Mattia Binotto, lo spagnolo ha incredibilmente mantenuto il proprio posto.

Cosa c’è dietro ad una scelta così strana da parte della dirigenza? Probabilmente, certe cose non le scopriremo mai, visto che conosciamo la tanta politica che c’è in Ferrari, e Rueda potrebbe avere dei buoni santi in paradiso. Tuttavia, per vincere in F1 occorre essere competenti e preparati, come in Red Bull o Mercedes, che infatti non fanno chiacchiere ma dominano la scena da anni.

Nelle ultime ore, un vecchio rivale del Cavallino si è duramente scagliato sugli errori degli ultimi anni, operando un confronto con la Red Bull che pende nettamente a favore del team di Milton Keynes. Pur avendo usato toni molto duri, l’ex pilota non ha tutti i torti,  visto che ha solo riportato la verità dei fatti, che non può essere negata.

F1, Montoya duro contro la gestione in Ferrari

Juan Pablo Montoya non è mai stato un grande amico della Ferrari, sia quando guidava in F1 sia nelle dichiarazioni degli ultimi anni. Il colombiano ha corso nella massima formula per poche stagioni, dal 2001 al 2004 con la Williams-BMW, per poi passare alla McLaren-Mercedes nel 2005, venendo licenziato da Ron Dennis a metà dell’anno seguente.

In carriera, considerando il talento indiscusso di cui era in possesso, ha raccolto davvero poco, appena sette vittorie ed un terzo posto nel mondiale del 2003, in cui fu in lotta sino alla fine contro Michael Schumacher e Kimi Raikkonen. Proprio contro il Kaiser di Kerpen, il colombiano ci regalò delle grandi battaglie, anche se non riuscì mai a portare a casa il bottino pieno.

Intervistato in questi ultimi giorni da “Motorsport.com“, l’ex F1 ha usato il pugno di ferro contro la Scuderia modenese: “Quando vedo le gare e ciò che fanno in Ferrari, i loro pit-stop e le strategie, mi domando chi diavolo prenda certe decisioni. Le strategie della Red Bull sono davvero straordinarie, credo che facciano sentire gli altri dannatamente stupidi, e primi tra tutti, proprio quelli della Ferrari“.

Montoya ha poi rincarato la dose commentando l’addio di Mattia Binotto e l’ingaggio di Frederic Vasseur, affermando: “Il grande problema di chi lavora in Ferrari è l’enorme pressione a cui si è sottoposti. Parlando di Red Bull, vedi gente come Christian Horner ed Helmut Marko al muretto e sei sicuro che loro rimarranno al loro posto. Pensando alla Ferrari, invece, la questione è più sul tempo che rimarranno nei loro ruoli che altro“.

Parlando della prossima sfida mondiale, l’ex pilota ha indicato il principale rivale della Red Bull: “Se fossi in loro, mi guarderei più dalla Mercedes che non dalla Ferrari“. Il commento del sudamericano è stato durissimo, ma onestamente, si fa fatica a dargli torto, nonostante le già tante critiche che sono arrivate contro questa intervista, probabilmente fatte da tifosi faziosi che non riescono a leggere quanto accaduto in questi anni.

La Ferrari ha accumulato una serie di brutte figure difficilmente rintracciabili nella sua storia, e c’è da dire che Binotto il tempo per dimostrare qualcosa lo ha avuto eccome. La sua gestione è durata quattro anni, in cui si sono susseguiti errori di strategie, problemi di affidabilità e macchine poco competitive.

Su di lui rimarrà sempre anche il fattaccio legato all’accordo segreto di inizio 2020 con la FIA, che condannò la Ferrari a due stagioni da incubo per la potenza castrata del motore. Tutto, ovviamente, è da collegare alla power unit del 2019, che probabilmente qualcosina di irregolare lo aveva. Adesso starà a Vasseur dimostrare ciò di cui è capace e riportare al top un team che da troppo tempo attende la sua riscossa.

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