24 ore di Daytona, gara: vince l’Acura del Meyer Shank, faticano le Ferrari

La 24 ore di Daytona ha aperto la stagione dell’IMSA, con il trionfo della Acura #60 davanti alla #10. Deludono le nuove Ferrari 296 GT3.

La stagione dell’IMSA targata 2023 si è aperta con la 24 ore di Daytona, che a sua volta ha dato il via all’era delle LMDh, in America chiamate GTP. Le Acura hanno dominato la scena, con il team Meyer Shank Racing che ha ribadito il successo dello scorso anno, vincendo con la #60 grazie ad Helio Castroneves, Tom Blomqvist, Colin Braun e Simon Pagenaud.

24 ore di Daytona Acura Meyer Shank (LaPresse)
24 ore di Daytona Acura Meyer Shank sbanca in Florida (LaPresse)

Questo equipaggio era partito dalla pole position ed ha sempre occupato le posizioni di testa, con Blomqvist che ha gestito alla perfezione le fasi finali nonostante le tante caution, conducendo il suo team al successo. Il dominio delle Acura ARX-06 è stato completato dalla #10 del Wayne Taylor Racing, seconda con Filipe Albuquerque, Ricky Taylor, Brendon Hartley e Louis Deletraz.

Grandi sconfitte le Cadillac, in particolare, quelle del team di Chip Ganassi, le quali devono accontentarsi del terzo e del quarto posto, con la #01 di Sebastien Bourdais, Renger Van Der Zande e Scott Dixon sul podio davanti alla #02 di Earl Bamber, Alex Lynn e Richard Westbrook.

Hanno deluso e non poco le BMW, sempre lente e mai in lotta per i primi posti, mentre le Porsche hanno messo in mostra un ottimo ritmo, ma l’affidabilità è ancora tutta da trovare. In classe LMP2 il trionfo è stato appannaggio dell’Oreca 07 Gibson #55 di James Allen, Francesco PizziGimmi Bruni e Fred Poordad, con Allen che sul traguardo ha superato la #04 di Ben Hanley, che si accontenta della piazza d’onore con Esteban Gutierrez, Matt McMurry e George Kurtz. In classe LMP3 trionfo della Duqueine #17 di Wayne Boyd, Anthony Mantella, Nicolas Varrone e Thomas Merrill.

Clamoroso quanto accaduto in GTD, con una vettura della classe dove corrono anche gli amatori che ha battuto le PRO. A compiere quest’impresa è stata l’Aston Martin #27 di Marco Sorensen, Roman De Angelis, Ian James e Darren Turner. Dietro di loro c’è la Mercedes #79 di Maro Engel, Jules Gounon, Daniel Juncadella e Cooper MacNeil, che ha trionfato tra i PRO. Molto deludente il debutto delle Ferrari, con la #62 di Risi Competizione fuori subito nella notte, mentre la #47 del Cetilar Racing è stata la prima a fermarsi.

24 ore di Daytona, che fatica per le Ferrari 296 GT3

Lo spettacolo dell’IMSA si apre con la 24 ore di Daytona, una delle gare più belle del mondo che apre l’era delle GTP, ovvero delle LMDh in categoria regina. La pole position è stata ottenuta dall’Acura #60 di Tom Blomqvist per il Meyer Shank Racing, che al via è bravissimo a tenere il primo posto.

Subito dietro di lui c’è il sorpasso della Cadillac #01 di Sebastien Bourdais che si libera della Porsche #7 affidata a Felipe Nasr, vincitore lo scorso anno tra le GTD PRO con la 911 GT3 RS ed ora incaricato di far esordire in gara la 963 che poi correrà anche nel FIA WEC ed alla 24 ore di Le Mans.

Blomqvist impone un ritmo forsennato e prende subito il largo, mentre le BMW, come si era visto in qualifica, sono nettamente le più lente. Nelle GT dominano le Mercedes, mentre è complesso il debutto delle Ferrari 296 GT3 che si confermano nelle retrovie. Dopo pochi giri c’è subito una Safety Car, causata dall’uscita di pista dell’Oreca 07 Gibson #8 di classe LMP2 con John Farano.

Le prime ore vedono un grande equilibrio, anche se ci sono subito due colpi di scena importanti. La BMW #25 di Nick Yelloly viene ricoverata nel box per un problema al sistema ibrido che la costringe ad una sosta lunghissima, tagliandola fuori da una corsa già iniziata male per un ritmo non all’altezza delle rivali.

Anche la Porsche #7 si ferma in pista con Nasr, ma il brasiliano riesce subito a ripartire dopo un reset rapido. Dopo due ore e mezza è la Cadillac #01 con Renger Van Der Zande a salire in cattedra, davanti alle due Acura ed alle Porsche, mentre tra le GTD PRO al comando la Corvette #3 di Jordan Taylor, seguito dalla Lexus #14 del Vasser Sullivan affidata a Jack Hawksworth. Prova a tenere botta la Ferrari #62 di Risi Competizione, sesta dopo tre ore con Alessandro Pier Guidi in vettura.

Con il passare delle ore la situazione continua ad essere molto equilibrata, ma per quanto riguarda le Ferrari il disastro è completo. La #47 del Cetilar Racing è la prima a ritirarsi per un danno dovuto ad un contatto precedente, così come la #62 di Risi Competizione che dà l’addio ai sogni di gloria durante la notte.

Problemi e colpi di scena anche tra i prototipi, con la Porsche #7 che perde un’eternità a causa di un guasto al sistema ibrido, simile a quello avuto dalla BMW ad inizio gara. Problemi al cambio per la Cadillac #31 di Pipo Derani, mentre l’Acura #10 del Wayne Taylor Racing perde tre giri ai box per delle riparazioni.

Dopo la metà gara si scatena un bel duello tra le altre due Cadillac e la Porsche #6, ma i sogni di gloria del Team Penske finiscono ad otto ore dalla fine. Nick Tandy, in quel momento secondo dietro a Bourdais, commette una leggerezza degna di un principiante, esagerando in un doppiaggio e toccandosi con una LMP3.

La 963 ne risulta molto danneggiata al posteriore, costringendo i meccanici ad un lungo intervento in pit-lane per cambiare la parte posteriore ed anteriore. Al volante sale Mathieu Jaminet, ma soltanto al sesto posto e con quattro giri di ritardo dalla vetta. Sorniona, la BMW #24 di Augusto Farfus guadagna la quarta posizione, e pur essendo la GTP nettamente più lenta si avvicina alla zona podio.

Inizia a prendere il largo la Cadillac #01 di Van Der Zande, mentre l’Acura #60 di Colin Braun scivola ad oltre mezzo minuto di ritardo. Perde terreno anche la #02 di Earl Bamber, mentre sulla 24 ore di Daytona inizia ad avvicinarsi il giorno a poco più di 6 ore dalla fine, con le prime luci dell’alba che illuminano il circuito della Florida.

Tra le GTD PRO è dominio per la Corvette #3 di Antonio Garcia, con oltre un minuto di margine sulla Mercedes #79 di Jules Gounon che è l’unica in grado di dar battaglia. Terza la Lexus #14 di Mike Conway, in battaglia per il podio di classe. Incredibile l’equilibrio con le GTD dove sono presenti anche i gentleman, che già in qualifica erano andate meglio dei PRO.

La prima GTD è infatti, a sei ore dalla fine, la Mercedes #57 di Daniel Morad. In LMP2 domina la #04 dell’ex F1 Esteban Gutierrez, mentre il LMP3 è al top la Ligier #33 di Joao Barbosa. Quest’ultima vettura subisce un guasto e perde tantissimo tempo ai box, consegnando la leadership alla Duqueine #17 di Thomas Merrill.

A giocarsi il successo assoluto restano la Cadillac #01 e l’Acura #60, con Simon Pagenaud che cerca di rimontare su Scott Dixon. Le due vetture sono strategie differenti, con il prototipo giappo-americano che riesce ad allungare di più gli stint, ma è costretta spesso a degli interventi sul posteriore che non facilitano la sua gara.

Saldamente al terzo posto la Cadillac #02 di Alex Lynn, mentre l’Acura griffata Konica Minolta risale in quarta piazza con Louis Deletraz davanti alla Porsche di Matt Campbell. Problemi per la BMW #24 che scivola così in sesta piazza, con Colton Herta al volante.

Molto deludente la gara della casa di Monaco di Baviera, che ha nettamente la macchina più lenta delle quattro impegnate nella top class delle GTP. L’Aston Martin #27 di Darren Turner si prende la leadership della GTD a meno di quattro ore dalla fine, ma la sfida contro Mercedes e Corvette è tutt’altro che terminata.

A tre ore dalla fine c’è una Safety Car, causata dall’incidente della LMP2 #20 di Anders Fjordbach, che permette al gruppone di riunirsi. Alla ripartenza, il più lesto è Pagenaud che supera Bourdais e porta l’Acura al comando. Grazie alle caution, la Porsche #6 era riuscita a tornare ad un giro dalla vetta, ma tutto termina a meno di tre ore dalla fine, quando Tandy viene rallentato da problemi tecnici.

Dal posteriore esce del fumo evidente, che lo costringe a rientrare nella zona dei garage. Un grande peccato, visto che la 963 era stata molto competitiva, ma l’affidabilità è ancora da trovare. Le tante caution permettono un clamoroso ritorno al vertice dell’Acura #10 di Filipe Albuquerque, che ad un’ora dalla fine supera entrambe le Cadillac e si mette sulle piste della gemella del Meyer Shank Racing.

Continuano le bandiere gialle, forse fin troppe durante l’ultima ora di gara. Un contatto tra due GT riporta ancora una volta in pista la vettura di sicurezza, con le due Acura e le due Cadillac sempre attaccata quando si entra nella mezz’ora conclusiva di gara. Van Der Zande e Bamber duellano per il podio, per lo sconforto del patron Chip Ganassi che vede le due Acura scappare via. Successo per la #60, spettacolare finale in LMP2. Prossimo appuntamento dell’IMSA il 18 marzo con la 12 ore di Sebring.

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