Il tocco magico di Newey: così ha permesso a Red Bull di dominare

Il 2022 è stato l’anno del ritorno al vertice della Red Bull. Per il boss Horner il vero segreto sta nel progettista Newey.

Se dovessimo fare una breve descrizione di Adrian Newey, diremmo che è la classica persona da poche parole e molti fatti. Quando lo si vede, di rado, aggirarsi nel paddock, è sempre solo, con una cartelletta in mano, pronto ad osservare, a catturare il dettaglio e prendere appunti.

Giusto per dare un’idea estrema, l’ingegnere inglese è l’esatto opposto dello storico patron della Force India Vijay Mallya, che lungo lo struscio delle hospitality, si presentava accompagnato da bellissime giovani donne, vestito sgargiante e con più oro addosso di una Madonna nel giorno della processione.

Il progettista della Red Bull Adrian Newey (LaPresse Foto)
Il progettista della Red Bull Adrian Newey (LaPresse Foto)

Vistoso il secondo, quasi trasparente il primo. Ma dietro a questa poca voglia di apparire e mettersi in mostra, il 63enne nasconde una fame di successo mai doma. Una voglia di produrre monoposto senza rivali che, ancora una volta ha pagato.

E’ stato proprio lui, infatti, con le sue intuizioni, a mettere la parola fine alla supremazia Mercedes.

Chiamato a gestire il reparto progetti della Red Bull nella stagione 2006, la seconda della storia del marchio in F1, dopo l’acquisto da parte di Dietrich Mateschitz della Jaguar, nel 2010 diventerà campione del mondo con Sebastian Vettel, dando l’avvio ad un periodo straordinario e proficuo che proseguirà fino al 2014 quando la Stella, forte di un’ampia conoscenza del motore ibrido, darà avvio ad un proprio ciclo.

Da lì in avanti l’equipe con base a Milton Keynes non è scomparsa. Al contrario si è dimostrata l’unica in grado di poter dare almeno un po’ di fastidio ai tedeschi. Tanto che, nel 2021, alla prima falla del panzer, ha piazzato in vetta alla classifica piloti Max Verstappen. 

Mentre nel campionato concluso ad Abu Dhabi lo scorso 20 novembre è tornata a fare piazza pulita.

Horner svela il segreto di Newey

Ripercorrendo la loro quasi ventennale collaborazione, il team principal degli energetici Christian Horner ha rivelato di aver sempre guardato al tecnico di Stratford-upon-Avon  con grande ammirazione. Sin dai suoi trascorsi in Leyton House negli anni ’80.

Ma come fu possibile giungere all’ingaggio e soprattutto convincere il designer a firmare per una squadra ancora immatura? La risposta ha un nome e cognome. Ossia David Coulthard. Lo scozzese allora nella line-up, fece da ponte sfruttando la sua amicizia personale con l’abile progettista che, rimase colpito dalle ambizioni del collettivo e intrigato dall’idea di poter costruire qualcosa di solido con un marchio così lontano dalle competizioni a quattro ruote.

Ma cosa rende Adrian diverso da tutti gli altri? E cosa gli sta permettendo di restare sulla cresta dell’onda nonostante i tempi siano cambiati dai suoi esordi.

A questo ha provato a fare una motivazione il marito di Ginger Spice. “E’ in grado di vedere l’aria“, ha asserito con ammirazione evidenziandone lo stacanovismo. “Malgrado siano passati molti anni ha ancora le mani in pasta ed è sempre al suo tecnigrafo. Credo sia l’unico rimasto in F1. E dovetti litigare con l’ex patron McLaren Ron Dennis per poterlo avere. Ovviamente ci sono stati alti e bassi, ma il suo focus è tutto sulle competizioni“, ha sottolineato.

Per un periodo l’ingegnere si tolse dai riflettori del Circus per spostare l’attenzione sul mondo delle hypercar e delle vele della Coppa America. Poi però il suo antico amore tornò a farsi sentire riportandolo nella top class per strappare nuovi successi grazie a Verstappen.

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