In casa Ferrari sembra esserci una clamorosa confusione. Assodato che Mattia Binotto non sarà al muretto nel 2023, la lista dei papabili sostituti continua a crescere.
Porte scorrevoli a Maranello, via un team principal sarà il turno di un altro. Per anni è stato invocato il Binotto out, ma la Scuderia era pronta al cambiamento? A quanto pare no e forse per questo Mattia Binotto aveva dichiarato, nell’ultima press conference di Abu Dhabi, di essere molto sereno. A questo punto di tranquillità a Maranello c’è ne poca. La squadra brancola nel buio in un momento chiave dell’anno. I team, infatti, sono a lavoro per sfoderare una monoposto vincente nel 2023.
Dopo un campionato dominato dalla Red Bull Racing, la Ferrari e la Mercedes vorrebbero essere protagoniste. L’amministratore delegato Benedetto Vigna lo ha detto senza mezzi termini. Al di là della competitività del mezzo occorrerà lottare per il premio più importante. Nella categoria regina del Motorsport non vi sono mezzi termini e il Mondiale lo vince un solo team e un solo pilota. I secondi sono solo i primi sconfitti. Il credo di Enzo Ferrari pare essere stato riesumato da Vigna nel momento più critico per la Rossa. E’ stata concessa a Binotto una prova d’appello dopo 3 annate deludenti, ma il 2022 non ha rappresentato quella svolta tanto attesa.
La stagione era iniziata alla grande con la doppietta in Bahrain e il grand chelem di Charles Leclerc a Melbourne. Dopo sole tre gare, complici i DNF di Verstappen, il monegasco poteva vantare un vantaggio di 46 punti su Verstappen. Non solo per la classifica, la Rossa avrebbe dovuto puntare con decisione sul prodotto dell’Academy. Il #16 aveva dimostrato un feeling superiore rispetto al compagno di team, ma la scelta di non avere delle gerarchie chiare è risultata controproducente. Da un lato i risultati non sono risultati all’altezza per ragioni tecniche (diversi motori Superfast sono finiti in fiamme), ma la gestione di Binotto è stata a dir poco approssimativa.
La scelta di tirare i remi in barca, fermando lo sviluppo del mezzo e proiettandosi anzitempo al 2023 è sembrata l’ennesima decisione di un TP rassegnato alla sconfitta. Il vantaggio in classifica della Red Bull Racing è stato, alla fine della stagione, di ben 200 punti. Un numero impressionante che riflette lo strapotere tecnico della RB18. La Ferrari avrebbe dovuto lottare almeno fino alla fine per la conquista di un titolo per evitare un fallimento. Concetto espresso nell’estate 2021 da Mattia Binotto stesso. Il Cavallino, dopo errori grossolani e una comunicazione non all’altezza di un TP, ha scelto di aprire un nuovo corso.
Ferrari, sbuca il nome di una donna
Il Motorsport non è il calcio. Un allenatore lo si trova sempre disponibile, ma riuscire a trovare sul mercato dei tecnici all’altezza della Scuderia non è scontato. Si sono fatti i nomi Vasseur, ingegnere francese e attuale TP della Sauber, Horner, Coletta ma a quanto pare la lista è, decisamente, più ampia. Il processo di identificazione del sostituto di Binotto dovrebbe terminare alla fine di dicembre. La Scuderia non vuole commettere errori, facendo delle scelte avventate. I predecessori di Binotto non hanno riportato in auge il Cavallino. L’ultimo TP vincente della storia della Scuderia è stato Domenicali che nel 2007 e nel 2008 celebrò gli ultimi Mondiali.
Secondo il giornalista Ralf Bach, sulle colonne del sito tedesco F1-Insider, la lista dei papabili sostituti di Binotto sarebbe arrivata a sette. Da escludere l’attuale team principal della Red Bull Racing, Christian Horner, perché non avrebbe alcuna intenzione di lasciare il team campione del mondo che lo ha lanciato ai massimi livelli nel circus. Persino Franz Tost, a capo dello junior team AlphaTauri avrebbe declinato l’offerta perché felice di rimanere nel mondo RB. Andreas Seidl della McLaren pare avesse già rifiutato la corte di John Elkann nella passata stagione.
Antonello Coletta, impegnato nel progetto Le Mans-Hypercar del 2023, rischierebbe di lasciare l’avventura nel WEC nel momento sbagliato e aver bisogno di tempo per emergere nella categoria regina del Motorsport. Potrebbe essere un rischio doppio per la Rossa. Per questo motivo gli ultimi tre nomi sono quelli più papabili. Su Vasseur ci siamo già espressi e vi rimandiamo alla lettura del seguente articolo: Vasseur, idee chiarissime su Leclerc: ecco cosa potrebbe accadere. Guardate anche Sainz come ha salutato Binotto.
Su F1-Insider si parla di Jonathan Giacobazzi, figlio di Antonio, ex collaboratore del Drake ai tempi di Gilles Villeneuve. Jonathan ha svolto il ruolo di Executive Race Manager in Ferrari e avrebbe un rapporto confidenziale con il Presidente John Elkann e con Piero Ferrari. L’ultimo nome è quello di Monisha Kaltenborn, ex Sauber e oggi a.d. di Racing Unleashed, che nel suo periodo in F1 “ha avuto buoni contatti con la dirigenza Ferrari e ha impressionato per le sue qualità di leadership, ma la Scuderia di Maranello non sarebbe ancora pronta ad affidare il vertice del team a una donna”.