Un commosso boss della Red Bull Horner celebra la fine dell’era Mercedes e rende omaggio al patron del marchio di bibite appena scomparso.
Da quell’ormai sbiadito 2005, anno di debutto della Red Bull in F1, non è capitato molto spesso di vedere Christian Horner così emozionato. Sotto il podio, mentre ammirava Max Verstappen sul gradino più alto del podio, e il consulente Helmut Marko con lui a ricevere la coppa per il costruttore che, in Texas ha avuto doppia valenza, avendo il team conquistato il titolo marche, aveva gli occhi luci e abbracciava, quasi a farsi coraggio per non lasciarsi andare troppo, chi gli era vicino.
In un ambiente, severo, spietato, a volte falso e bugiardo, seppur di rado, qualche parvenza di umanità, fortunatamente, la si scorge ancora. Ed è sempre un bello spettacolo.
In un momento tanto delicato per la scuderia austriaca, in cui tutti le stanno dando addosso per il caso budget cap violato, la notizia della morte del fondatore giunta proprio pochi minuti prima del via delle qualifiche del Texas, è stata una mazzata per il morale del team.
Eppure alla fine l’ha spuntata e alla grande. Domenica pomeriggio ha potuto celebrare a tuttotondo, malgrado un pit stop lento avesse fatto temere il peggio, sportivamente parlando, per il driver di Hasselt, riuscito invece a raggiungere la cifra record di 13 successi stagionali.
Festa in casa Red Bull, il messaggio di Horner
A caldo, il responsabile del muretto non ha taciuto la sua contentezza, ricordando altresì colui che ha reso possibile il loro percorso sportivo nel Circus.
“Non potevamo chiudere meglio questo weekend che con un primo posto. Mateschitz ne sarebbe molto orgoglioso“, il suo commento a Sky Sports F1. “Max ha dovuto rimontare dopo il problema accusato durante la sosta alla pistola della gomma anteriore sinistra. E lo ha fatto a testa bassa centrando l’unico esito possibile“.
Sollevato per il termine di un digiuno lungo otto anni, il manager inglese ha ulteriormente evidenziato la solidità della condotta del 25enne. “Ha una fame dentro di sé che non ho mai riscontrato in nessun altro pilota. Ha grande determinazione. E’ in crescita continua, sta maturando e sa leggere le corse alla perfezione“, ha affermato soffermandosi poi sull’episodio chiave del GP degli Stati Uniti e sullo sfogo del #1.
“Dopo il cambio gomme era frustrato. Poi però si è ricomposto. Ha ripreso il ritmo ed è riuscito a non bruciare gli pneumatici e a compiere il sorpasso su Hamilton“.
A proposito invece del ritorno (per la quinta volta) in vetta tra le marche, il 48enne ha asserito: “Significa molto per noi. Dietrich era una persona riservata, ma davvero appasionata della vita, dello sport e della F1. Avere un team nella top class era uno dei suoi sogni. E ce l’ha fatta. Anzi ne ha schierati due. Ci ha offerto un’opportunità. Ha creduto in noi. Ci ha supportato. Ecco perché questo risultato è dedicato a lui”.
E sempre sul proprietario dell’equipe ha detto: “Gli siamo molto grati per ciò che ha fatto per noi, come persone e come gruppo. Per questo dobbiamo celebrare”.