In Malesia, il 23 ottobre 2011, si è scritta una delle pagine più tristi della storia della MotoGP con la tragica scomparsa di Marco Simoncelli.
Marco Simoncelli sarebbe stato ancora in pista a battagliere con gli attuali centauri della top class, se solo un destino beffardo non lo avesse colpito undici anni fa. Il nativo di Cattolica, classe 1987, debuttò in 125 nel Gran Premio della Repubblica Ceca al posto di Jaroslav Hules. A soli sedici anni marcò i primi tre punti della sua carriera nel Motomondiale in occasione del Gran Premio di Portogallo. La stagione successiva migliorò il bottino, conquistando 31 punti e arrivando al ventunesimo posto della graduatoria.
L’inizio di carriera del Sic fu in salita ma, con grande determinazione, riuscì ad ottenere risultati di spicco nel 2004, vincendo il suo primo Gran premio nella categoria cadetta, a Jerez de la Frontera, dove strappò anche la pole position. Dopo quattro annate in 125 Marco decise di affrontare la sfida della classe di mezzo, esordendo in sella alla Gilera nel 2006. Vinse il suo primo e unico riconoscimento iridato nel 2008 in una annata indimenticabile per i colori italiani. L’anno successivo provò a difendere il titolo, arrivando terzo. A quel punto si spalancarono le porte della MotoGP, in sella alla Honda. Il primo anno fu altalenante, sfiorando il primo podio in Portogallo. Il 2011 fu l’anno della sua consacrazione nel team San Carlo Honda Gresini. Dopo essere arrivato terzo in Repubblica Cerca e secondo in Australia, il romagnolo arrivò in Malesia con la chiara intenzione di sfatare il suo personale tabù e vincere la sua prima gara in top class.
Anche per questo motivo il Super Sic scelse la mescola hard al posteriore per sperare di giocarsi, nelle ultime fasi del Gran Premio, la vittoria. In sella alla moto giapponese il pilota italiano aveva dimostrato un grande feeling, tuttavia il tracciato di Sepang era ricco di insidie, specialmente nei primi giri su una gomma dura. Marco si lanciò in una rimonta furiosa, seppur la mescola avrebbe potuto essere non ancora del tutto in temperatura. Dopo aver recuperato delle posizioni, alla curva 11, il rider della Honda scivolò, ma in modo beffardo, rimase agganciato alla sua moto. La traiettoria sarebbe dovuta essere ad uscire, ma incredibilmente tornò all’interno, al centro della curva.
Dramma Simoncelli, ferita ancora aperta
Il movimento della moto non fu naturale, qualcosa che, raramente, si era visto prima. Sulla traiettoria arrivarono Colin Edwards e Valentino Rossi che erano stati scavalcati dal romagnolo. Entrambi, superfluo sottolinearlo, erano tra i piloti più esperti della griglia, ma non riuscirono ad evitare il fatale crash. Marco era sdraiato, sotto la moto e il contatto con i due piloti fu terribile. Si capì, immediatamente, che un dramma era in atto in pista. Il corpo di Simoncelli, senza casco, rimase disteso al centro del rettilineo. Immagini che ancora oggi fanno male al cuore. Colin Edwards si accasciò al suolo, mentre il casco del Sic rotolò davanti ai suoi piedi.
Valentino Rossi riuscì a non cadere con un colpo di coda. La bandiera rossa frenò la corsa e tutti i piloti rimasero, particolarmente, scossi dall’accaduto. Il filmato di un Rossi disperato ai box fece il giro del mondo. Nessuno, nemmeno nella regia internazionale, era in grado di capacitarsi delle immagini drammatiche. La moto sarebbe dovuta finire in ghiaia, lasciando praticamente il pilota in vita, al massimo ferito ad un braccio, ma come un cavallo impazzito la Honda divenne un ostacolo per Edwards e Valentino Rossi. La spiegazione che fu data è che il Sic, nel momento della scivolata, spinse forte sull’acceleratore, riportando il bolide a riacquisire l’aderenza giusta per cambiare traiettoria e finire al centro della pista.
Il Gran Premio non fu ritenuto valido, non essendo stata completata la distanza minima di tre giri. Nonostante i soccorsi, le condizioni di Simoncelli erano già disperate. Valentino Rossi disse di lui: “Era tanto duro in pista, quanto dolce nella vita“. Una perdita enorme per tutto il motociclismo, non solo quello italiano. Marco sarebbe diventato uno dei principali interpreti della classe regina, con il suo sorriso smagliante e l’aria scanzonata. Sono state portate avanti tante iniziative da brividi. Il documentario sul Sic gli ha reso omaggio, raccontando tanti aneddoti sulla sua vita. Il 23 ottobre 2011 il mondo perse un angelo dal cuore puro. Il suo spirito rimarrà per sempre nel cuore degli appassionati delle due ruote.