Il dramma del giovane pilota italiano della Moto2: storia da brividi

Il motociclismo può essere, assolutamente, proibitivo per chi proviene da una famiglia umile. La storia di Tony Arbolino, rider della Moto2, è l’emblema del sacrificio.

Siamo soliti ammirare i campioni all’apice del successo, ma dietro tante storie del Motorsport vi sono sacrifici inimmaginabili. Oggi vi raccontiamo la carriera di un giovane italiano che sta ben figurando nella classe di mezzo. Tony Arbolino ha iniziato come tanti bambini a muovere i primi passi, all’età di 4 anni, sulle minimoto. Il regalo del padre divenne subito per Tony l’occasione di mettere in mostra un talento fuori dall’ordinario.  All’età di 9 anni Arbolino prese parte al campionato italiano, vincendo 15 gare su 18 e aggiudicandosi il titolo italiano, il titolo regionale e classificandosi al terzo posto nel campionato europeo in Germania.

Moto2 (Ansa Foto)
Moto2 (Ansa Foto)

Il classe 2000, a soli 11 anni, iniziò a correre nel campionato MiniGP 50 dove si classificò al terzo posto, mentre l’anno successivo si aggiudicò il campionato europeo Mini GP 50 in Spagna. La famiglia dovette affrontare spese sempre più ingenti, ma diede tutto per finanziare la carriera del figlio. Il talento precoce di Tony lo portò ad ottenere dalla Federazione Italiana, a soli 12 anni, una deroga speciale per gareggiare nel campionato Pre GP 125 2T, mettendosi alla prova sui circuiti mondiali del Mugello, di Imola, di Misano e di Vallelunga, vincendo subito il titolo italiano in sella alla RMU. La famiglia si rese conto che il tredicenne aveva delle doti impressionanti. Le capacità tecniche di Tony furono notate anche dagli addetti ai lavori. I suoi idoli sono sempre stati due centauri della Yamaha.

Nel 2014, infatti, Arbolino entrò a far parte del team SIC58 Squadra Corse, facendo suo il campionato PreMoto3 125 2T e calcando il podio in nove occasioni. Nel 2016 partecipò anche a quattro gare nel CIV Moto3, aggiudicandosi due prime posizioni ad Imola. A soli 17 anni esordì nella classe Moto3 del Motomondiale nel team SIC58 Squadra Corse. Mise a segno soli 2 punti, grazie al quattordicesimo posto in Argentina. L’anno successivo gareggiò con la Honda del team Marinelli Snipers. In quell’anno ottenne la prima pole e conquistò la sesta piazza nel GP del Giappone, chiudendo con un bottino di 57 punti. Affiancato da Romano Fenati, nel 2019, Arbolino salì per la prima volta sul podio in Argentina e conquistò il su primo successo di classe al Mugello, nel Gran Premio d’Italia.

Un weekend da sogno, condito anche da una splendida pole position. Replicò in Olanda, ad Assen, e salì sul podio in altre 4 circostanze. Chiuse la sua prima annata di alto profilo, al quarto posto con 175 punti. Nell’anomalo anno 2020, condizionato dal Covid-19, il pilota milanese riuscì a battagliare con Albert Arenas Ovejero e Ai Ogura per tutta la stagione, vincendo la gara nella Comunità Valenciana. Arbolino ottenne tre secondi posti, in Stiria, Catalogna e Francia, un terzo posto in Spagna. Sfiorò il titolo, finendo a soli 4 punti da Arenas. Nel 2021 il grande salto in Moto2, alla guida della Kalex del team Liqui Moly Intact GP. Il passaggio di categoria non è stato facile. Dopo il quattordicesimo posto della passata stagione, nel 2022 ha ottenuto i primi podi e la prima vittoria nel GP delle Americhe.

Moto2, i sacrifici di Tony

Il 21enne di Garbagnate Milanese è, attualmente, al quinto posto della classifica della Moto2. Nel corso della sua carriera ha lottato contro tutto e tutti per arrivare in alto. In una bella intervista a Speedweek, Arbolino ha confessato i suoi momenti più duri. “Cerco di prendere la vita con molta calma, anche fuori dalla pista – ha esordito l’italiano – sono un ragazzo giovane che ama questo sport, che è stata la mia passione sin da quando ero piccolo. Ho dato tutto, la mia famiglia ha dato tutto, anche dal punto di vista finanziario, per realizzare qualcosa in questo mondo”.

Non è stato facile per Tony riuscire ad entrare in questo mondo. “Vengo da una famiglia molto umile, sono anche cresciuto in un posto molto umile con i miei nonni. Questo mi ha aiutato molto e, anche crescendo, ho sempre mantenuto questo atteggiamento: preferisco prendermi le cose con calma, anche fuori pista. Ho sempre cercato di mettere lo sport al primo posto. Se stai pensando a qualcos’altro, quella cosa viene al secondo posto e automaticamente non funzionerà bene come potrebbe altrimenti. Sono cresciuto così. La mia famiglia me lo ha trasmesso fin da quando ero piccolo. Sono grato a loro per questo, perché me lo hanno insegnato, non solo in moto, ma anche al lavoro e nella vita di tutti i giorni”.

Due figure sono state molto importanti nel percorso di crescita di Tony: Carlo Pernat e Jorge Lorenzo. “Ho iniziato a lavorare con Carletto da quando ho premuto quell’interruttore. O meglio: sono andato da lui e gli ho chiesto se poteva aiutarmi. Perché sentivo che qualcosa stava cambiando in me e in questo mondo del motociclismo. Ero molto concentrato solo sulla moto e avevo bisogno di una persona che pensasse al resto. Ho un buon rapporto con Carlo, mi ha sempre tenuto in grande considerazione”. Con Lorenzo è stato amore a prima vista. Arbolino si trasferì in Svizzera grazie all’aiuto dell’ex centauro della Yamaha.

Ho cercato di fare di più, ma non potevo fare molto di più nella mia situazione. Nella mia piccola città, è stato difficile per me fare un altro passo nel campo della formazione e della preparazione. È lì che è entrato Jorge, che è venuto da me in Malesia mentre stavo facendo il massaggio e mi ha chiesto: ‘Dove abiti?’ E io ho risposto: ‘A Milano’. E lui: ‘Io a Lugano e cercavo un pilota forte con cui allenarmi. Vieni qui.’ È stata una sua idea. Mi ha dato la possibilità di lavorare con il suo allenatore. Allora ho fatto le valigie e sono andato a Lugano. Mia madre viveva lì con qualcuno, io ci dormivo sul divano perché l’appartamento era piccolo, per un anno. È stato un male per la schiena, un anno sul divano, ma ho dovuto allenarmi lì. Alla fine della giornata non abbiamo girato molto in moto, ma più in bici da corsa e tanto allenamento fisico”, ha raccontato Arbolino.

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