“Quasi morto, poi ho pensato al suicidio”: racconto shock dell’ex pilota

Noyes in un libro racconta cosa successe dopo il grave incidente del 2015 ad Aragon. L’ex pilota di CEV, Moto2 e Supersport si confessa.

Kenny Noyes
Kenny Noyes (©Getty Images)

Decidere di gareggiare con le moto è qualcosa che dà grande adrenalina, ma comporta anche molti rischi. Lo sa bene Kenny Noyes.

Nel luglio 2015 è stato protagonista di un bruttissimo incidente ad Aragon durante il warmup della tappa del FIM CEV Superbike, campionato di cui era campione in carica. La caduta con la sua Kawasaki gli ha procurato un trauma cranico ed è stato trasferito in ospedale, dove lo hanno indotto in coma farmacologico. Si è svegliato due mesi dopo l’incidente.

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Kenny Noyes racconta il suo dramma

Noyes ha scritto un’autobiografia intitolata “Desafíos de Superbike, Moto2 y Glasgow 3” in cui racconta come ha vissuto quel grave indicente di Aragon e ciò che è successo dopo. Non nasconde ciò che ha provato.

Il 42enne nato a Barcellona da genitori statunitensi scrive: «Ero praticamente morto. Un dottore mi disse che se fossi sopravvissuto avrei potuto sembrare un vegetale». Aveva il 50% di possibilità di tornare a una vita normale e la famiglia gli è stata vicino per dargli tutto il supporto necessario.

Kenny scrive di aver rivisto l’incidente 40 volte per memorizzarlo e non manca di criticare l’uso improprio dell’assicurazione sportiva e lo scarso aiuto avuto dalla federazione: «Gli sportivi sono come i gladiatori: diamo spettacolo, ci facciamo male o addirittura moriamo, ma il circo continua».

Noyes ha dovuto reimparare diverse cose al risveglio e ha anche fatto un pensiero estremo: «Con un grave trauma cranico sei di nuovo come un bambino che piange perché tutto è nuovo per lui. Sentivo di aver smesso di migliorare e in un momento di profonda depressione ho pensato davvero al suicidio».

L’ex rider ha le idee abbastanza chiare per il suo futuro e spiega cosa gli ha permesso di uscire da una situazione veramente complicata: «Voglio ancora tornare ad essere un livello sufficiente per essere un istruttore al Noyes Camp, ma non voglio mai più gareggiare. Sono ancora vivo e ora ho l’opportunità di iniziare un nuovo capitolo. C’è chi dice che continuo a migliorare grazie alla mia perseveranza personale, altri credono che sia stato grazie al sostegno incondizionato della mia famiglia, alcuni pensano che sia stata la fortuna e altri che tutto è stato realizzato grazie ai medici. La chiave è stata una buona combinazione di tutti questi fattori. Sono riuscito a resettare la mia vita».

Kenny Noyes
Kenny Noyes (©Getty Images)
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