Mika Hakkinen, buon compleanno al grande rivale di Michael Schumacher

Compie oggi gli anni Hakkinen, il finlandese due volte campione del mondo con la McLaren. Uno dei piloti che seppe battere Kaiser Schumi

Mika Hakkinen sul podio con Michael Schumacher. Mandatory Credit: Mike
Mika Hakkinen sul podio con Michael Schumacher (Foto Mike Cooper/Allsport / Getty Images)

Una carriera incredibile, culminata con due Mondiali, vinti contro non un pilota qualunque ma Michael Schumacher. Parliamo di Mika Hakkinen che oggi, 28 settembre, compie 53 anni.

Il finnico si avvicinò al mondo dei motori già da piccolissimo, anni in cui conobbe e fece amicizia con un altro futuro pilota di Formula 1, il connazionale Mika Salo. A 10 anni era già campione di kart, con titoli a ripetizione nelle varie categorie.

Hakkinen, fenomeno sin da giovane

Il 1987 fu l’anno del debutto su una monoposto, in Formula Ford 1600, serie in cui Hakkinen vinse il titolo al primo tentativo. Poi arrivarono le vittorie nella GM Opel Lotus Series e nel British GM-Vauxhall Series. Poi il salto in F3, dove arrivarono i primi duelli con Schumacher, come a Macao, quando i due vinsero una Manche a testa ma montarono le polemiche per un contatto in gara 2, vinta dal tedesco.

Ma è nel 1991 che il finlandese approda in F1, alla Lotus, grazie al connazionale ed ex campione Keke Rosberg, suo manager.

Lotus, McLaren e quell’incidente ad Adelaide

Le prime due stagioni in F1 per Hakkinen non furono troppo fortunate. Debuttò nel Gran Premio degli Stati Uniti su una Lotus che quell’anno era una delle peggiori che la scuderia, ormai in declino, avesse mai portato in pista. All’esordio, si qualificò tredicesimo e in gara si ritirò al 59º giro per noie meccaniche. Nel corso della travagliata stagione 1991 Mika conquistò due punti, frutto del quinto posto nel Gran Premio di San Marino.

Le cose migliorarono l’anno successivo, con undici punti totali e due quarti posti a Budapest e Magny Cours. Cosa che lo fece notare dai boss della McLaren, che lo ingaggiarono per il 1993. Per esordire però dovette aspettare la fine del campionato, visto che come piloti ufficiali c’erano un certo Ayrton Senna e Michael Andretti. L’addio anticipato dell’americano permisero quindi ad Hakkinen di conquistare i gradi di secondo pilota. E non deluse le aspettative, anzi.

Al Gran Premio del Portogallo ad Estoril, riuscì a piazzarsi in griglia in terza posizione, davanti al compagno di team ma in gara fu costretto al ritiro per incidente. Nelle qualifiche del successivo Gran Premio del Giappone, Häkkinen non riuscì per pochi centesimi a beffare nuovamente il brasiliano ma poi giunse terzo la domenica, conquistando il primo podio della carriera.

Nel 1994 divenne primo pilota dopo l’addio di Senna, ma la McLaren motorizzata Peugeot non fu tra le migliori monoposto del lotto. Conquistò comunque dei podi, il primo a Imola nel giorno della morte del brasiliano. Nel 1995 un’altra stagione con alti e bassi, condita però da due secondi posti a Monza e Suzuka. Ma nella gara finale ecco uno degli eventi più duri della sua carriera: un incidente durante le prove libere del venerdì ad Adelaide lo mandò in coma per alcuni giorni, ma la fibra dura gli permise non solo di riprendersi perfettamente ma anche di tornare a correre in F1.

I Mondiali contro Schumi

Nel 1996 e nel 1997, Hakkinen continuò a crescere, facendo le prove, per così dire, per quello che sarebbe arrivato dopo. A Jerez, ultimo atto del Mondiale ’97, arrivò il primo trionfo in F1, grazie anche al contatto Schumacher-Villeneuve negli ultimi giri. Quasi un contentino dopo i problemi passati nelle scorse stagioni. Ma il finnico non sapeva che la sua carriera stava per cambiare.

Nel 1998 infatti la McLaren, motorizzata Mercedes, divenne la macchina da battere. E Hakkinen il pilota favorito per il titolo. Ricominciò così la lunga sfida con Schumacher, come ai tempi delle formule minori. E stavolta fu lui ad avere la meglio, e non solo per una stagione ma per ben due di fila.

Nel 2000 poi la lotta fu ancora più serrata, con Hakkinen che recuperò nel finale lo svantaggio, anche grazie a sorpassi incredibili a Schumacher come quello a Spa, durante il doppiaggio di Zonta. Ma in Giappone, gara decisiva per il titolo, fu il tedesco a trionfare.

Nel 2001, alla fine di una stagione abbastanza deludente (solo 37 punti, 2 vittorie e tanti ritiri) Hakkinen decise di appendere il casco al chiodo. Dopo qualche anno confessò che dopo i due Mondiali vinti e dopo la nascita del figlio Hugo a fine 2000, le motivazioni cominciarono a calare. E per questo disse addio.

Hakkinen e Schumacher in lotta in Brasile nel 2000. Mandatory Credit: Mark Thompson / Allsport
Hakkinen e Schumacher in lotta in Brasile nel 2000 (Foto Mark Thompson / Allsport / Getty Images)

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