Gerhard Berger, auguri all’austriaco rimasto nel cuore dei tifosi Ferrari

Uno dei piloti più amati dagli appassionati per il suo carattere gioioso Berger. Nel 1988 la storica vittoria a Monza e nel 1989 il terribile incidente a Imola

Berger sulla Ferrari nel 1993 (Photo by Pascal Rondeau/Allsport/Getty Images)

I tifosi di F1 conoscono bene Niki Lauda, un austriaco simpatico sì ma non troppo. Piuttosto maniaco della precisione e senza peli sulla lingua. Ecco, Gerhard Berger è quanto di meno austriaco ci sia. Uno dei piloti forse meno conosciuti ma tra i più amati dai tifosi della Ferrari. E oggi, 27 agosto, compie 62 anni.

Berger, dal debutto ala prima parentesi in Ferrari

Suo padre era il proprietario di un’azienda di trasporti, dove Gerhard lavorava come autista. A partire dal 1979 iniziò però a partecipare ad alcune gare automobilistiche e nel 1982 si iscrisse al campionato Formula 3 tedesco. Nel 1984 ottenne due vittorie nella Formula 3 continentale, che gli consentirono di arrivare al terzo posto nella classifica finale e di ricevere le attenzioni da parte della scuderia tedesca di Formula 1 ATS. E debuttò proprio quell’anno nel Circus.

Nel 1986 subito il passaggio in Benetton, team neonato che portò alla vittoria in Messico. E fu il primo trionfo anche per Berger. Un successo che gli procurò la chiamata dalla Ferrari, per la quale corse dal 1987 al 1989. Anche qui i risultati non furono immediati, fu necessario aspettare le ultime due gare per vedere Berger sul gradino più alto del podio, ma le attese furono ricompensate. Grazie alla vittoria in Giappone Berger interruppe la serie di 37 gare senza primi posti per la Ferrari, allora la più lunga mai vissuta a Maranello, e con il successo ad Adelaide due settimane dopo, la Rossa tornò di nuovo a vincere due gare consecutive, cosa che non accadeva da sei anni.

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Nel 1988 l’unico successo stagionale fu proprio di Berger, ma dal valore importantissimo, visto che arrivava poche settimane dopo la scomparsa di Enzo Ferrari, avvenuta il 14 agosto. Una doppietta storica, con l’austriaco davanti al compagno di squadra Alboreto. E chiuse l’annata con il terzo posto nel mondiale. Nel 1989 invece un terribile incidente a Imola alla curva Tamburello per poco non gli costò la vita. Il tempestivo intervento degli uomini della Squadra Corse CEA, addetti alla sicurezza antincendio, permise il salvataggio dell’austriaco, che se la cavò con qualche ustione e una frattura a una costola.

L’esperienza amara in McLaren e il ritorno sulla Rossa

Nel 1990 la grande occasione con il passaggio alla McLaren, la macchina migliore del lotto. Peccato che al suo fianco ci fosse un vero osso duro come Ayrton Senna. Il brasiliano infatti conquistò il titolo mondiale, ripetendosi l’anno successivo, ma Berger contribuì a portare a Woking i due campionati costruttori. Alla fine chiuse la sua esperienza in McLaren nel 1992, con due vittorie.

Tornato in Ferrari, la situazione che trovò non fu delle migliori: non si vinceva una gara dal Gran Premio di Spagna 1990. Berger e Jean Alesi, con il quale divideva il garage, dovettero fronteggiare grossi problemi con le loro auto. Ma ci pensò ancora una volta lui a interrompere il digiuno che si viveva a Maranello, tornando alla vittoria nel Gran Premio di Germania del 1994. Quello fu l’unico primo posto della sua seconda esperienza in Ferrari, che si chiuse nel 1995, con il nuovo nuovo passaggio alla Benetton per il 1996 e 1997, proprio insieme ad Alesi. E fu qui che nel 1997 ottenne l’ultimo successo, a Hockenheim, quasi a chiudere il cerchio di una carriera comunque ottima.

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Gerhard Berger (Photo by Charles Coates/Getty Images)
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