Jackie Oliver, l’ex pilota che diede inizio alla favola Arrows in F1

Il 14 agosto del 1942 nacque Oliver, pilota con un passato nel Circus, che nel 1977 con altri personaggi creò il team Arrows

Jackie Oliver e l’attrice Ingrid Pitt (Photo by J. Wilds/Keystone/Getty Images)

Tra le favole che ha raccontato la F1 c’è quella di una scuderia che, seppur di secondo piano, ha sempre attratto le simpatie dei tifosi: la Arrows. Un team nato nel 1977 grazie anche all’iniziativa di un ex pilota, Jackie Oliver, che nacque proprio il 14 agosto del 1942, 79 anni fa.

Oliver e gli altri artefici della storia Arrows

La Arrows, che tra tutte le squadre che si sono alternate nei vari campionati è stata una delle più presenti in assoluto, ha disputato quasi 300 GP disputati tra la fine degli anni ’70 e gli inizi del 2000, ottenendo il 2° posto come miglior risultato in assoluto. Un appuntamento con la vittoria che mancò più volte, ed è forse questo che ha aumentato il fascino attorno alla sua storia.

A fondarla, oltre a Oliver, il finanziere italiano Franco Ambrosio, Alan Rees, Dave Wass e Tony Southgate. Tutti lasciarono la Shadow per dedicarsi al nuovo progetto, che sembrava essere promettente. Oliver aveva un passato come pilota, con un paio di podi in F1. E la nuova avventura lo elettrizzava. La Arrows debuttò in Formula 1 in tempo per la stagione 1978, con il giovane Riccardo Patrese al volante della neonata scuderia, poi affiancato dal tedesco Jochen Mass. E il primo podio arrivò poco dopo, al al Gran Premio di Svezia, con il secondo posto di Patrese. Sembrava poter nascere una nuova stella. E invece la Arrows rimase un’eterna Cenerentola.

Le vicende giudiziarie, la ripresa e la fine

L’ottimo avvio ed i risultati più che convincenti sembravano poter dare un’ulteriore spinta alla nuova squadra, ma era solo un’illusione: Ambrosio venne infatti arrestato per reati finanziari, e quasi contemporaneamente il team venne giudicato colpevole di plagio nei confronti della Shadow.

Sembrava mettersi male per Oliver e compagni, ma con l’inizio degli anni 80 il progetto sembrò ritrovare nuova linfa. In quell’anno il nuovo secondo posto negli Usa di Patrese, poi un buco fino al 1985, quando la Arrows ottenne i motori Bmw w ritrovò il podio al Gran Premio di San Marino con Boutsen, sempre secondo. Poi altri due terzi posti negli anni seguenti di Eddie Chever. Ma nel 1990 l’addio per problemi finanziari.

Nel corso del campionato venne concluso un importante accordo finanziario con l’imprenditore Kazuo Ito, che investì importanti capitali nella squadra. E viste anche le difficoltà economiche del team, Jackie Oliver decise di vendere la squadra ad Ito, con la Arrows che subì anche un cambio di denominazione ufficiale in Footwork Arrows a partire dal 1991.

Ma nel 1996 riecco tornare il nome Arrows in F1, anche se per poche stagioni. Tom Walkinshaw riacquistò le quote di maggioranza del team dando di nuovo vita alla Arrows a partire dal 1997. Proprio in quell’anno il grande exploit del fresco campione del mondo Damon Hill, che nel Gp d’Ungheria partì davanti e condusse la gara, fino a quando nell’ultimo giro un problema di benzina lo relegò in seconda posizione. L’ennesimo segnale di una favola che doveva rimanere incompiuta. Infatti fu l’ottavo ed ultimo podio della Arrows. Dal 1998 in poi, infatti, la squadra entrò in una crisi di risultati e di competitività piuttosto seria, tale da collezionare un numero impressionante di ritiri nel corso delle stagioni. Le uniche piccole soddisfazioni le regalarono Mika Salo e Jos Verstappen, che colsero entrambi un 4° posto come miglior risultato rispettivamente a Monaco (1998) e a Monza (2000).

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Hill supera Schumacher nel Gd’Ungheria del 1997 (Photo by Michael Coopern/Getty Images)
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