77 anni fa nasceva Patrick Depailler, il pilota che non aveva paura

Di Depailler Ken Tyrrell disse: “È stato un ragazzino per tutta la vita. E aveva questa convinzione fiduciosa che alla fine sarebbe andato tutto bene”

Patrick Depailler sulla Tyrrell. Mandatory Credit: Tony Duffy/Getty Images

Era il 9 agosto del 1944 quando a Clermont Ferrand, proprio dove sorgeva uno dei circuiti più difficili di quel periodo, nasceva uno dei miti della F1, Patrick Depailler. Uno dei piloti più spericolati del Circus, pari solo forse a Gilles Villeneuve. E come lui morì facendo quello che più amava, guidare una monoposto.

Depailler, da sempre amante della velocità

Il padre ne avrebbe voluto fare un serio professionista, che seguisse il suo esempio, ma Patrick amava il rischio. Amava la velocità, tanto che tra i suoi miti c’era un certo Jean Behra, altro pilota francese morto nel 1959 a seguito di un incidente occorsogli alla guida della sua Porsche in una gara di contorno al Gran Premio di Germania di Formula 1.

In realtà cominciò sulle moto, spinto dalla passione di chi vuole sentire l’adrenalina scorrere nelle vene. Lo fece in una gara del Motomondiale 1966 in sella a una Bultaco 250 sul tremendo Nurburgring d’Auvegne, ovvero la vecchia Charade di Clermont Ferrand. Poi però il passaggio alle 4 ruote, spinto anche dal padre. Depailler cominciò a farsi le ossa nel 1967 nel programma “L’Operation Jeunesse”, che lanciò sia lui che Henry Pescarolo al volante delle Lotus Seven.

Poi lo sbarco in Formula 3 francese, che conquistò nel 1970 al volante di un’Alpine A360-Renault. In stagione conquistò 7 vittorie, 2 secondi posti e un terzo. Poi la Formula 2, che lo lanciò definitivamente verso la F1.

L’approdo in F1 e la tragica fine

L’azienda petrolifera francese Elf lo sostiene durante la sua ascesa. E nel 1972 arriva la chiamata nel Circus con la Tyrrell. L’esordio fu, neanche a dirlo, nel Gran Premio di Francia, sulla pista di Clermont Ferrand, a pochi chilometri da dove è cresciuto Depailler. Una gara sfortunata però, che lo vide vittima di una foratura e di una chiusura nelel retrovie.

Depailler ebbe una seconda opportunità nel Gran Premio degli USA, ultimo gp della stagione, in cui chiuse settimo. Nel 1973 doveva avvenire il suo debutto come pilota ufficiale, ma un incidente in moto lo mise fuori gioco. Poco o male, perché l’appuntamento fu rimandato solo all’anno successivo, sempre con Tyrrell.

Il 1976 fu la sua migliore stagione in F1. Nelle prima otto gare conquistò ben 5 podi, tanto che al termine del Gran Premio di Francia, ottava gara della stagione, e giro di boa del campionato, Depailler aveva 26 punti in classifica, appaiato al secondo posto della graduatoria con James Hunt, che poi vinse il titolo. Dal Gran Premio di Spagna il transalpino guidò la Tyrrell P34, l’unica vettura a sei ruote che abbia mai corso nel mondiale di Formula 1.

Sempre in quella stagione si rese protagonista di un GP eroico, in Canada, quando negli ultimi giri subì una rottura nel sistema del carburante. La benzina entrò nell’abitacolo e i suoi gas quasi lo stordirono, ma lui resistette e fu estratto dall’abitacolo subito dopo il traguardo, quasi incosciente.

La prima vittoria arrivò solo nel 1978 a Monaco, bissando il successo l’anno dopo a Jarama. Il 3 giugno del 1979 invece, uno schianto in deltaplano al Puy de Dôme costrinse Patrick ad una lotta contro la morte fuori dalle piste. Si fratturò gambe e caviglie riportando anche varie ferite alle braccia. Per questo Guy Ligier lo licenziò. Ma in suo aiuto arrivo l’Alfa Corse, che propose a Depailler un volante per la stagione 1980. Ma in un test in Germania perse il controllo della vettura e morì per le gravi ferite riportate.

Di lui Ken Tyrrell disse: “Patrick era molto francese, mai senza una Gauloise, amava il vino rosso. Per molti versi è stato un ragazzino per tutta la vita, sempre desideroso di andare a sciare o andare in moto. E aveva questa convinzione fiduciosa che alla fine sarebbe andato tutto bene. Ha vissuto per il presente”.

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Depailler ai box nel 1978. Mandatory Credit: Tony Duffy/Getty Images
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