La nuova pista di MotoGP già sotto accusa dall’Onu: “Violati i diritti umani”

L’Onu ha scritto un rapporto di fuoco sulla violazione dei diritti umani nella costruzione della nuova pista di MotoGP in Indonesia

I lavori di costruzione della nuova pista di MotoGP a Mandalika, in Indonesia
I lavori di costruzione della nuova pista di MotoGP a Mandalika, in Indonesia (Foto Dorna)

La MotoGP ha annunciato il ritorno del Gran Premio dell’Indonesia nel calendario del campionato del mondo 2022. Ad ospitarlo sarà il circuito cittadino di Mandalika, costruito nell’ambito di un progetto turistico da tre miliardi di dollari che coinvolge l’isola di Lombok, e che comprenderà anche la costruzione di alberghi e di un campo da golf.

Già verso la fine di questa stagione il Motomondiale dovrebbe organizzare un test su questo tracciato, dove il Mondiale Superbike correrà da novembre. Ma il GP, appena annunciato, è già finito nel mirino delle Nazioni Unite, che il 31 marzo scorso ha scritto un rapporto di fuoco.

Gravi accuse dell’Onu sul progetto MotoGP in Indonesia

Il relatore speciale dell’Onu per i diritti umani, Olivier De Schutter, ha sottolineato come per costruire l’impianto si sia proceduto alla distruzione di case, campi, sorgenti d’acqua e luoghi culturali e religiosi, ma anche all’espulsione della popolazione locale, minacciata e cacciata con la forza senza alcun indennizzo.

Informazioni che, si legge nel rapporto, giungono da “fonti credibili”. L’Onu se l’è presa anche con la Asian Infrastructure Investment Bank, che ha gestito il miliardo di dollari di investimenti privati con cui è stato finanziato il progetto, accusandola di essere “complice” delle violazioni dei diritti umani. “Non possono voltarsi dall’altra parte”, scrivono gli esperti che hanno redatto il documento.

“Il progetto Mandalika mette a rischio i lodevoli impegni del governo indonesiano”, rincara la dose De Schutter. “Il tempo dei circuiti e dei progetti delle grandi infrastrutture turistiche, che beneficiano solo una manciata di attori economici invece dell’intera popolazione, è ormai passato. Facciamo pressione sul governo dell’Indonesia affinché questo progetto rispetti i diritti umani e la legalità”.

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