Leclerc si racconta: “Da bimbo ero pazzo e sognatore. E già tifoso Ferrari”

Charles Leclerc si racconta in una lunga intervista, in cui ripercorre anche la sua infanzia e la nascita della sua passione per la Ferrari

Charles Leclerc
Charles Leclerc (Foto Ferrari)

Una bella intervista, profonda e sincera, quella in cui Charles Leclerc si è raccontato ai microfoni del magazine DLui di Repubblica. Nonostante gli attuali risultati non all’altezza delle aspettative di una squadra così gloriosa, il Piccolo principe ha comunque ribadito il suo orgoglio di difendere i colori della Ferrari.

Che cosa rende così speciale Maranello? Semplice: “Abbiamo i tifosi, che il resto delle squadre non avranno mai”, spiega il monegasco. “Abbiamo milioni di fan in tutto il mondo. La passione che crea la Ferrari è ciò che le altre squadre ci invidieranno sempre”.

Il primo di questi tifosi, da molti anni prima di mettere piede nell’abitacolo di una Rossa, era proprio lui: “Una volta ho approfittato del balcone di un amico per assistere al GP di Montecarlo“, ricorda. “Ero molto giovane all’epoca. Anche per strada cercavo solo le macchine rosse e non so nemmeno spiegare perché. Probabilmente sono nato un tifoso della Ferrari senza saperlo. Mi sembrava un sogno irraggiungibile essere un giorno un pilota Ferrari, quindi quando mi vedo in rosso ogni giorno è un’emozione incredibile”.

Leclerc, ragione e sentimento

Leclerc ripercorre così la sua infanzia, di appassionato di automobilismo ma anche di corridore in erba: “Quando ero bambino, ero davvero pazzo. Ero un giovane aspirante pilota con il 95% di emozioni e solo il 5% di razionalità. Quindi ho lavorato duramente su me stesso, anche mentalmente, per cambiare un po’ quelle percentuali”.

Non che si sia improvvisamente trasformato in un ragioniere, anzi: “Vivo questo sport con passione e dedizione. Non diventerò mai un pilota freddo e calcolatore, ma ci sono alcune cose a cui devi pensare nel modo giusto quando sei in pista. Ecco perché cerco di essere per il 55% razionale e per il 45% istintivo. So quanto è stato bello vedere i miei idoli sul podio in passato, quando vincevano gare e titoli, quindi so quanto serva essere perfetti per raggiungere quegli obiettivi”.

Il sogno della Formula 1

Ci vuole precisione, ma anche ambizione: quella che a Charles Leclerc non è mai mancata. “Dicevo al mio giovane me stesso di continuare a sognare, di puntare sempre alle stelle, di avere determinazione e pazienza, perché a volte non sono stato clemente con me stesso”, spiega. “Certo, non dobbiamo dimenticare che questo è un lavoro, ma anche uno sport. Per essere felice devi amare quello che vuoi e quello che fai”.

Il vero salto di qualità, però, lo ha fatto quando è arrivato nel massimo campionato a quattro ruote: “Nei tre anni trascorsi dal mio debutto in F1 sono maturato molto più rapidamente”, conclude. “Non sapevo che ambiente chiuso sarebbe stato il circus: dall’esterno non si riesce a percepire quanta pressione c’è su di te”.

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Charles Leclerc
Charles Leclerc (Foto Ferrari)
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