La Polestar è un marchio molto chiacchierato al giorno d’oggi, che ha forti legami con una casa più nota. Ecco i dettagli.
Il mondo delle quattro ruote non sta vivendo un periodo facile a seguito della crisi di vendite, ma questo non impedisce ai nuovi costruttori di affacciarsi sulla scena con una notevole offerta di veicoli. Oggi vi parliamo della svedese Polestar, nata nel 1996 e con sede a Goteborg, controllata attualmente da Volvo Cars. Negli ultimi mesi, c’è stato un importante cambiamento nell’assetto societario, dal momento che la stessa Volvo ha scelto di diminuire al solo 18% la propria partecipazione.
Il motivo sta negli alti costi di gestione delle auto elettriche, sulle quali la Polestar ha puntato tutto, e che per il momento non stanno dando enormi risultati. Questo brand nacque nel 1996 come scuderia automobilistica, per poi legarsi sempre di più alla Volvo. Ne è diventata una divisione nel 2015, per poi produrre dei modelli con il proprio marchio soltanto nel 2017. Dunque, sono appena 7 anni che la Polestar costruisce auto realmente in proprio. Andiamo a scoprire ora la sua gamma e quali scelte sono state fatte in chiave presente e futura.
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Polestar, si punta tutto sull’elettrico
La Polestar è uno di quei costruttori che ha scelto di puntare tutto sulle auto elettriche, ed anche la Volvo, che fa parte del colosso cinese Geely, ha scelto per la transizione verso le emissioni zero. Dunque, anche nella Polestar c’è un’importante impronta del paese del Dragone, di cui si sta sfruttando il know-how per presentare delle BEV efficienti, performanti e disponibili a cifre più competitive rispetto alla concorrenza.
Al momento, la gamma della Polestar è composta da 3 modelli, la 2, la 3 e la 4, e va detto che i prezzi, in ogni caso, non sono poi così economici per la clientela comune. La Polestar 2 parte infatti da 54.393 euro, ed è quella più economica in assoluto. Per la 3 ci vogliono ben 65.500 euro, mentre la recente 4, vale a dire un SUV elettrico ad alte prestazioni, sono richiesti almeno 84.500 euro. Questo rende bene l’idea del perché le BEV siano ancora così poco redditizie, con i clienti che faticano ad acquistare modelli tanto costosi. Vedremo se le cose cambieranno in seguito.