Chi produce i motori della Beta? Ecco la storia di un brand leggendario

Vi sono marchi che, nell’ambito delle due ruote, hanno fatto la differenza. Beta ha creato una identità che ha lasciato un segno.

Tutte le favole moderne iniziano con un c’era una volta e non differisce la favola italiana Betamotor. Nel 1904 c’era il meccanico Giuseppe Bianchi, il quale aprì a Firenze una piccola officina – negozio per la riparazione di velocipedi, che si dedicò alla produzione di bici fino al secondo dopoguerra. Nel 1951, la società formata dalle iniziali dei soci: Bianchi Enzo e Tosi Arrigo sarà conosciuta come Beta.

Chi produce i motori della Beta? Ecco la storia di un brand leggendario
Beta – Tuttomotoriweb.it

La casa motociclistica italiana con sede a Rignano sull’Arno in provincia di Firenze a circa 20 km dal capoluogo, dà vita al velomotore nel 1948, un telaio da bicicletta con attaccato un motore ausiliario a rullo Garelli Mosquito 38 A. Dal 1950 al 1955 le moto Beta furono equipaggiate con i motori prodotti dalla FBM, società creata da Franco Morini ed Alfonso Morini. Tantissime case produttrici di moto sono nate come officine di biciclette.

Nel 1956, a causa dello scioglimento della società FBM, fornitrice dei motori per la Beta, le forniture di motori, passano direttamente alla Motori Franco Morini, la ditta creata da Franco Morini, cioè l’ex socio di Vittorio Minarelli nella FBM. Dal 1970 ad oggi la Beta è particolarmente rinomata per le moto da trial, grande l’impegno in tutto il fuoristrada, senza trascurare la gamma dei ciclomotori. La Beta svilupperà la costruzione delle sue moto nel settore del cross e della regolarità, diventando così la prima casa italiana a impegnarsi ufficialmente, ottenendo risultati importanti, nella classe 500 del mondiale di motocross.

Beta, un intreccio dal sapore di terra

Il brand sullo sterrato fece faville, conquistando numerosi traguardi. Verrà poi sviluppato il settore del trial (con ben 13 titoli mondiali di categoria vinti), ed in seguito create versioni da enduro, supermotard, motoalpinismo e scooter come l’Ark. All’inizio degli anni ’90 scoppiò una vera e propria mani per le moto enduro in Italia. I ragazzini ammiravano i centauri che correvano sui campetti con le ruote tassellate e volevano un KTM, una Aprilia o una Beta. Date una occhiata all’intervista esclusiva al campione Alessandro Lupino.

Beta, un intreccio dal sapore di terra
Beta, un successo dal sapore di sterrato (Adobe) tuttomotoriweb.it

L’ingresso in azienda di Lapo Bianchi segnerà un’altra tappa importante, nella vita del brand. Beta produrrà in proprio tutti i suoi motori a 2 e 4 tempi che invece prima era fornito dall’austriaca KTM. Nel 2016 vincerà il suo primo titolo mondiale enduro con la 300RR nella categoria E3, portata al successo dall’inglese Steve Holcombe. Un trionfo che in molti attendevano da anni dalle parti di Rignano Sull’Arno.

L’azienda, dopo oltre 100 anni dalla fondazione, è ancora protagonista delle due ruote a comprova che la passione, l’impegno e il genio italiano fanno sempre la differenza quando si parla di motori. Dal 1972 lo stabilimento produttivo ha sede a Rignano Sull’Arno, nei pressi di Firenze, dove sono presenti 111 dipendenti. La Betamotor S.p.A., con una produzione di circa 17.000 mezzi l’anno e circa 15mila motori, non ha più i numeri dell’epoca d’oro dei motori, ma continua ad essere una delle realtà più romantiche dell’enduro italiano.

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