Se credete che i motori delle Ferrari siano sempre stati prodotti a Maranello rimarrete meravigliati. Ecco la verità sulle PU della Rossa.
La Ferrari è una delle case automobilistiche più gloriose del Motorsport. Nessun team può vantare più titoli nella storia della Formula 1. I risultati attuali sono impietosi con un distacco dalla vetta imperdonabile. Alla vigilia della nuova era delle vetture ibride ad effetto suolo c’era la piena convinzione di riuscire a fare la differenza per le posizioni nobili della classifica.
I risultati non sono stati all’altezza delle aspettative, per la delusione della dirigenza, dei fan e anche dei piloti. Tutto è nato con il passaggio alle Power Unit ibride. La Rossa non era pronta al grande salto e per anni ha preso paga dalla Mercedes. Quest’ultima ha vinto otto mondiali di fila. Il team emiliano è tornato competitivo nel 2017 e nel 2018 con Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen, tuttavia è sempre mancata la zampata decisiva per lottare per il titolo.
In termini di affidabilità e performance i motori delle Rosse hanno sempre pagato un gap consistente. Tutti ricorderanno lo scandalo dell’accordo segreto firmato dai vertici del Cavallino al termine del 2019. Si trattò di un intesa con la FIA per non divulgare le informazioni relative alle PU della SF90. La responsabilità fu data all’ex t.p. Mattia Binotto, ma a capo dei motoristi della GeS c’era Wolf Zimmermann, responsabile dell’area PU.
La realizzazione dei motori Ferrari
La casa modenese aveva siglato una collaborazione tecnica con l’austriaca AvL. Le PU tornarono ad essere progettate e realizzate solo nel Reparto Corse del Cavallino dal 2018, come riportato sulle colonne di Motorsport.com. L’ing. tedesco Wolf Zimmermann, che nell’ottobre 2014 aveva lasciato la Mercedes AMG per arrivare al reparto motori del Cavallino, fu sollevato dal suo incarico.
La Ferrari, seguendo il diktat del suo ex Presidente Marchionne, aveva seguito una strada tutta italiana. La collaborazione tra la Ferrari e l’austriaca AvL nei 3 anni precedenti non aveva permesso, ugualmente, alla squadra di trionfare in F1. La nuova riorganizzazione non ha portato stravolgimenti clamorosi, anzi. L’italianissima Ferrari non ha fatto progressi.
Dopo i proclami del nuovo Presidente John Elkann ci si attendeva almeno una bagarre mondiale, ma Leclerc e Sainz hanno raccolto pochissimo. Dal suo arrivo a Maranello il monegasco ha vinto 5 GP in 5 anni, mentre Sainz ha conquistato una sola tappa nel 2022, sul tracciato di Silverstone. Troppo poco per una squadra che dovrebbe sempre avere l’ambizione di vincere. La SF70H era parsa la monoposto più evoluta dal punto di vista telaistico e aerodinamico, ma gli sviluppi non sono stati favorevoli.
Lo sviluppo del motore 2018 era stato affidato alla AvL e i risultati in termini di affidabilità sono stati deludenti. Nel 2023, però, la Ferrari non ha messo in pista né una monoposto indovinata sul piano progettuale né una Power Unit affidabile e veloce. La Scuderia deve ripartire da queste macerie per una nuova fase degna della storia del Cavallino.