Carburante sempre più caro? Vi sveliamo a cosa è dovuto e perché

Il tema accise è tornato all’ordine del giorno di recente, quando in Italia il prezzo del carburante è volato alle stelle. Ma che cosa sono?  

Erano tornate al centro dei discorsi quando allo scoppio della guerra in Ucraina il costo del petrolio aveva subito un’impennata. L’allora esecutivo presieduto da Mario Draghi, nel tentativo di alleviare i dolori delle tasche degli italiani, fortemente messe alla prova, le aveva in parte rimosse. Tuttavia, una volta superata l’emergenza sono state reintegrate  e i prezzi al distributore di benzina si sono rialzati. Per chi non lo avesse capito, stiamo parlando delle accise. La famosa tassa sul carburante nata per ragioni fiscali.

Carburante (AdobeStock)
Carburante (AdobeStock)

Nello Stivale questo extra ha coinciso spesso con eventi catastrofici. In pratica, per fare il rabbocco si paghiamo un tot di centesimi in più per aiutare la ricostruzione di città, villaggi e quant’altro colpiti da sismi o alluvioni.

Oggi l’innalzamento delle cifre viene sfruttato per disincentivare l’acquisto di automobili ad alimentazione comune, e di contrasto ad incoraggiare il passaggio alle vetture elettriche o ibride.

Cosa sono le accise e chi le ha introdotte

Fatta la premessa addentriamoci nella spiegazione. Queste tasse sono storicamente imposte dal Governo e la loro prima apparizione data 1935, nell’anno del conflitto in Abissinia. Sulla carta questo plus che fa lievitare il prezzo utile per fare il pieno, dovrebbe essere utilizzato oltre che per i motivi già espressi, anche per la copertura dei lavori stradali.

A determinarne l’entità è chi è al comando della nazione sulla base dei seguenti fattori: la volatilità del prezzo del greggio, il tasso di cambio, le esigenze fiscali, il costo delle infrastrutture e l’ambiente.

Per quanto ci riguarda, l’accise rappresenta il 40% per prezzo ufficiale al dettaglio, IVA esclusa. Il loro incremento e di conseguenza quello del diesel o della benzina, innesca un effetto domino, in quanto tutte le merci trasportate su gomma, subiscono un rincaro, alla luce appunto del maggior costo per la produzione e la distribuzione.

Alcuni Paesi poi, come detto, utilizzano la tassa per invogliare i cittadini ad investire su veicoli a basse emissioni, o addirittura per finanziare progetti riguardanti le energie rinnovabili.

Come funziona in Italia

Da noi le accise sul carburante sono determinate a livello nazionale e comprendono l’imposta stessa e l’IVA. Genericamente è più salata per gasolio e benzina. Un po’ meno per il GPL. Per verificare l’andamento del loro valore, che varia settimanalmente, basta consultare il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Genericamente siamo nell’ordine degli 0,73 centesimi per quando concerne la benzina e 0,62 euro al litro per il diesel.

Dunque, per riassumere, inserire una tassazione sull’utilizzo del carburante ha un chiaro fine fiscale, nonché ambientale. Senza dubbio l’impatto sul costo finale del fluido che permette ai mezzi a due e quattro ruote di funzionare si fa sentire. Tanto che, soprattutto in questi ultimi mesi, recarsi ad una stazione di servizio equivale ad un semi-salasso. Quindi non esattamente il massimo in una fase già tanto delicata per il mondo del lavoro nel Bel Paese, dove le pretese sono sempre più elevate, e gli stipendi costantemente al ribasso.

Per contro c’è la questione green a rendere più accettabile la spesa extra. Nella speranza che tutto questo serva un giorno a vivere in luoghi più sani e con un’aria più respirabile.

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