Conoscete la prima storica auto elettrica? Storia pazzesca

L’auto elettrica, con una grande spinta politica, diventerà sempre più popolare. A partire dal 2035 saranno le sole immesse sul mercato.

Le auto elettriche sono già diventate popolari in molti nazioni europee. In Italia stentano a decollare, anche a causa dei prezzi esorbitanti e di una rete di colonnine non, adeguatamente, sviluppata. Gli italiani sono scettici anche in merito al piacere di guida delle possenti EV, oltre ad un mercato dell’usato ancora imprevedibile.

Auto elettrica (Adobe Stock)
Auto elettrica (Adobe Stock)

Molti pensano che le auto elettriche siano state create di recente, ma sono nate tantissimi anni fa. E’ diventata una faccenda attuale, solo perché negli anni si è consolidata l’idea che il motore a scoppio fosse quello più affidabile e adatto a coprire le lunghe distanze. Pensate che la prima auto elettrica è stata realizzata nel 1867. Proviamo a riavvolgere il nastro per scoprire come sono evolute da allora.

L’Italia si era unificata solo da 6 anni e ancora doveva completare la sua composizione. La Germania era, banalmente, una confederazione di Regni. Un altro mondo rispetto a quello attuale, ma nel 1867 ci fu un genio in grado di comprendere le potenzialità dell’elettrico. Il precursore fu il fisico francese Gaston Planté.

Nato ad Orthez, il 22 aprile 1834, a soli 20 anni fu preparatore di fisica al Conservatoire des Arts et Métiers di Parigi e vi occupò poi la cattedra di fisica. Dal 1860 passò alla cattedra di fisica all’Association Polytechnique, ma dopo 2 anni dovette lasciare l’insegnamento a causa di problemi di salute. Nonostante una salute precaria, il fisico si lanciò nello studio della polarizzazione voltaica, dedicandosi alla costruzione dell’accumulatore elettrico al piombo che porta il suo nome nel 1859.

Paternità non italiana

L’importanza delle sue scoperte fu riconosciuta soltanto nel 1882 quando l’Académie des Sciences gli assegnò il premio Lacaze. Gaston Planté decise di devolvere l’ammontare del riconoscimento alla Società degli amici della Scienza. Una delle sue idee più sensazionali fu la scoperta di un dispositivo meccanico che nominò macchina reostatica.

I condensatori, caricati in parallelo, potevano scaricarsi in serie. L’operazione generava una tensione elettrica molto alta. Il funzionamento era prodotto dalla rapida commutazione di appositi contatti disposti su un asse rotante. In pratica si trattava di un moderno generatore di Marx. Dopo essere stato omaggiato con la Legion d’Onore, si occupò anche di meteorologia fisica e di fisica cosmica. Tra le sue opere troviamo numerose monografie e l’opera Recherches sur l’électricité. Morì nel 1889 e la sua tomba si trova nel cimitero di Père-Lachaise

Il pioniere francese aprì, comunque, degli scenari impensabili. Il piombo poteva essere il metallo adatto per poter creare una pila con una grande potenza, sfruttando gli elettrodi che venivano immersi in acido solforico. L’ossidazione positiva determinò la creazione di una pila reversibile che poteva essere ricaricata. Con una potenza di 2 volt nacque il primo accumulatore elettrico della storia.

La nascita della prima auto elettrica

La scoperta si perfezionò, ulteriormente, negli anni avvenire con Franz Kavogl, un uomo che sfruttò la pila per avviare un piccolo triciclo elettrico. Thomas Edison intuì la scoperta, presentando il “Generatore Piromagnetico” e arrivando ad un concetto di spostamento vero e proprio con una batteria. Edison comprese che il generatore poteva sprigionare una quantità di energia tale da poter far funzionare una vettura.

La batteria venne prodotta in Nichel-Alcalina, più affidabile del piombo, ma i costi erano alti. Per questo motivo le auto elettriche furono accantonate per puntare su motori termici. A quel punto Edison chiese aiuto a Ford, ma l’imprenditore americano declinò la proposta. Un secolo dopo la Ford parla di rivoluzione elettrica, mentre le vetture termiche sembrano destinate a finire nei musei.

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