La McLaren strizza l’occhio al passato: svelato il nuovo nome

Come cifra stilistica ormai nota del CEO Brown, la McLaren punta ancora una volta con un omaggio alla sua storia. Ecco come si chiamerà.

Con l’addio di Ron Dennis e l’ingresso al vertice della scuderia dell’americano Zak Brown, la McLaren si è pian piano riavvicinata alla sua tradizione. Prima riprendendo il color papaya delle origini. E ora modificando la denominazione. Se dal 2017 in avanti la sigla identificativa utilizzata era MCL affiancata al numero di monoposto fino ad allora prodotte, quindi dal 32 al 36, per il 2023 si è optato per qualcosa di diverso.

Per celebrare l’anniversario dalla sua fondazione per mano di Bruce McLaren, l’auto si chiamerà MCL60. 

McLaren (Adobe Stock)
McLaren Logo (Adobe Stock)

A darne conto, un breve video apparso sui social ufficiali del team, in cui appaiono vetture storiche e altre, stradali, più moderne. “Orgogliosi del nostro passato, abbracciamo il nostro presente, dando forma al futuro“, l’intestazione motto che, ancora una volta, sottolinea come non si debbano dimenticare le proprie origini e radici mentre si marcia lentamente verso il domani.

La McLaren cambia nome e si pone nuovi obiettivi

L’augurio che si fa l’equipe di Woking è che questo omaggio al padre fondatore sia un primo passo per il ritorno ai primi posti della F1. Alle spalle del marchio brillano infatti otto titoli costruttori e ben dodici tra i piloti. Traguardi di tutto rispetto che, purtroppo, mancano da troppo tempo. L’ultimo sigillo iridato ci porta indietro al 2008 con un Lewis Hamilton imberbe, genio e sregolatezza, spesso sotto il radar della FIA per le sue intemperanze.

Da quel momento sembra trascorso un secolo fatto ancora di qualche gioia, ma soprattutto di molti dolori. Terza nel 2009, seconda nel 2010 e nel 2011, sarà di nuovo terza nel 2012 e poi quinta nell’ultimo campionato con i motori endotermici. Una sorta di inizio della fine, che porterà con l’avvento delle laboriose e costose power unit ad un tonfo brutale. Lontanissima dai posti che dovrebbero essere di sua competenza, la squadra inglese, precipiterà in un impasse quasi inspiegabile.

Neppure il ritorno di Fernando Alonso porterà dei benefici. Così come fallimentare sarà il rapporto riallacciato con Honda, ovvero il motorista dell’era d’oro di Senna e Prost.

Con il Samurai e il propulsore nipponico, il team vivrà forse la sua fase più dura e amara, prima di rinnovare tutto il pacchetto e riprendere un po’ di terreno. Via l’ingombrante campione iberico e affidata la PU alla Renault, ci saranno dei miglioramenti. Un ulteriore step si verificherà grazie alla partnership con Mercedes diventata realtà nel 2021.

A dare una mano ci penserà anche il giovane talento di Bristol Lando Norris, sebbene l’unica vittoria di questo lunghissimo periodo di secca, cominciato nel 2012, è stato firmato dal bistrattato Daniel Ricciardo, a Monza, due stagioni fa.

Il driver di Perth è stato un po’ la scommessa persa della dirigenza, che per la nuova annata ha deciso di puntare su un connazionale con svariate primavere in meno, ovvero Oscar Piastri.

Classe ’99 il britannico, 2001 l’aussie, nei prossimi mesi dovranno affrontare l’arduo compito, sfruttando la loro fame di affermazione e la loro gioventù, di far risalire un brand prestigioso da troppo tempo in affanno.

Impostazioni privacy