Bagnaia rivela il segreto del suo successo: ecco cosa è cambiato in Ducati

Il campione di MotoGP Bagnaia ripercorre la sua stagione nel corso di una festa organizzata a Bologna e fa un’importante ammissione.

Nell’anno in cui avrebbe dovuto tornare al successo la Ferrari, a trionfare è stata invece un’altra Rossa. Quella di Borgo Panigale. Con una rimonta incredibile costruita dopo la pausa estiva Francesco Bagnaia ha mangiato 91 punti al “terribile” Diablo Fabio Quartararo, ribaltando una situazione che pare già segnata a suo sfavore.

Così, dopo una lunga astinenza cominciata nel 2007 quando Casey Stoner fece la storia, la Ducati è tornata sul tetto del mondo. E non solo in MotoGP. Pure in Superbike con Alvaro Bautista.

Il pilota Ducati Pecco Bagnaia (LaPresse Foto)
Il pilota Ducati Pecco Bagnaia (LaPresse Foto)

Un bottino pieno che non poteva non essere festeggiato. E quale luogo migliore di Piazza Maggiore a Bologna.

Accolto dal calore della folla accorsa per celebrare nonostante il maltempo, Pecco è stato un fiume in piena di ricordi e propositi per il futuro. Tra questi, quella di partecipare e trionfare in una delle corse di durata simbolo delle due ruote.

Tornando però con la mente al GP di Valencia che lo ha consacrato iridato della classe regina del motomondiale, il piemontese ha ammesso:  “E’ stata una stagione complicata. Con tanti alti e bassi. Ci abbiamo messo un po’ per far sì che ogni cosa funzionasse al meglio”.

Diversi i momenti di confusione e incertezza per quanto concerne lo sviluppo. In Indonesia poi, è avvenuta la svolta. “Da lì abbiamo preso un’altra strada, che è quella che ci ha portato al successo“.

A rendere  l’obiettivo più complicato da raggiungere, due errori di peso commessi dal pilota di Torino in Francia e in Germania.  “Ma hanno anche reso tutto più bello, perché un recupero del genere è stato qualcosa di incredibile“, ha giubilato forte di un risultato che poi è effettivamente venuto.

Bagnaia campione, l’importanza del collettivo

Un momento cruciale, secondo il 25enne è stato Assen. Lì aveva avuto occasione di confrontarsi con tutti i membri della squadra e mettere le basi per la portentosa scalata effettuata.

Il supporto di tutti ci ha portato a vivere una seconda fetta di Mondiale fantastica“, ha affermato. “Abbiamo vinto quattro corse di fila. Mentre ad Aragon ho chiuso secondo dopo aver lottato con Bastianini. In Giappone, invece, ho sbagliato a non fare il ragioniere. Però quell’atteggiamento mi ha aiutato ad essere più sereno nei round successivi“, ha cercato di guardare al lato positivo degli intoppi, promuovendo globalmente la propria condotta.

Soffermandosi sui GP più significativi di un’annata clamorosa, il ducatista ne ha pescati tre dal mazzo. Il Sachsenring, in quanto il ko rimediato gli è servito da sprone. Silverstone perché nonostante una velocità che non c’era, è arrivato lo stesso il primo posto. Quasi un segnale di quello che sarebbe stato il suo destino. Quindi la Tailandia, in cui il passo era sostenuto, ma la pioggia ha rovinato tutto.  “Inoltre in griglia di partenza un ospite davanti a me ha avuto un malore e non sono riuscito a concentrarmi“,  ha confidato un dettaglio sconosciuto.

In barba a tutto arrivò comunque una solida terza piazza a dispetto delle notorie difficoltà dell’italiano a gestirsi su pista bagnata. “L’unica cosa a cui pensavo era rimanere attaccato a chi mi precedeva, ovvero il mio compagno di team Miller. Nel complesso sono veramente orgoglioso della mia performance in quell’evento“, ha gongolato.

Non è ancora il momento di pensare al futuro

Un po’ come quando si sta facendo un bel sogno e non ci si vuole svegliare, il nuovo riferimento della MotoGP ha predicato la calma, sostenendo di non aver ancora intenzione di voltare pagina. “Voglio godermi ciò che è stato. ho massima fiducia nei nostri ingegneri, per cui passerò un inverno tranquillo. Essere l’uomo da battere è qualcosa di speciale, ma ci sarà tempo per preoccuparmi“.

E visto che del 2023 non vuole saper niente, il campione Moto2 del 2018 è andato oltre. Ad un altro desiderio. Quello di uscire dal giardinetto della top class e provare una disciplina diversa. Non però la SBK o l’elettrica Moto E, bensì la 8 Ore di Suzuka.

Mi piacerebbe molto farla, anche se non credo riuscirò a convincere i vertici Ducati“, ha espresso scetticismo, convinto però che la sua insistenza alla fine pagherà. “E’ una manifestazione impegnativa, ma altresì affascinante“, ha quindi considerato creando pure un’ipotetica line-up che andrebbe a comprendere il fresco iridato delle derivate di serie.

Per quanto concerne la categoria full electric, al contrario, trattandosi di qualcosa di innovativo, sono più i punti interrogativi, che le certezze. Ma anche qui, il centauro non ha escluso un coinvolgimento del brand emiliano, a suo dire, capace di affrontare ogni sfida motoristica.

Tornando alla concretezza e al lato pratico, Bagnaia pare non avere certezze sul numero che andrà a sfoggiare sulla carena. Passare all’1 o tenere il 63? Questo è il dilemma. La decisione definitiva arriverà soltanto a ridosso dell’avvio del nuovo campionato. E potrebbe addirittura presentare una sorpresa, come il passaggio al 64, unione degli altri due.

Chiudendo con i bilanci e preparandosi all’impegno con la stagione più complessa per un corridore che ha vinto, ovvero quella della conferma, l’italiano ha rimarcato quanto i passi falsi compiuti gli siano serviti per migliorare e paradossalmente lo abbiano aiutato a crescere più velocemente, in quanto lo hanno obbligato ad analizzare cosa non stava funzionando. “Personalmente ritengo di avere ancora del margine di progresso, in quanto sono ancora giovane. Ad oggi comunque la massima priorità è di cercare di arrivare pronti al primo weekend di gara“, ha rilanciato.

Per concludere, una breve riflessione sulla disparità di pagamento rispetto ai corridori della F1, nonostante i rischi in moto siano più elevati.

Le case automobilistiche sono molto più grandi. Di conseguenza creano degli introiti superiori“, ha provato a fornire una propria spiegazione. “Io credo che la nostra disciplina stia complessivamente crescendo e che sia in grado di regalare uno spettacolo incredibile. Tuttavia c’è del lavoro da fare per svecchiarla. Ma le mini gare potrebbero aiutare sotto questo punto di vista. Ne abbiamo parlato spesso con il patron della Dorna Ezpeleta e il management. E’ necessario trovare delle idee per attirare più pubblico“.

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