Com’è morto Gilles Villeneuve? Tutto sul dramma del canadese

Gilles Villeneuve morì i circostanze drammatiche l’8 maggio del 1982, durante una sessione di qualifica. Ecco come andò e la causa del crash.

La leggenda di Gilles Villeneuve abbiamo imparato ad apprezzarla nel corso del tempo, ed anche i giovanissimi che non l’hanno vissuto ormai sono a conoscenza di ciò che riuscì a fare nel corso della sua carriera. L’Aviatore, nato a Saint-Jean-sur-Richelieau il 18 gennaio del 1950, debuttò in F1 con la McLaren nel 1977, per poi essere chiamato da Enzo Ferrari a correre per lui.

Gilles Villeneuve (ANSA)
Gilles Villeneuve (ANSA)

Gilles doveva essere l’erede di Niki Lauda, che dopo aver portato a casa due titoli mondiali decise di trasferirsi alla Brabham per il 1978, lasciando il sedile libero al talento canadese. L’inizio dell’avventura a Maranello non fu esaltante per Villeneuve, che a causa di una foga eccessiva dovette fare i conti con tanti errori, incidenti e ritiri.

La prima vittoria arrivò alla fine del 1978, proprio a casa sua, nel Gran Premio del Canada disputato a Montreal. Da quel momento in poi, prese il via la febbre per Gilles Villeneuve, un pilota folle e spericolato, che non conosceva limiti, il cavaliere del rischio per eccellenza, che conobbe una tragica fine qualche anno più tardi.

Gilles Villeneuve, ecco come morì il canadese

Gilles Villeneuve ebbe la più grande occasione di vincere un mondiale nel 1979, quando la Ferrari sfoderò una monoposto in grado di distruggere la concorrenza, la 312 T4, la famosa “ciabatta”. Progettata dall’ingegner Mauro Forghieri, recentemente scomparso, fu la prima Rossa ad effetto suolo, che prese spunto dalla Lotus che con Mario Andretti dominò la stagione precedente.

Nonostante le tre vittorie conquistate, Gilles chiuse secondo nel mondiale dietro al compagno di squadra Jody Scheckter, con il quale conservò sempre una grande e sincera amicizia. Il 1980 fu una stagione da incubo, forse la peggiore nella storia della Ferrari, a causa di una vettura che di essere competitiva non ne voleva sapere.

Anche nel 1981 fu impossibile lottare per il mondiale, ma Gilles Villeneuve regalò due imprese clamorose ai tifosi, al volante della Ferrari 126 CK, la prima con motore turbo. Il canadese si impose a Monte-Carlo, superando la Williams di Alain Jones a poche tornate dalla fine, per poi ripetersi anche a Jarama, nel Gran Premio di Spagna, tenendo dietro per tutta la gara Jacques Laffite sulla Ligier, John Watson con la McLaren, Carlos Reutemann sulla Williams ed Elio De Angelis a bordo della Lotus.

La Ferrari tornò competitiva nel 1982 grazie alla meravigliosa ma disgraziata 126 C2, con Didier Pironi come compagno di squadra di Villeneuve. La grande amicizia tra i due venne meno ad Imola, quando il francese scavalcò il compagno di squadra nel finale di gara, venendo meno ad un patto che c’era tra i due e vincendo il Gran Premio di San Marino.

Due settimane più tardi, a Zolder, Gilles trovò la morte nelle qualifiche del Gran Premio del Belgio. Il canadese voleva qualificarsi davanti a Pironi, e cercò un ultimo, disperato tentativo con le gomme usate per provare a migliorare la propria posizione. Arrivato alla “Terlamenbocht“, ovvero la Curva del Bosco, Villeneuve si ritrovò davanti la March di Jochen Mass, con il quale ci fu un’incomprensione.

I due finirono per prendersi in pieno, con la Ferrari che iniziò un cappottamento sbalzando il corpo del piccolo Villeneuve fuori dalla macchina con il sedile attaccato. Gilles distrusse le recinsioni sino a sbattere la testa contro un palo, cosa che causò un trauma che gli fu poi letale. Alle 21:12 di quell’8 maggio del 1982, la moglie Joanna diede l’autorizzazione per staccare le macchine che lo tenevano in vita alla Clinica Universitaria Saint Raphael di Lovanio. La vita di Gilles finiva così in tragedia, diventando però una leggenda immortale, a seguito di una giornata indimenticabile e drammatica per tutti gli amanti di questo sport, tanto pericoloso quanto affascinante.

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