F1, Ferrari stregata dalla Red Bull: Maranello fa un’ammissione d’inferiorità

La Ferrari aveva iniziato alla grande la nuova era delle F1 ad effetto suolo, ma si è poi dovuta arrendere. L’ingegnere fa chiarezza.

La Red Bull ha dominato la prima stagione disputata con il ritorno dell’effetto suolo in F1, riuscendo a rialzarsi in fretta dopo un inizio di stagione molto complicato. La Ferrari si era illusa con i trionfi di Charles Leclerc maturati in Bahrain ed in Australia, ma la dura realtà è poi emersa da Imola in poi, con Max Verstappen che è divenuto imprendibile, prendendo la testa del campionato già a Barcellona.

Ferrari e Red Bull (ANSA)
Ferrari e Red Bull (ANSA)

La Ferrari ha tenuto botta in termini di sviluppi sino all’Austria, ma poi sono emersi i soliti problemi, alimentati anche dalla scarsa affidabiltà che ha portato i motoristi a ridurre la potenza della power unit. In base alle indiscrezioni, pare che i piloti del Cavallino, più quelli dei team clienti Alfa Romeo Racing ed Haas, abbiano dovuto disputare la seconda parte di stagione con ben 30 cavalli in meno, il tutto nel tentativo di evitare rotture.

La stagione si è rivelata fallimentare, e ciò è giustamente costato il posto a Mattia Binotto, che verrà sostituito da Frederic Vasseur nel ruolo di team principal. In molti credono che la scelta sia stata errata e che occorreva continuare con l’ingegnere di Losanna, ma la realtà è ben diversa, anche se non abbiamo alcuna garanzia sul fatto che il francese farà meglio del suo predecessore.

Tuttavia, è bene analizzare a fondo la gestione Binotto, a conti fatti una delle peggiori della storia. L’ingegnere di Losanna è subentrato a Maurizio Arrivabene nel 2019, ereditando una squadra che era assoluta seconda forza, l’unica in grado di impensierire la Mercedes nel biennio precedente.

Binotto ha peggiorato la situazione in appena un anno, portando la Rossa a sprofondare al sesto posto tra i costruttori nel 2020, a seguito dell’accordo segreto con la FIA relativo alla power unit della stagione precedente. Quanto accadde all’epoca è ancora poco chiaro, ma è ovvio che si tratti di una delle peggiori figure mai fatte dal Cavallino nella sua gloriosa storia in F1.

La Ferrari del 2019 era irregolare, perché altrimenti nessuno avrebbe mai accettato un taglio di potenza così evidente, che costrinse la Scuderia modenese ad un biennio da incubo. Ciò si è riflettuto anche sul Superfast del 2022, sul quale si è dovuto forzare molto per cercare di recuperare più potenza possibile, portandolo anche a dei cedimenti molto frequenti.

Una situazione del genere ha molti colpevoli, ma è chiaro che il team principal è colui che dirige le operazioni, ed è giusto che sia lui a pagare, anche per lo scarso potere politico e le pessime qualità comunicative mostrate in questi quattro anni. La Ferrari è stata sonoramente battuta nel 2022, ed ora inizia un inseguimento che non sarà facile da portare a termine in tempi brevi.

F1, Jock Clear e la Ferrari sorpresi dal passo Red Bull

La Ferrari non è stata in grado di tenere il passo della Red Bull in termini di sviluppi, con la RB18 alleggerita che ha fatto una differenza enorme dal Belgio in poi. Nella F1 moderna, portare degli upgrade efficienti è diventato fondamentale, ma questo, a Maranello, sembrano non averlo ancora capito.

Jock Clear, senior performance engineer della Ferrari, ha raccontato la parte decisiva del campionato, quando la Red Bull ha allungato su tutti gli altri in un incontro con la stampa: “Ci sono stati momenti in cui avevano una specie di approccio alla Muhammad Ali. A volte sembrava che andassero in crisi, e all’improvviso erano di nuovo davanti a tutti. Poi ci chiedevamo come trovassero tutto quel ritmo così in fretta. Dobbiamo abituarci a stare a quel livello, loro erano i campioni del mondo in carica. Tuttavia, quest’anno ha aiutato molto, abbiamo fatto esperienza e sappiamo che dobbiamo tornare più forti in futuro“.

La F1 è uno sport complesso, in cui tutto deve funzionare alla perfezione per cercare di competere sempre con i migliori. La Ferrari, in gare come quella di Monte-Carlo, aveva a disposizione la macchina nettamente migliore, eppure è riuscita comunque a buttar via vittorie e piazzamenti importanti. Ciò ci dice che il problema non è solo nella vettura, negli sviluppi o nelle prestazioni generali. I guai riguardano tutto il team, che ad oggi non è adeguato per competere con i migliori.

Vi abbiamo parlato delle colpe di Mattia Binotto, che sicuramente non meritava il ruolo che occupava, ma è chiaro che tagliare solo il team principal non risolverà tutto. Frederic Vasseur dovrà prendere decisioni importanti sin da subito, altrimenti sarà stato tutto inutile e la concorrenza continuerà a dominare la scena.

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