MotoGP, Valentino Rossi e quel retroscena mai raccontato su Simoncelli

Il sette volte iridato, Valentino Rossi, si è sbilanciato sulla nascita dell’Academy e sull’importanza della figura di Marco Simoncelli.

L’Academy di Valentino Rossi è tra le più importanti dell’intero panorama del Motorsport. Il Dottore è stato in grado di creare un’ambiente perfetto per la maturazione di centauri in cerca di una strada. L’ex centauro della Yamaha si è dimostrato una guida attenta, grazie al lavoro, fra gli altri, dell’amico Uccio e del manager Nieto. La VR46 è diventata un punto di riferimento per chiunque desiderasse arrivare nel Motomondiale.

Marco Simoncelli e Valentino Rossi (ANSA)
Marco Simoncelli e Valentino Rossi (ANSA)

Accordi chiari, tanta passione e voglia di emergere. Valentino Rossi ha costruito un impero economico, anche grazie ad un palmares fenomenale. Nessuno nella storia della top class aveva mai creato una scuola, capace di allevare talenti giovanissimi, portandoli sino all’olimpo della MotoGP. I casi più eclatanti sono stati quelli del neo campione del mondo della Ducati, Pecco Bagnaia, e di Franco Morbidelli. Il torinese, al secondo anno nella squadra corse ufficiale, ha centrato il primo posto nel Mondiale. Franco Morbidelli, invece, è arrivato secondo nel 2020 in sella ad una Yamaha M1, dopo una dura battaglia con Joan Mir. Il romano, di origini brasiliane, è stato il primo prodotto dell’Academy del Dottore. Tutto è nato, però, da un altro grande centauro, scomparso prematuramente nel 2011.

È nato tutto, casualmente, con Marco Simoncelli – ha spiegato Valentino Rossi in una intervista a GeoPop – lui per noi è il nostro primo pilota dell’Academy, anche se non è mai stato un pilota dell’Academy. Noi eravamo amici e lui era un po’ in difficoltà e mi chiese: “posso venire ad allenarmi con te perché sono in difficoltà e secondo me il mio potenziale è molto più alto”. Intanto Marco era molto simpatico, quindi dava gusto stare insieme e poi, comunque, diciamo che noi abbiamo cominciato nel 2006 / 2007. Io già gareggiavo dal 1996, quindi già da 10 anni, ma correvo anche da quando avevo 5 anni e mi sono detto che mi sarebbe piaciuto avere qualcuno che mi facesse compagnia, cioè un pilota del mondiale”.

La presenza di Simoncelli sarebbe risultata determinante anche per quanto riguardava la preparazione fisica. I due centauri, alti e magri, hanno avuto modo di tenersi in forma con duelli da brividi. A 12 anni Marco era già diventato campione italiano. Era tra i baby fenomeni più conosciuti sul panorama nazionale. Nel Motomondiale non ha subito fatto la differenza, come nel caso di Valentino Rossi, ma Super Sic si è laureato campione del mondo 250 nel 2008 in sella ad una leggendaria Gilera. Marco era un talento dal cuore d’oro che avrebbe potuto raggiungere i massimi traguardi anche in top class. Sarebbe stato entusiasmante raccontare la storia del Sic, ma un destino beffardo ce lo ha portato via.

Quel terribile 23 ottobre del 2011 la MotoGP ha perso un raggio di sole. Simoncelli aveva un carattere speciale, solare e disponibile con tutti. Sempre pronto a ridere e scherzare fuori dalla pista, non era in grado di tirarsi indietro una volta salito in sella alla moto. Anche il suo stile di guida era sui generis. In questo Vale e Marco si somigliavano. Fu proprio Vale e l’esperto Colin Edward a dover avvertire il peso della tragedia in quella maledetta domenica malesiana.

La nascita dell’Academy, Simoncelli e la scelta di Valentino Rossi

Valentino Rossi, ai fini di un allenamento mirato, volle un pilota molto forte al suo fianco. C’erano otto anni di differenza tra il Dottore e Marco. Quest’ultimo nutriva una stima enorme per il centauro di Tavullia. L’obiettivo era “diventare sempre più forti. Nacque da lì l’idea. Poi dopo c’è stata la storia con Marco, siamo stati insieme. Lui ha vinto il Mondiale, io ho vinto il Mondiale. Poi purtroppo è successo quello che è successo, però questa esperienza c’era piaciuta talmente tanto che assieme a Carlo, Uccio e Albi ci siamo detti ‘perché non proviamo ad aiutare anche altri ragazzi?’”

Valentino Rossi ha messo così in piedi l’Academy che poi ha fatto la fortuna, nelle ultime annate, dei rider italiani in top class. “Era una cosa che non aveva mai fatto nessuno ed è una cosa che non sapevamo dove poteva arrivare. Abbiamo iniziato poi con Morbidelli che ha avuto una storia un po’ difficile con la sua famiglia e abbiamo cominciato ad aiutarlo. Poi c’era mio fratello Luca che cominciava a correre anche lui, poi è arrivato Migno e tutti gli altri. Ad un certo punto un po’ è diventato un problema perché questi qui sono stati talmente forti che sono diventati i miei rivali. Era una cosa che io sinceramente non avevo mai pensato”, ha analizzato il nove volte iridato.

La cosa è sfuggita di mano perché il Dottore ha continuato a gareggiare sino al 2021 in MotoGP e, pian piano, i tanti giovani dell’Academy sono arrivati in alto a dare del filo da torcere al campione della Yamaha. Valentino ha aggiunto: “Ho allevato delle serpi in seno che, appena hanno potuto, mi hanno fatto il c**o. Mi sono detto: ‘ma chi me l’ha fatto fare?’ Però a parte gli scherzi è stata una bella esperienza.

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