Vettel, retroscena sulla rivalità con Webber: ecco cosa è successo davvero

Il burrascoso rapporto tra Webber e Vettel ha caratterizzato il 2013 della Red Bull. A scatenare l’acredine tra i due un episodio specifico. 

Quando si pensa alla convivenza tra Mark Webber e Sebastian Vettel in Red Bull il pensiero di tutti va al famoso ordine di scuderia “multi 21” impartito al tedesco in Malesia nel 2013 e poi disatteso dallo stesso. Per chi non lo ricordasse, dopo l’ultimo pit stop, l’australiano era in testa, e dunque avrebbe dovuto vincere. Ma, l’asso di Heppenheim, non se la sentì di alzare il piede, e avendo più birra, non appena avuta la chance lo passò.

Vettel e Webber (ANSA)
Vettel e Webber (ANSA)

Quella fu la classica goccia che fa traboccare il vaso. Tanto che l’aussie, non riuscì a tacere nel retro-podio rendendo pubblico il fattaccio, e in corrispondenza del GP di Monaco, annuncerà il suo ritiro dalla F1.

Ma se quello di Kuala Lumpur è stato lo strappo finale, qual è stato l’inizio della rivalità interna?

Webber vs Vettel, le origini dell’antipatia

Parlando a Sky Deutschland il 46enne ha individuato un momento ancora antecedente il 2010.

Quando si lotta per la quinta/sesta piazza è un conto. Quando invece ci si trova a battagliare per le vittorie tutto diventa più teso“, ha cominciato con la spiegazione. “Si guada al centesimo di secondo e ci si vuole assicurare di averlo. In pratica il confronto si alza di livello“.

E tutto, a quanto pare, avrebbe preso avvio dal round della Germania 2009 quando, malgrado un drive-through Mark riuscì ad arrivare primo, lasciando Seb piuttosto contrariato per la strategia adottata. Il suo successo, infatti, privò il #5 di un buon bottino di punti che gli sarebbe tornato utile nella lotta per il titolo con la Brawn Gp di Jenson Button, poi trionfatore.

Da lì è scattato tutto. Una frizione di qua, una dà. In più siamo entrati più volte in collisione“, ha proseguito nel racconto.

L’antipatia reciproca maturata gradualmente in pista, non ha comunque intaccato il rapporto umano. “Fui il primo a congratularmi con lui quando si aggiudicò il suo primo titolo. Per me fu dura. Mi sentivo vuoto. Ma mi rese un pilota migliore. Mi spronò a fare di più“, ha quindi riconosciuto l’ex driver, poi passato al WEC e nel 2015 laureatosi iridato con Porsche.

Nel Circus il suo bottino si fermerà a soli nove centri di gara, rallentato da alcune difficoltà con le nuove Pirelli.

Nel 2009 Sebastian è stato fortissimo. Pure nel 2010, ma nei giorni buoni sentivo di poterlo battere. Di avere una chance. Poi però, sono cominciati i problemi con le gomme. Lui era fresco di iride e io, nel 2011 un po’ perso. Non sono stato abbastanza bravo ad adattarmi alle regole. Alla fine avevo la sua stessa età di ora“, ha puntualizzato per far comprendere come la maggiore freschezza dell’erede putativo di Schumi avesse giocato un ruolo decisivo nell’esito finale di quell’annata e non solo.

Per una persona più avanti con l’età non è facile affrontare i cambiamenti. Era diventato tutto più complesso, ma ero in ogni caso in una buona squadra. Ho avuto delle opportunità di impormi. Ciò malgrado, in alcuni tracciati il mio compagno era semplicemente inarrestabile“, ha infine reso merito al 35enne, fresco di ritiro dalle competizioni (almeno per ora).

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