Red Bull sempre al centro del mirino dei team di F1. A 2022 archiviato non si fermano le polemiche. L’ultimo attacco arriva dalla Ferrari.
Domenica 20 novembre è calato il sipario sul campionato, ma il Circus è ancora in subbuglio. Anche questa stagione non sono mancati gli spunti per polemiche e battibecchi tra le scuderie. In particolare il porpoising che ha rallentato la Mercedes e ha portato la FIA ad introdurre la normativa TD039 per darle una mano, o il budget cap violato dalla Red Bull e diventato materia di attacco.
Un’altra vicenda che ha fatto discutere, salvo poi venire silenziata, è stata la fine, improvvisa e brusca, della trattativa tra la scuderia energetica e la Porsche. Il marchio tedesco si era proposto di collaborare con il team a partire dal 2026, anno dell’introduzione dei nuovi motori. Poi però, quando al momento di finalizzare l’accordo, è saltato tutto.
La ragione è stata spiegata dallo stesso boss dell’equipe austriaca Christian Horner. Il costruttore avrebbe voluto subentrare al 50%. In poche parole diventare co-proprietario della squadra creata e voluta da Dietrich Mateschitz. Una condizione, questa, che ovviamente avrebbe ridimensionato l’indipendenza del manager inglese e del consulente Helmut Marko sia dal punto di vista tecnico, sia della scelta dei piloti. Motivo per cui, spaventati, i due hanno preferito declinare l’invito.
La Ferrari fa scoppiare un nuovo “caso” Red Bull
Ma allora, come mai le due parti si erano avvicinate? Essenzialmente perché la Honda che, fino al 2021, aveva fornito ufficialmente la power unit agli austriaci, aveva dichiarato di volersi ritirare.
A quel punto, per mettere una pezza la compagine di Milton Keynes ha dovuto rimboccarsi le maniche e dare vita un nuovo reparto specifico, la Red Bull Powertrain, per lavorare sulle PU create a Sakura in maniera ufficiosa. Ma con il pensiero per il futuro di trovare una soluzione.
Individuato qualcuno di interessante e interessato, la scuderia, ha per un po’ portato avanti la discussione, fino allo strappo avvenuto per le motivazioni che vi abbiamo raccontato.
Ora dunque l’interrogativo che rimane insoluto è cosa faranno i campioni del mondo in carica dall’avvio del nuovo corso della F1 sul fronte propulsori.
L’intenzione pare essere quella di diventare produttori in tutto e per tutto. Ed è qui che nasce il problema. Non tutti sarebbero d’accordo.
Sulla carta il 15 novembre la Federazione Internazionale avrebbe dovuto pubblicare l’elenco dei costruttori iscritti per il 2026. Ma si è deciso di procrastinare la risposta definitiva. Questo perché la Ferrari si sarebbe imputata. A Maranello, infatti, non vedrebbero di buon occhio l’idea di dare alla Red Bull, nuovo potenziale motorista, i medesimi benefit dei debuttanti, come sarà ad esempio Audi.
Per il Cavallino si tratterebbe di una situazione anacronistica, o per meglio dire di un’ingiustizia in quanto ci si trova di fronte ad un gruppo presente da anni sullo schieramento, e tra l’altro autore di una violazione regolamentare.
Dopo anni di atteggiamento abbastanza passivo, la Rossa potrebbe far valere le sue ragioni, ponendo un veto. Sarà necessario? Ci riuscirà? Lo scopriremo nelle prossime settimane quando l’ente governativo diffonderà le informazioni sull’avvenire della massima categoria delle auto a ruote scoperte.