Binotto vuota finalmente il sacco? Ecco cosa non ha funziona in Ferrari

All’indomani del termine della stagione, il boss Ferrari Binotto svela i punti critici di un Mondiale che avrebbe dovuto avere un altro finale.

Mattia Binotto aveva trascorso buona parte del 2021 a ripetere che con la rivoluzione tecnica avremmo visto una Ferrari da titolo iridato. Poi, però, nelle battute conclusive dell’annata aveva cominciato a ritrattare, mettendo le mani avanti e ipotizzando sì un 2022 migliore, ma non da leadership assoluta. E ora che la festa è finita possiamo dire che era giusta la seconda versione.

Mattia Binotto (LaPresse Foto)
Il team principal Ferrari Mattia Binotto (LaPresse Foto)

Pensare che il campionato era partito alla grande. Con due successi in tre gare che avevano creato l’illusione. Invece poi si è verificato il tonfo. Brutale. Inaspettato. Tanto che ad Abu Dhabi domenica sera, la Rossa è arrivata con un deficit di 205 punti sulla Red Bull. e Charles Leclerc, secondo assoluto, con 146 su Max Verstappen, laureatosi per il secondo anno consecutivo campione.

Un abisso. Un distacco allarmante, che avrebbe potuto essere più doloroso se la Mercedes non avesse sbagliato progetto con la W13 ad effetto suolo.

Binotto analizza i punti deboli

Considerato il buon avvio, la domanda che ha percorso il paddock e la mente dei tifosi, è come mai il Cavallino sia scivolato tanto indietro, pur avendo tuttavia mantenuto il piazzamento di seconda forza in campo.

Per il manager italo-svizzero la ragione sarebbe da ritrovarsi in un errore specifico. “I nostri diretti avversari sapevano su cosa puntare per ottenere prestazioni dalla macchina e hanno cercato di ridurre il peso vettura. Per noi, invece è stato più complicato. I nostri miglioramenti sono stati legati per lo più agli sviluppi aerodinamici“, la sua ammissione riportata da Motorsport.com.

Forse per la rincorsa alla chiusura dell’ampio gap del passato, ha portato il team a spendere più del dovuto in inverno e a trovarsi poi senza risorse quando ci sarebbe stato da portare qualche aggiornamento.

Lo sviluppo che abbiamo fatto non è stato sufficiente. Ci siamo fermati molto presto e non solo per scelta. Ma anche per ragioni di spesa. Ci sono alcuni aspetti che dobbiamo rivedere“, ha ammesso, dubbioso sulla bontà della decisione di guardare presto al 2023.

Solo in Bahrain scopriremo se abbiamo fatto bene o meno. Sicuramente avremmo potuto muoverci in maniera differente“, ha fatto il mea culpa.

Cosa è mancato negli ultimi mesi, è stata pure la solidità della power unit, mancata in Spagna per il monegasco, in Austria per Sainz e in Azerbaijan per entrambe le guide. Ma altresì la potenza. Quest’ultimo aspetto è stato una diretta conseguenza.

Per migliorare la tenuta del motore, abbiamo dovuto rinunciare ad un po’ di cavalli“, ha spiegato. “La solidità del propulsore deve essere la priorità assoluta. E non sempre è stato così per noi negli ultimi mesi. Poi ovviamente per imporsi serve essere veloci e noi lo siamo stati in qualifica, ma non sempre in corsa. A volte per del degrado pneumatici, in altre per assenza di passo“.

Per concludere l’ingegnere ha evidenziato come questi due aspetti combinati consentano di approcciarsi ai gran premi in maniera più tranquilla. “In quel caso eventuali sbagli strategici o nei pit stop sono compensabili“, ha riflettuto svelando di fatto quale sarà la direzione delle prossime settimane.

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