Perez sbaglia a volere l’aiuto di Verstappen? L’ex F1 è sicuro

I fatti del Brasile tra Perez e Verstappen hanno rinfocolato le discussioni sulla bontà o meno delle direttive impartite dal muretto.  

Gli ordini di scuderia sono sempre esistiti, ma per qualche ragione ora danno fastidio. In pratica, se prima facevano parte del gioco. Oggi sono vissuti come qualcosa di disturbante. E la ragione è che si vorrebbe sempre e comunque vedere un risultato sportivo e pulito.

Allo stesso modo, però, irrita quando qualcuno che non ha nulla da guadagnare, si impunta per non dare una mano. L’esempio lampante ce lo ha regalato Verstappen che ad Interlagos non ha voluto sfilare in settima piazza per permettere a Sergio Perez di guadagnare terreno per la classifica conduttori.

Sergio Perez (LaPresse Foto)
Sergio Perez (LaPresse Foto)

In tanti dallo scorso weekend si sono espressi sul fatto. Tra questi Mika Hakkinen il quale ha ricordato come anche alla sua epoca, in McLaren, sul finire degli anni ’90, certe strategie fosse all’ordine del giorno.

Ci bastava una stretta di mano. E se avevamo concordato un piano, così andava“, ha affermato a The Race.

Verstappen vs Perez: cosa è successo secondo Hakkinen

A proposito della tanto dibattuta vicenda, il grande rivale di Michael Schumacher non se l’è sentita di gettare la croce addosso a Max. A suo avviso, quello dell’olandese, non sarebbe stato un atteggiamento da egoista, disinteressato alle esigenze della sua scuderia, ma sarebbe maturato in un contesto di tensioni pregresse.

Bisogna guardare a cose è successo tra di loro quest’anno. Il figlio d’arte ha appena vinto il secondo titolo iridato ed è chiaramente più veloce di Checo. Di conseguenza il team sa di avere bisogno di lui. Altrimenti non potrebbe ambire alla prima piazza“, ha argomentato soffermandosi sul fatto che il 25enne ha in pugno gli energetici essendo l’unico a possedere la “chiave” della vettura.

Per il 54enne, il driver di Guadalajara non possiede lo stesso talento e la stessa velocità del vicino di box. Un dato di fatto che lo pone in costante stress psicologico. Per poter avere delle chance infatti deve sempre e comunque dare un plus che spesso non è sufficiente.

Alla domanda se ad Abu Dhabi, finalmente, il #1 farà il buon alleato e dimenticherà per un attimo di essere il totem dell’equipe austriaca, l’iridato 1998 e 1999 ha replicato che molto dipenderà dalla piazzola di start di entrambi e se poi in corsa, si troveranno mai in una situazione da poter magari operare uno scambio.

In ogni caso, l’ottimismo è d’obbligo e anche per una mera ragione di opportunismo, Mad Max non si tirerà indietro.

Secondo l’ex driver di Vantaa, comunque, sarebbe sempre meglio determinare in avvio di annata i reciproci ruoli, in modo da non produrre effetti tipo quelli di Interlagos. Il più forte del gruppo deve essere colui attorno al quale ruotare tutta l’azione. Senza ogni volta dover rinegoziare il proprio valore.

Non avere un numero uno e un numero due chiari porta soltanto a regalare parte del bottino alla concorrenza. Ne consegue che questo processo, non dovrebbe essere vissuto come un modo per premiare l’uno e sacrificare l’altro, bensì come un beneficio collettivo.

Se si vince un campionato si ottiene un bonus e tutti i membri dello staff lo ricevono. Se al contrario, per dare l’opportunità ai due corridori di battersi liberamente, si permette che si rubino punti a vicenda si fa un piacere ai rivali. Certo, è più facile a dirsi che a farsi. E alla lunga diventa stancante“, ha chiosato con pragmatismo.

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