Verstappen ricorda l’esame per la patente: retroscena incredibile

Anche un due volte iridato di F1 come Verstappen può andare in crisi all’esame per la patente. Ecco il suo racconto su quella giornata.

Max Verstappen è uno dei personaggi più complessi e discussi dell’intero paddock della F1. Potremmo definirlo un ragazzo nato per vincere. E forse, neppure per volere suo, ma del padre Jos. E’ stato lui, sin da quando gattonava, ad insegnargli che l’importante non è partecipare, ma arrivare prima degli altri. E quando dalla tenera età si viene contagiati goccia a goccia con il morbo della competizione, due sono i possibili risultati. O il rifiuto totale una volta giunti all’adolescenza. O l’impegno totale per la missione a cui si è stati chiamati.

Max Verstappen (LaPresse Foto)
Max Verstappen (LaPresse Foto)

Evidentemente il driver di Hasselt ha scelto questa seconda strada. Senza troppi patemi d’animo ha accettato l’atteggiamento del genitore non certo dolce. E anche le sue reazioni truci quando, in epoca kart, non era magari riuscito a fare meglio della concorrenza, lo hanno reso una macchina programmata per procedere sovrastando tutto. Prova ne è, ad esempio, il rifiuto a fare gioco di squadra nell’ultimo GP del Brasile.

E inuile nascondersi dietro ad un dito, il 25enne non è mai stato, e non sarà mai un buono. Tanto che il desiderio smodato di emergere, quando ancora mancava dell’esperienza e della maturità necessarie per controllarlo, lo mise in una brutta posizione.

Sono nella mente di tutti gli incidenti da lui causati nel corso dei primi anni nel Circus. E con essi le punizioni e le penalità conseguenti. Che, alla fine, hanno dato il loro risultato.

Parlando nel corso di un’intervista a GQ del rapporto con il “padre padrone”, il bi-campione iridato, ha così commentato. “Altri al mio posto non sarebbero riusciti a sopportare un comportamento del genere. Ma io ne avevo bisogno“, le sue parole.

Il nostro approccio allo sport è stato molto più estremo rispetto agli altri ragazzi“, ha proseguito entrando nel dettaglio della questione. “Facevamo tutto da soli. Non dipendevamo da nessuno. Lui cercava di spiegarmi ogni particolare tecnico perché voleva farmi capire che non eravamo lì solo per divertirci. Eravamo impegnati nell’impresa di arrivare al vertice“.

Verstappen e la fatica degli esami

Dunque, l’infanzia e la gioventù di Mad Max, sono state influenzate dalle lezioni del babbo, ex compagno di squadra di Michael Schumacher che, per il suo pargolo, desiderava una e una cosa soltanto.

Ad ispirare il portacolori Red Bull però, non vi è solo un personaggio della famiglia. Ma pure un certo Michael Jordan, stella della palla a spicchi. “Non posso definirlo un mio idolo. Tuttavia amo come si spingeva oltre i limiti e quanto avesse voglia di vincere. Detto ciò, io preferisco non copiare nessuno. Chi replica può essere bravo quanto quella persona, ma non migliore“, ha filosofeggiato, prima di lasciarsi andare ad un aneddoto.

Chi crede che un corridore di F1 abbia vita facile quando fa l’esame per la patente, sbaglia di grosso. Ecco cosa successe al #1 quando nel 2018 fece la sua prova pratica.

Sentivo una certa pressione perché era qualcosa a cui tenevo“, il ricordo di quegli istanti. “L’istruttore  fu molto severo, com’era giusto che fosse. Non diedi la precedenza in due occasioni. Mi giustificai spiegando che le vetture erano ancora abbastanza lontane e non aveva senso fermarsi. Per fortuna mi credette”, ha concluso sorridendo.

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