Ferrari, il consiglio della stampa inglese: ecco perché Binotto deve restare

Le strade della Ferrari e di Mattia Binotto potrebbero separarsi a fine anno, ma gli inglesi non sono d’accordo. Ecco tutti gli scenari.

Il caso mediatico degli ultimi giorni per quanto riguarda il mondo della F1 riguarda Mattia Binotto, e la sua possibile partenza dalla Ferrari. Le voci riguardo ad un suo licenziamento dalla Scuderia modenese sono partite subito dopo il Gran Premio del Brasile e l’ennesima strategia fallimentare adottata ai danni di Charles Leclerc, al quale sono state montate le gomme Intermedie nelle qualifiche del venerdì.

Ferrari Mattia Binotto (LaPresse)
Ferrari Mattia Binotto (LaPresse)

Questa scelta, unita a tutte le altre follie tattiche che hanno condizionato il cammino del monegasco nel mondiale che sta per terminare, devono aver fatto sbottare il giovane talento, che pare essersi rivolto ai vertici invocando un cambiamento. Il favorito numero uno per rimpiazzare Binotto è Frederic Vasseur, attuale team principal dell’Alfa Romeo Racing, che è dato da tutti come il nuovo boss del Cavallino.

Secondo le principali testate italiane, Vasseur diventerà operativo a Maranello a partire dal primo gennaio 2023, ovvero tra un mese e mezzo. Tuttavia, la Ferrari ha deciso di procedere con una secca smentita martedì pomeriggio, diramando un comunicato stampa ufficiale in cui tutto ciò che è stato detto in questi giorni viene ridotto ad un mucchio di voci e speculazioni prive di ogni fondamento.

Tuttavia, qualcosa di vero deve pur esserci, perché organi di stampa così importanti non danno in pasto al mondo intero una notizia così importante, senza nemmeno usare il condizionale. Binotto, in questi quattro anni da team principal, ha finito di affossare una squadra che era già in pesante difficoltà, che grazie a Sergio Marchionne aveva ritrovato una via corretta, per poi smarrirla alla sua prematura scomparsa.

Binotto aveva approfittato del vuoto di potere per far valere le sue ragioni, portando alla cacciata di Maurizio Arrivabene nel gennaio del 2019. Tuttavia, tutto ciò che si era prefissato non ha avuto un buon risultato alla prova della pista. Le prime tre stagioni, soprattutto il 2020 ed il 2021, sono state disastrose, con pochi podi conquistati ed una valanga di delusioni, condite dalle tre vittorie colte al primo anno da team principal.

Dopo i disastri iniziali, si pensava che il 2022 potesse essere la grande svolta grazie al nuovo regolamento tecnico, ma si è rivelato un fallimento con ben pochi precedenti. Il buon potenziale della macchina è stato distrutto da una precaria affidabilità e dagli errori strategici, e poi anche dalla lentezza degli sviluppi.

Su questo fronte, Red Bull e Mercedes continuano a fare un altro sport, e Leclerc e Carlos Sainz appaiono esausti. I piloti andranno in scadenza di contratto al termine del 2024, data a cui mancano soltanto due anni. Se le cose non dovessero migliorare nel prossimo biennio, c’è il serio rischio che decidano di non rinnovare, e per questo motivo la rivoluzione appare necessaria. Secondo la stampa inglese però, il Cavallino dovrebbe ripensarci in fretta.

Ferrari, la stampa inglese spinge in favore di Binotto

Se anche la testa di Mattia Binotto dovesse saltare, per la Ferrari si tratterebbe del quarto cambio di team principal dal 2014 in avanti. Dopo Stefano Domenicali e Marco Mattiacci, nel 2015 arrivò Maurizio Arrivabene, rimpiazzato tre anni e mezzo fa proprio dall’ingegnere di Losanna, all’epoca anche direttore tecnico della Scuderia modenese.

Nel corso degli ultimi anni, a Maranello ci sono state tantissime rivoluzioni, che hanno radici ancor più profonde. Come dimenticare gli anni di Domenicali, sotto il quale ci fu un viavai continuo di tecnici, con le cacciate di Aldo Costa, Pat Fry, Nicholas Tombazis, per poi passare ad Arrivabene ed alla questione legata a James Allison del 2016.

Mark Hughes, esperto di F1, ha analizzato la vicenda ed il passato recente della Ferrari, sostenendo che “se a Maranello hanno imparato qualcosa dal passato, dovranno sostenere Binotto“. Il britannico ne ha parlato in un articolo sulle colonne di “The-Race.com“, ma più o meno tutta la stampa d’oltremanica sembra essere d’accordo sul fatto che Binotto debba mantenere il proprio posto, per evitare l’ennesimo cambio della guardia sul muretto del Cavallino.

Hughes ha effettuato un parallelo con l’epoca di Jean Todt, che arrivò alla Rossa alla metà del 1993, sotto la guida di Luca Cordero di Montezemolo. All’epoca, il francese impiegò ben sei anni per vincere il primo mondiale costruttori e sette per il piloti con Michael Schumacher, arrivato a Maranello alla fine del 1995.

Tuttavia, Todt si ritrovò tra le mani una squadra ben più disastrata di quella che Binotto prese ad inizio 2019, dopo due stagioni in cui Sebastian Vettel era stato a lungo in testa al mondiale. Secondo il nostro punto di vista, le due situazioni non sono paragonabili, anche per via delle diverse capacità manageriali di Todt e Binotto. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

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