E’ passato un anno, eppure il pensiero di Abu Dhabi continua a disturbare la mente di Hamilton. Ecco le sue ultime confidenze su quel giorno.
Era il 12 dicembre 2021 quando si consumava uno dei finali del Mondiale di F1 più discussi della storia. Qualcosa di diverso rispetto al duello fratricida di epoca Senna-Prost, ma altrettanto crudo e crudele, in quanto a risolverlo non fu un incidente tra i due contendenti, bensì l’intervento della Federazione Internazionale.
Certo, Verstappen non ha rubato nulla. Aveva vinto dieci corse e anche a Yas Marina, era stato più bravo assieme al suo box. Eppure, il modo in cui Michael Masi gestì la Safety Car, entrata in pista a seguito dell’incidente occorso alla Williams di Nicholas Latifi, suscitò e continua a suscitare dubbi e perplessità. Che le sue azioni, abbiano influenzato l’esito del campionato, è una convinzione che pervade il pensiero di molti. A partire da Lewis Hamilton.
L’inglese, in quel frangente a caccia dell’ottavo titolo iridato, non ha mai davvero superato i fatti. E ben lo si comprende dalle ultime dichiarazioni rilasciate sull’argomento a Sky Deutschland, con tanto di confronto con il 2008, l’anno del suo primo sigillo, sancito con un caso. Quello della Toyota di Timo Glock, all’ultimo giro scivolato indietro e ragione del sorpasso nella generale piloti del #44 sul ferrarista Felipe Massa.
Il tedesco, in realtà in crisi con le gomme a causa del fondo bagnato, venne accusato di essersi venduto per far vincere la coppa più prestigiosa alla McLaren dell’allora giovane talento di Stevenage.
“Quel campionato non fu manipolato. Lo stesso non può dirsi di quello della scorsa annata“, ha denunciato Ham, mostrando di non aver per nulla digerito l’accaduto.
“Qualcuno aveva deciso che il risultato dovesse essere quello poi verificatosi. I due titoli però hanno un’unica somiglianza: il dolore causato a chi li ha persi“, ha lanciato l’ennesima stoccata alla FIA.
Hamilton – Verstappen, la lotta continua
Che la frattura verificatasi a Yas Marina sia ancora calda e sanguinante, lo si percepisce altrettanto bene da come tra i due, il duello in circuito sia sempre aggressivo. Senza esclusione di colpi. Come se ogni evento fosse una specie di tentativo di rivincita per il #44 e di affermazione di superiorità per l’olandese.
Un esempio lo abbiamo avuto in Brasile quando il confronto diretto si è concluso a ruotate e con pezzi di carbonio saltati in aria.
“Non vi è dubbio che Max combatta diversamente con Lewis e viceversa. Al fuoco si risponde con il fuoco“, ha analizzato la situazione l’ex pilota, oggi commentatore per Sky Sports Martin Brundle.
Ad Interlagos la storia è terminata con il bi-campione penalizzato di 5″, in quanto definito maggiormente colpevole nell’incidente. Di sicuro, quello visto al Carlos Pace non è, e non sarà il loro ultimo scontro.
La W13 ha ripreso competitività e c’è solo da attendersi che nel 2023 la battaglia sarà ancora più feroce. Il 37enne vuole a tutti i costi diventare il più grande di tutti i tempi. e il suo rivale certo venderà cara la pelle. Il figlio d’arte ha carattere e come si è opposto ad aiutare il compagno di squadra Perez proprio nell’ultimo appuntamento brasiliano, è la dimostrazione che non mollerà ma il colpo. Sempre che l’auto lo assista.