Auto, invasione cinese? Allarme per il futuro: c’è un rischio enorme

In un momento molto complesso per l’industria automobilistica, arrivano dichiarazioni e numeri che lasciano pensare ad un futuro roseo per le auto cinesi e nero per l’U.E..

Tra crisi dei componenti, una inflazione ai massimi livelli e una recessione economica mondiale, le auto stanno diventando un bene di lusso. L’ipotetico passaggio alle auto elettriche tra 12 anni rappresenta, in questo momento storico, un grandissimo rischio. Molti Paesi europei hanno già puntato tutto su colonnine ed EV, ma l’Italia avrà grossissime difficoltà a passare all’elettrico. Chi gongola, in questo momento, è la Cina. Le auto elettriche lì iniziano ad avere un impatto importante, dato che nei primi 9 mesi del 2022 ne sono già state fabbricate 3,5 milioni, secondo uno studio della nota Pwc.

Cina Auto (Adobe Stock)
Cina Auto (Adobe Stock)

Un passo in avanti notevole rispetto a quando le vetture fabbricate sotto la Grande Muraglia erano considerate serie B. Il boom del Continente asiatico rischia di avere forti ripercussioni sull’Europa. Il tasso di crescita delle vetture cinesi è esponenziale, con 3.4730.000 vetture a batteria, prodotte in nove mesi, e un incremento del 102,8% rispetto allo stesso periodo del 2021. Secondo l’analisi della prestigiosa Pwc, PricewaterhouseCoopers, si arriverà ad importare entro il 2025 fino a 800.000 vetture cinesi ogni anno, di cui la maggioranza saranno alla spina. Se l’incremento di auto elettriche in Italia continua ad essere basso, anche a causa dei prezzi proibitivi senza bonus, all’estero il mercato delle EV viaggia a gonfie vele. Per la prima volta si è raggiunto il traguardo dei 2 milioni di esemplari venduti nel terzo trimestre 2022, con una crescita del 75% rispetto a quanto avvenuto nei primi nove mesi del 2021.

La Cina è sempre più vicina, ma dai primi dati del 2022 è evidente che l’Europa si sta assoggettando ad un dominio. Il Vecchio Continente ha scelto la strada “green” con il passaggio dai motori tradizionali alle batterie. Se ad oggi il 5% dei modelli a batteria venduti in U.E. appartiene ad un brand cinese, contro lo 0,4% di tutto il 2019, nel 2025 un’auto elettrica ogni cinque arriverà dal Paese del Dragone. Per rendere ancora più tangibile il problema, abbiamo l’esempio della Norvegia. Nel Paese del Nord Europa la quota di mercato di vetture elettriche di brand cinesi ha già raggiunto il 12,5%. Se considerate il know-how della Cina sulle vetture con motore termico, vi renderete conto dell’enorme regalo che l’Unione Europea sta facendo ai cinesi. Il Paese del Dragone ha già la concreta possibilità di esportare centinaia di migliaia di auto elettriche, destinate principalmente all’Europa entro il 2035.

In sostanza i marchi europei rimarrebbero quasi tagliati fuori alla corsa all’oro elettrico. Un duro colpo per molti brand che non hanno subito colto i segnali o, semplicemente, non si sono lanciati a capofitto sulle vetture alla spina. L’accesso alle materie prime, come le terre rare necessarie per i propulsori, è un altro aspetto che ha avuto e avrà un incidenza capitale nel business. Ben presto, anche nelle nostre strade, inizieremo a vedere vetture con marchio Geely, ma anche Saic e Byd. Nel momento in cui le automobili sono diventate dei cellulari con 4 ruote, con software avanzatissimi e pochissima storia, non risulta più impensabile che un consumatore, a parità di potenze alla spina, preferirà una vettura cinese rispetto ad una utilitaria europea. La questione ruoterà anche sui prezzi. Per fortuna, per ora, ci godiamo ancora il made in Italy. Nuova Alfa Romeo nell’Arma dei Carabinieri? Vi lascerà senza fiato. Date, però, una occhiata anche al listino delle auto elettriche: ecco le 15 migliori che trovate oggi sul mercato.

Prendete la Volkswagen ID.3, una media a cinque porte di dimensioni simili a quelle della Golf, a partire da quasi 35.000 euro. I vertici del brand tedesco avevano assicurato che sarebbe diventata un punto di riferimento, un pò come le prime serie della Golf. L’elettrica della VW non è diventata l’auto del popolo e il prezzo di lancio è risultato inaccessibile per i più. Di certo, guardandola non vi ispirerà come le altre macchine tedesche che hanno fatto la storia del brand di Wolfsburg. A parità di batterie e linee futuristiche, se un’auto cinese venisse a costare tra i 5.000 o i 10.000 euro in meno, secondo voi cosa sceglierà l’utenza media in un periodo di grandi crisi?

Auto, arrivano parole inquietanti sulla Cina

Carlos Tavares, CEO del Gruppo Stellantis, si è soffermato sull’argomento. A Parigi, il manager ha dichiarato: “Non c’è ragione per creare condizioni migliori di quelle che vengono riservate a noi da loro”. Un vero e proprio “problema di asimmetria competitiva”, come afferma Tavares, “che ha bisogno di essere riparato e ciò è compito dell’Unione europea. Sono competitor seri e li rispettiamo molto. Vogliamo gareggiare con loro e siamo pronti alla sfida, perché abbiamo le tecnologie e i prodotti per farlo. Non vogliamo, però, che l’arrivo dei produttori cinesi in Europa crei la situazione che hanno provocato le compagnie low cost, che hanno ammazzato le compagnie di bandiera e portato a rialzi dei costi”.

Stellantis ha il 20-21% del mercato europeo. Io posso lavorare per arrivare al 22-23%, ma le dimensioni sono ancora sotto i livelli pre-Covid. Se l’U.E. continua a creare confusione, invece di dare certezze alle persone su come organizzare la propria vita, il mercato continuerà a calare”, ha affermato il CEO di Stellantis. In sostanza le politiche di Bruxelles starebbero “uccidendo il futuro della mobilità” e mettendo in pericolo la “libertà di movimento” dei cittadini. Un autogol incredibile che rischia di avere un incidenza tremenda anche sul mondo del lavoro del Belpaese.

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