Felipe Massa racconta il suo dramma: parole agghiaccianti le sue

Il pilota brasiliano è ancora incredulo per l’epilogo della stagione 2008. Felipe Massa è andato ad un passo dal coronare il suo sogno.

Sono trascorsi 14 anni dal Gran Premio del Brasile che pose fine ad una delle battaglie più epiche della categoria regina del Motorsport. Il duello tra il ferrarista Felipe Massa e Lewis Hamilton, alfiere della McLaren Mercedes, fu palpitante per tutta la stagione. Il nativo di San Parolo si presentò nel suo giardino di casa con 7 punti di ritardo dall’anglocaraibico. L’ex driver della Sauber poteva ancora laurearsi campione del mondo, se Hamilton non fosse andato oltre il quinto posto, oppure arrivando secondo con l’inglese ottavo.

Felipe Massa (LaPresse)
Felipe Massa (LaPresse)

In quella stagione la Ferrari aveva una delle migliori auto della storia del Cavallino, ma una serie di errori avevano compromesso la cavalcata del brasiliano. Il più assurdo avvenne a Singapore con il noto bocchettone della benzina, in una delle domeniche più nere per il Motorsport, a seguito del vergognoso crashgate inscenato dalla Renault. Una brutta pagina che, comunque, condizionò il campionato 2008. Felipe non si perse d’animo, nonostante il gap in classifica, conoscendo come nessuno il circuito di casa. Il ferrarista ottenne la pole ad Interlagos e, senza alcuna sbavatura, dominò un Gran Premio rocambolesco, facendo segnare anche il giro più veloce.

I tifosi della Ferrari sperarono che il rivale della McLaren rimanesse imbottigliato nelle retrovie e perdesse un altro mondiale, proprio come era accaduto l’anno precedente nel duello con Kimi Raikkonen. Lewis andò in panico, commettendo un errore che sarebbe risultato decisivo se solo la pioggia fosse arrivata un minuto dopo. Il #44, infatti, alla curva Juncao, diede via libera al Sebastian Vettel, finendo largo. Hamilton scivolò al sesto posto, dando speranza a Massa di aggiudicarsi il mondiale. Il brasiliano tagliò il traguardo da campione del mondo, davanti a Fernando Alonso e Kimi Raikkonen. Ormai i riflettori erano tutti puntati su Hamilton, in rimonta disperata nel tentativo di recuperare la quinta piazza. Il pilota della McLaren sopravanzò Timo Glock all’ultimo giro, conquistando i punti necessari per laurearsi, per la prima volta in carriera, campione del mondo.

La Ferrari conquistò il titolo costruttori, ma per Massa fu una beffa atroce. Negli anni successivi il pilota brasiliano non riuscì più a lottare per la corona iridata, mentre Hamilton ne ha conquistate altre sei con la Mercedes, raggiungendo il Kaiser Schumacher. In un testa a testa così acceso, a volte, sono i dettagli a fare la differenza. Entrambi avrebbero meritato il titolo, ma Hamilton fu ricompensato della sfortuna dell’anno precedente. Per la Rossa, inoltre, è iniziato un periodo nerissimo dopo la corsa di Interlagos del 2008. Da allora, difatti, i fan non hanno più festeggiato né un titolo piloti né uno costruttori. Un vero tracollo con pochi precedenti storici per la squadra più vincente della storia della categoria regina del Motorsport.

Felipe Massa, una ferita ancora aperta

Nell’Autodromo José Carlos Pace nella giornata dei media alla vigilia del GP del Brasile, l’idolo di casa ha vissuto emozioni fortissime e contrastanti. Felipe diede il massimo nel 2008, ma non bastò per issarsi sul tetto del mondo. Le sue lacrime sul podio fecero il giro del mondo. La pioggia su San Paolo rese ancora più indelebile quel momento di sofferenza. “Se la pioggia fosse iniziata un minuto dopo, sarei diventato campione del mondo – ha confessato Massa ai microfoni di Formule1.nl – ma tutto accade per una ragione. Non dimenticherò mai quel giorno a Interlagos”.

Il sorpasso di Lewis Hamilton a Timo Glock, nell’ultimo settore dell’ultimo giro, segnò la fine di un’era per la Rossa. Il tedesco della Toyota, su pista bagnata, non stava in pista con le slick. Secondo Massa, anni dopo, quella gara a San Paolo non gli è costata il titolo mondiale. Fu la tappa di Singapore ad essere stata decisiva. “Quello che è successo lì è inaccettabile. Può essere paragonato a un arbitro di calcio pagato da una squadra. Se ciò accade, l’altra squadra farà causa. Ma non in Formula 1. Lì non succede niente”, ha tuonato il brasiliano. DI sicuro il crashgate ha rappresentato un clamoroso danno d’immagine per la Renault. L’anno successivo la FIA aprì una inchiesta sull’incidente di Piquet Junior. La Renault venne accusata di aver manipolato l’esito del Gran Premio di Singapore. Il pilota brasiliano confessò di essere stato convinto a schiantarsi appositamente da Symonds e Briatore contro il muro. I tecnici del team francese gli avevano persino indicato la curva esatta e anche il giro.

La Renault provò a difendersi dalle accuse del giovane driver brasiliano. Symonds ammise di essere lui la mente dietro all’incidente, ideato per permettere ad Alonso di vincere la corsa. Symonds fu squalificato, inizialmente per cinque anni e Briatore, reo della mancata confessione, bandito a vita da tutti gli eventi FIA. Dopo tante diatribe legali, il 12 aprile 2010 arrivò la sentenza finale: Symonds e Briatore ebbero una squalifica di 2 anni e Piquet vinse la causa di diffamazione contro la Renault. Alonso, di fatto, figura ancora come il vincitore della corsa che spezzò il sogno di Felipe Massa.

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