F1, fuga dalla Ferrari: un altro tecnico trova fortuna altrove

Negli ultimi anni tantissimi tecnici di successo hanno deciso di lasciare la Ferrari per provare a vincere in altre realtà. Un fattore che ha fatto la differenza, in negativo, a Maranello.

La Ferrari un tempo rappresentava la massima aspirazione possibile per un ingegnere. Un punto d’arrivo, non certo di passaggio. I tempi del Drake sono oramai racchiusi nei libri di storia e anche quelli di Montezemolo sono un ricordo sbiadito. La Scuderia è passata dalle mani di Sergio Marchionne a quelle di John Elkann, a causa della prematura scomparsa del manager italocanadese. Da allora la Rossa è scivolata ancora più in basso, affidando un ruolo centrale a Mattia Binotto senza avere chiari segnali di ripresa.

Ferrari (ANSA)
Ferrari (ANSA)

I proclami non sono mancati, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. La Ferrari non vince un mondiale dal lontano 2008. In quel caso Felipe Massa e Kimi Raikkonen conquistarono con merito il titolo costruttori. Il brasiliano sfiorò l’impresa, colta al volto da Ice-man l’anno prima. Il finlandese rimane l’ultimo campione della storia del Cavallino. Sono passati 15 anni e da allora la Ferrari ha fatto sempre peggio. Dal lottare sino all’ultima tappa, nel 2010 e nel 2012, per la corona con Fernando Alonso, è crollata a resistere per metà stagione con Sebastian Vettel, nel 2017 e nel 2018, sino a vincere qualche sporadico Gran Premio con Charles Leclerc nei tempi attuali.

Negli ultimi dieci anni la squadra italiana non è più stata in grado di prolungare un testa a testa sino all’ultima tappa di Abu Dhabi. Il livello generale è crollato, dal vertice della piramide sino all’ultimo dei meccanici, la Scuderia sembra una lontana parente della squadra che riuscì a vincere sei titoli costruttori di fila dal 1999 al 2004. Eppure alcuni uomini sono rimasti, anzi hanno ricoperto posizioni apicali, ma è mancato quel know-how che ad altre latitudini ha fatto la differenza. L’era ibrida della F1 ha dato una forte mazzata alle motivazioni dei piloti e dei vertici della Rossa. I risultati, in alcune annate, sono stati indecorosi. Dall’ultimo successo di Sebastian Vettel sulla incriminata SF90 nel 2019 al trionfo del Bahrain nel 2022 sono passati due anni e mezzo. I fan hanno avuto pazienza, in attesa del nuovo regolamento tecnico, ma nemmeno con il passaggio alle wing car sembra cambiata la sostanza.

La Ferrari ha vinto 4 gare nel 2022, ma ad aprire un nuovo ciclo vincente, dopo 8 anni dominati dalla Mercedes, è stata la Red Bull Racing. Nessuno aveva mai vinto 14 gare in una singola annata e per Max Verstappen vi sono a disposizione ancora 2 Gran Premi. La Rossa, dopo un inizio promettente, è sprofondata e il morale è sceso sotto i tacchi. Un problema di cui si parla sempre troppo poco a Maranello è relativo al passaggio di alcuni tecnici in altre realtà. Grandi talenti sono stati scippati dalla concorrenza, allettati da proposte migliori e la possibilità concreta di lottare per la vittoria. Tra i tanti nomi c’è stato quello di James Allison. Il laureato di Cambridge, dopo l’esperienza in Ferrari, è andato a fare le fortune della Mercedes.

Ferrari, fuga di cervelli

James Allison ha lavorato a Maranello dal 1999, contribuendo ai successi della magica era targata Michael Schumacher. Passò poi alla Renault, col ruolo di vice-direttore tecnico e dal 2009 di direttore tecnico, prima di ritransitare in Ferrari e lasciarla con la nomina di Mattia Binotto a direttore tecnico della Scuderia. Dal 1º marzo 2017 diviene direttore tecnico della Mercedes e conosciamo come è andata a finire. La Ferrari con Binotto non è mai riuscita a competere sino alla fine per un Mondiale, mentre la Mercedes ha dominato per anni. Da qualche stagione, a Brackley, nel ruolo di deputy chief designer, è operativo anche Giacomo Tortora. L’ex Ferrari è stato voluto espressamente da James Allison, allungando la lista dei fuoriusciti dal Cavallino.

L’italiano ha scelto di lasciare Maranello, sposando gli obiettivi dei rivali. Prima di lui professionisti di assoluto spessore come Aldo Costa e il motorista Lorenzo Sassi hanno preferito abbandonare la nave prima che andasse a picco. La responsabilità è di chi non è riuscito a valorizzare dei tecnici che all’estero hanno fatto fortuna. Nemo propheta in patria ed è il caso anche di Marmorini. L’ex motorista della Ferrari, Luca Marmorini, è stato selezionato dalla Yamaha per lo sviluppo del motore della M1 del prossimo anno. Dalla F1 alla MotoGP, passando per l’esperienza con la Toyota. A quanto parte la consulenza dell’ingegnere italiano ha già dato i suoi frutti.

I nostri test dicono che ci saranno progressi – ha annunciato il manager Yamaha Lin Jarvis alla Gazzetta dello Sport – credo che avremo una bella progressione grazie all’aiuto di Luca Marmorini, ma sicuramente anche i rivali non staranno a guardare”. La casa di Iwata ha sofferto tantissimo nel 2022 il confronto con le Ducati Desmosedici. Ancora una volta un ex ingegnere della Ferrari potrebbe fare la differenza altrove ed essere ricordato come un altro enorme rimpianto a Maranello.

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