Nonostante i super risultati ottenuti negli ultimi anni con la Red Bull Racing, Fernando Alonso ha ancora avuto da ridire sulla Honda.
Il carattere di Fernando Alonso è stato, sicuramente, un fattore nella sua carriera, fatta di tanti bassi e meno alti di quelli che avrebbe potuto vivere. A livello di talento puro l’asturiano è sicuramente tra i piloti più forti degli ultimi 20 anni di F1. Facendo una analisi più ampia dei 73 anni di storia della categoria regina del Motorsport, in molti lo inserirebbero nella top 5, di sicuro non fuori dalla top 10 di tutti i tempi. Fernando ha ottenuto meno di quanto avrebbe meritato, principalmente a causa di una serie di scelte sbagliate, prese al momento sbagliato, ed in parte per una buona dose di sfortuna e un carattere sopra le righe.
L’attuale pilota dell’Alpine è l’ultimo di una vecchia generazione di driver non politicamente corretti. Il #14 dice quello che pensa, senza curarsi della forma. Vi sono tre modi di raccontare la verità, quello giusto, quello sbagliato e quello alla Alonso, potremmo dire, parafrasando De Niro. Il nativo di Oviedo non si è mai nascosto dietro ad un PR; si è sempre esposto in prima persona, pagando lo scotto della popolarità. Chi esce fuori dalle righe, spesso, viene amato o odiato, difficile trovare sfumature. Fernando, di sicuro non le conosce. E’ un personaggio che vede o bianco o nero. Il modo con cui si è lasciato con i suoi ex team non è stato mai dolce. Sotto il casco c’è un pilota molto professionale e passionale. Ha vissuto le sue avventure come delle storie d’amore intensissime, facendo provare ai suoi fan emozioni contrastanti.
Ai tempi del debutto in Renault ha rubato la scena, riuscendo a strappare due titoli al Kaiser Schumacher, tra i piloti più forti di sempre, di sicuro quello migliore della sua epoca. Essendo il più giovane vincitore di un titolo mondiale, al termine del 2006 aveva il mondo in mano. Si è trovato sulla sua strada un giovane anglocaraibico che, ai tempi della McLaren Mercedes, lo ha quasi fatto impazzire. Il #14 senza i contrasti interni del fenomenale driver di Stevenage, avrebbe portato a casa la sua terza corona consecutiva. Tra i due litiganti, a godere fu il ferrarista Kimi Raikkonen, ancora oggi l’ultimo campione del mondo del Cavallino. La sua carriera prese una direzione particolare, proprio al termine del 2007. Gli si chiusero le porte della McLaren che puntò con decisione su Lewis, mentre in Ferrari Felipe Massa e Ice-Man erano, assolutamente, intoccabili.
Dopo anni di crescita, Nando fu costretto al primo passo indietro della sua carriera professionale. Dopo due stagioni, avare di soddisfazione in Renault, prese il primo volo per Maranello allo scopo di riportare in Italia il titolo mondiale. Lo sfiorò nel 2010 e nel 2012, dando tutto. L’avversario era veramente difficile da battere e la fortuna baciò la fronte di Sebastian Vettel. Alonso avrebbe meritato almeno un titolo sulla Rossa, ma stanco di arrivare secondo, decise di lasciare la squadra per abbracciare il progetto della Honda. La casa giapponese spinse per ricomporre la partnership storica con la McLaren. Quest’ultima, dopo i successi con la Mercedes, era crollata e aveva bisogno di una svolta, proprio come Fernando.
Dopo tanti proclami altisonanti, Fernando trascorse quattro anni pessimi nel team di Woking. Si rovinò la carriera, in una fase dove avrebbe ancora potuto dire la sua ai massimi livelli. L’inaffidabilità delle Power Unit Honda lo portarono al limite della sopportazione. La McLaren aveva puntato ad una squadra stellare, affiancando allo spagnolo un altro campione del mondo. Jenson Button e Fernando Alonso andarono incontro a tantissimi ritiri. Tutto ciò determinò molta frustrazione da parte del #14. Su quel tipo di tecnologia, la casa di Tokyo accusava un anno di ritardo rispetto a tutti gli altri competitor. Nel 2015 il bicampione del mondo racimolò appena 11 punti.
Honda, Alonso vuota il sacco
A sugellare il progetto fallimentare arrivò il noto team radio “GP2 Engine” di Fernando in Giappone. Fu la goccia che fece traboccare il vaso. La figura barbina a livello mondiale provocò una spaccatura interna notevole. A distanza di anni, Alonso non è pentito dell’accaduto e ha una spiegazione che nasconde un’altra bordata, tesa anche a giustificare i suoi risultati deludenti. Date una occhiata a: Ferrari, dimissioni Binotto? La reazione di Arrivabene è da non perdere.
“Sul nostro motore Honda ho ricevuto molte critiche all’epoca. Le persone che confrontano il motore di oggi con quello di cui ci siamo tanto lamentati allora non hanno idea di cosa stiano parlando. Dopotutto, il motore è stato sviluppato parecchio dalla Honda. Anche questo è normale – ha annunciato Alonso a De Telegraaf – li abbiamo aiutati a rendere la Power Unit migliore e anche molto più affidabile. Ci è voluto tempo. Sono felice che ora abbiano successo e possano aiutare Max e Red Bull. Sfortunatamente per noi, all’epoca eravamo puramente nella fase di sviluppo”.